Accumulo di risorsa idrica e utilizzo per uso agricolo, potabile o per la produzione di energia idroelettrica. Questa è la funzione primaria dagli invasi artificiali, oggetto del seminario, organizzato dall’Inea, che si è svolto ieri a Roma presso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
“L’agricoltura irrigua – ha spiegato Silvia Vanino, ricercatrice dell’Inea – contribuisce per più del 50% alla produzione totale agricola e per più del 60% al valore totale del prodotti agricoli”. L’acqua destinata all’agricoltura è poco meno di due terzi delle risorse idriche nazionali disponibili, circa il 60% su una superficie che è solo il 21% della superficie totale agricola. “Un uso così intensivo d’acqua per fini agricoli – ha continuato Silvia Vanino – può indebolire le risorse, causandone anche la perdita. E’ proprio questo il ruolo ricoperto dagli invasi: accumulo nei periodi di abbondanza e rilascio in caso di necessità”.
Gli invasi rivestono, inoltre, una funzione strategica nella mitigazione dei cambiamenti climatici, svolgendo un’importante ruolo di stoccaggio di carbonio organico, con un tasso di accumulo di gran lunga superiore a quello esistente in ambienti naturali o negli oceani, così come spiegato da John A. Downing dell’Iowa State University.
L’intento del seminario è stato, dunque, quello di fornire strumenti adeguati da un lato alla pianificazione degli interventi orientati alla diminuzione dei fenomeni di erosione e di sedimentazione, dall’altro alla gestione oculata e alla conservazione della risorsa idrica.
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