Agricoltura, sostenibilità e utilizzo dei prodotti fitosanitari. Sono stati questi gli argomenti al centro della convegno organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza dal titolo 'Sostenibilità in agricoltura e la direttiva comunitaria 2009/128/CE sull'utilizzo sostenibile degli agrofarmaci' che si è tenuto nei giorni scorsi a Piacenza.

La prima parte dell'incontro si è incentrata su  che si è svolta nella mattinata si concentra sulle 'Produzioni agricole sostenibili: nuove opportunità per il settore agro-alimentare' con l’intervento di A. Ballari Denti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, di L. Ruini di  Barilla spa e di M. Mandelli per Lavazza spa.

Il primo tema affrontato è stato Territorio, energia, ambiente: gli impegni europei per la sostenibilità presentato da A. Ballari Denti.
E' stato descritto il contesto planetario dal quale è emersa la necessità di uno sviluppo sostenibile. Considerando il triangolo teorico della sostenibilità, Barillari si è concentrato sul tema ambiente, in particolare sulla questione ambientale legata al cambiamento climatico e all'energia, alle emissioni atmosferiche e alla qualità dell'aria e all'uso dei suoli.
Facendo riferimento al cambiamento climatico e all’energia, è emerso come le riserve stimate di fossil fuels (combustibili fossili) saranno disponibili ancora per 40-50 anni e stanno quindi crescendo l’importanza e il peso dell’uso di fonti energetiche alternative.
Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera a causa dell’attività antropica e la qualità dell’aria, è emerso come rispetto al passato i flussi di carbonio si sono sbilanciati, con un aumento della concentrazione di CO2 per due motivi: l’utilizzo intensivo dei fossil fuels e la deforestazione intensiva. Dall’intervento si è inoltre evidenziato che per quanto riguarda gli altri gas serra, l’agricoltura è la principale responsabile dell’emissione di CH4 (che rispetto alla CO2 ha un maggiore potere sull’effetto serra) derivante da allevamenti zootecnici e risaie.
Relativamente all’uso dei suoli ha destato molto clamore il dato relativo alla Lombardia: ad ogni ora di ogni giorno 1 ettaro di suolo viene sottratto all’agricoltura per l’urbanizzazione. L’uomo già da tempo sta cercando di porre rimedio a tale situazione. Dopo il parziale insuccesso del Protocollo di Kyoto, il Parlamento europeo, il 7 Dicembre 2008, ha approvato il pacchetto clima-energia conosciuto come '20-20-20' che prevede entro il 2020: la riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 20% rispetto al 1990, l’incremento del consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili del 20%, l’incremento del 20% del efficienza dell’energia e il raggiungimento di una quota pari al 10% di biocombustibili nei trasporti.

L’intervento di Ruini di Barilla è stato relativo all’analisi Lca applicata al sistema colturale del grano duro nell’area mediterranea. Cos’è Lca? Life cycle assessment, ovvero Analisi del ciclo di vita, questo acronimo indica una metodologia d’analisi che valuta un insieme di interazioni che un prodotto o un servizio ha con l’ambiente, considerando il suo intero ciclo di vita che include i punti di preproduzione (quindi estrazioni di produzione nei materiali), produzione, distribuzione, uso (quindi il riutilizzo e manutenzione), riciclo e dismissione finale.
Lca è riconosciuta a livello internazionale da alcune norme ISO. Grazie all’analisi dell’Lca relativa alla produzione di pasta, Barilla ha costruito un grafico, il cosiddetto 'Carbon footprint', ovvero 'Impronta della CO2', una misura dell’impatto che le attività umane hanno sull’ambiente in termine di incremento di gas serra prodotti, misurati in unità di diossido di carbonio.
A fronte di misure di laboratorio, l’emissione degli equivalenti di CO2 per la produzione di 500 grammi di pasta, dall’inizio del ciclo di vita, è possibile dimostrare come la coltivazione del frumento duro sia uno dei passaggi responsabili della produzione di CO2. Un dato che però viene controbilanciato dal sequestro della CO2 da parte della coltura, dando quindi un bilancio positivo.
Le fasi successive - molitura, produzione della pasta, packaging e trasporto - danno uno scarso contributo alla liberazione di CO2.

Industrie alimentari e sostenibilità

Mandelli di Lavazza ha esposto i parametri di sostenibilità per le industrie alimentari. Lavazza è passata dalla semplice distribuzione del prodotto alla presentazione di un prodotto sempre più sano, più sicuro e più attraente, e ha lanciato sul mercato un prodotto etico che rispetta i valori della sostenibilità. Un certificato utilizzato da Lavazza (e da altre azienda alimentari) è il cosiddetto Epd: la Dichiarazione ambientale di prodotto, un documento che permette di comunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla presentazione ambientale di prodotti e servizi.

In conclusione, la sostenibilità nel settore alimentare rappresenta un elemento cardine sul quale si deve basare lo sviluppo moderno. Tutti i parametri che la caratterizzano vanno concretizzati oggettivamente e comunicati correttamente al consumatore.

Relatori: Onesti Giovanni, Vagnini Diego, Serra Paolo, Manstretta Sergio, Vallino Federico, Grillo Gianluca, Alberto Magnani, Mattia Franzina, Antonio Ratclif.

Sostenibilità a tutto campo

La sessione pomeridiana si è aperta con un’introduzione di Petricca del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, relativa alle normative vigenti nel campo della sostenibilità in agricoltura: scopo della Direttiva comunitaria 2009/128/CE sull'utilizzo sostenibile degli agrofarmaci  è quello di tutelare la salute umana e l’ambiente, minimizzando i pericoli legati all’uso dei prodotti fitosanitari e migliorare i controlli sul loro impiego.

L'intervento del professor Ettore Capri, Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha riguardato le criticità operative e conoscitive dei piano d’azione nazionali. In questo contesto è stato presentato ufficialmente Opera, l’Osservatorio europeo sull’implementazione dell’uso sostenibile. che intende fornire un supporto scientifico a tutti i diversi soggetti coinvolti nel processo di gestione del rischio connesso all’uso dei prodotti fitosanitari.
Sono stati individuati requisiti fondamentali: l’utilizzo di una tecnologia adeguata e l’informazione corretta degli utilizzatori.
Successivamente sono stati presentati gli spin-off universitari Horta e Aeiforia.
Horta ha l’obiettivo di creare sistemi di assistenza tecnica, in particolare per l’agricoltura integrata, per aumentare gli standard produttivi ed economici. L’aiuto tecnico all’agricoltore deriva dall’uso di Dss (Decison support system) che, simulando le condizioni di campo, forniscono indicazioni relative alle pratiche colturali da adottare. Un esempio è granoduro.net, la prima applicazione web interattiva che sarà disponibile per gli agricoltori dal prossimo anno.
Aeiforia fornisce servizi alle imprese agrarie e alimentari, alle industrie e alle imprese che producono, vendono, commercializzano e utilizzano sostanze chimiche e mezzi tecnologici nel settore agrario, alimentare, domestico e industriale. Il relatore ha presentato alcuni dei possibili sistemi di prevenzione da inquinamenti puntiformi derivanti da aziende agricole, principalmente dovuti all’errato smaltimento della miscela residua al termine del trattamento e alle acque di lavaggio. I due principi che attualmente risultano essere più facilmente applicabili alle realtà aziendali sono il Biomass-bed ed Heliosec.

L’intervento successivo è stato quello del professor Balsari dell’Università di Torino, che ha presentato una relazione su normativa e avanzamento dei lavori per l’adeguamento delle macchine, da completare entro il 2016. In particolare è stata evidenziata la criticità del costo della messa a norma delle attrezzature, che grava sull’agricoltore. I dati che più sconcertano ed evidenziano la distanza tra la normativa e la situazione attuale sono quelli relativi al numero di macchine attualmente certificate e al numero di strutture adeguate per la revisione:  solo l’1,5% delle attrezzature agricole è soggetto a revisione periodica e meno del 10% dei nuovi modelli immessi sul mercato presenta la certificazione Enama.

Distribuzione degli agrofarmaci
Fonte foto: CappiT

I centri di certificazione risultano essere 158 su tutto il territorio nazionale, ma non tutti sono operativi, e ciascuno di essi effettua in media 42 controlli annui. Per attuare l’obiettivo indicato dalla normativa invece si stima che sarebbero necessari 170 centri funzionanti, con una media di 720 certificazioni all’anno per ogni centro.

Sozzi di Syngenta ha ribadito che la sfida futura per l’agricoltura sarà quella di produrre di più con meno risorse disponibili, nel rispetto dei principi della sostenibilità in campo economico, sociale e ambientale. L’industria si muove nella direzione di fornire agli agricoltori mezzi tecnici volti all’ottenimento degli obiettivi di sostenibilità, da integrare al mezzo chimico.

L’ultima presentazione è stata quella di Jondini Assometab, che ha preso in considerazione le problematiche operative delle aziende produttrici di agrofarmaci biologici. Il relatore ha messo in luce la differenza tra agricoltura biologica e mezzo di lotta biologica, che può essere impiegato in qualsiasi piano di difesa. E' stata sottolineata la difficoltà relativa alla registrazione di prodotti biologici per la difesa delle colture e la necessità di finanziamenti mirati sia per le aziende produttrici sia per gli agricoltori che utilizzano questo tipo di prodotti.

I vari interventi hanno indicato quali siano le possibili vie da percorrere nei diversi ambiti per giungere al comune obiettivo di un’agricoltura sostenibile, puntando in primo luogo sulla formazione di tutti i soggetti coinvolti nel settore agricolo e sulla ricerca scientifica, avendo a disposizione investimenti adeguati.

Con il contributo di: Matteo Ruggeri, Cristina Ganimede, Valentina Manstretta, Alessandra Garavani, MariaVirginia Conte, Rita de Cassia Sousa Luz, Enrica Pili, Stefano Lorenzin, Stefano Santelli, Cristiano Buratto, Giulio Ravasi.

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