Stabile rispetto alla precedente edizione il numero dei visitatori (152 mila), ha segnato invece, un più 4,4 la percentuale di operatori stranieri: 47 mila provenienti da 110 Paesi. Un segnale importante per Vinitaly, per l'evento veronese che tra gli obiettivi di quest'anno si era posto quello di segnare, con gli operatori del settore, un passo positivo per emergere dalla crisi contingente.

“La mia soddisfazione più grande” afferma Ettore Riello, presidente di Veronafiere “è aver visto ritornare la fiducia sul volto degli espositori, che hanno potuto constatare il lavoro svolto dalla squadra di Vinitaly per incrementare la presenza di operatori”.
Il successo dell'evento è stato sottolineato dalla visita d'eccellenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accompagnato dal ministro delle Politiche agricole e presidente della regione Veneto, Luca Zaia. “Sono venuto per complimentarmi con voi” ha affermato Napolitano “voi create ricchezza e cultura perché il vino è anche cultura”. (In foto: Giorgio Napolitano firma una bottiglia, Foto Vettoretto. Fonte: Regione Veneto)

Cultura, innovazioni, dibattiti e convegni al Salone internazionale del vino e dei distillati non sono mancati. Si è passati dalle proposte più divertenti come la bottle sharing una tendenza, verrebbe da dire, in controtendenza in una società in cui non si condivide più nulla, grazie alla quale sarà possibile compartire una bottiglia di vino di pregio tra commensali che non si conoscono tra loro. Chiave di volta per l'applicabilità dell'idea è l'abilità del ristoratore nel capire e accomunare i gusti dei diversi clienti.
Ad aggregare, questa volta le imprese, ha pensato anche il Consorzio Italia del Vino nato nel 2009 da 11 aziende italiane che ha presentato il progetto 'Quality Code'. Si tratta, come facilmente intuibile, di un codice volontario basato su un protocollo di analisi e di controllo delle produzioni riferito ad indicatori finora mai utilizzati nella prassi comune tra cui anche etica produttiva e sostenibilità ambientale e finalizzato a fornire al consumatore una ulteriore garanzia in termini di sicurezza e tracciabilità delle produzioni.
Il progetto ha un tempismo perfetto, soprattutto alla luce dell'annuncio fatto dal ministro Zaia circa il sequestro di 10 milioni di litri di vino da tavola destinato all'export, marchiati Chianti Docg. “Non si trattava di vino pericoloso per la salute” ha precisato il ministro, “ma di un prodotto schifoso venduto come Chianti Docg”.

La vicenda, in verità risale alla fine del 2009 e come sottolinea il presidente della Cia, Giuseppe Politi, “è molto strano che una notizia del genere sia stata data proprio al Vinitaly, visto che la vicenda risale alla fine dello scorso anno, come confermato dallo stesso Consorzio del Chianti Classico”. A detta dell'associazione, il fatto suona come campanello d'allarme e sottolinea l'urgenza, dopo la firma del decreto legislativo sui vini Doc ed Igt, dei decreti attuativi “al fine di evitare di dare false speranze agli addetti nel settore e di assicurare una maggiore tutela alle produzioni made in Italy”.

Si apre, nel convegno Fedagri-Confcooperative sulla vendita diretta, un dialogo tra i diversi segmenti del mercato. “Bisogna arrivare ad un discorso di collaborazione” ha affermato il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, intervenuto al convegno “costruendo qualcosa, invece di dar vita ad un eterno conflitto tra le parti”. Tassinari inoltre sottolinea il ruolo della Gdo, peraltro confermato da uno studio promosso da Vinitaly e realizzato su 351 intervistati appassionati di vino e su 215 addetti ai lavori, di primo canale di acquisto del vino a livello nazionale. Ne è consapevole il presidente di Fedagri, Maurizio Gardini, che puntualizza come “il progetto di messa in rete dei punti vendita diretti delle cooperative, non nasce contro la Gdo ma semplicemente si pone come obiettivo quello di valorizzare e accrescere le percentuali di vendita di questo canale”.

Puntano il dito sulla nuova Ocm vino le associazioni, “negli ultimi vent'anni abbiamo perso tanti ettari quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme” ha detto il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, “e la tendenza, determinata dalle estirpazioni previste dall'ocm vino e dalla scarsa remunerazione del comparto produttivo, è al ribasso”. Vecchioni proseguendo ha poi accennato alla necessità di un progetto economico per il vino italiano che ne aumenti la competitività. “Il comparto vinicolo comincia ad intravedere spazi di ripresa, il vero problema è costituito dalla diminuzione degli introiti a fronte di un aumento dei volumi” ha sottolineato Valerio Cappio, responsabile di Agci Agrital per il comparto vitivinicolo “sarà necessario valutare gli impatti della Ocm riformata, sia per quanto riguarda la consistenza del vigneto Italia sia per quanto attiene alle misure di promozione del vino e di investimenti nel settore, che hanno fatto rispettivamente rilevare disparità applicative ed incongruenze sulle fonti di finanziamento” ha concluso Cappio.

Proposta da L'Informatore Agrario e da Sata studio agronomico, l'impronta carbonica, ovvero l'impatto dei gas serra (ghg) legato alle attività produttive. L'attenzione del consumatore ai parametri ambientali, diventa così una nuova leva di marketing per il vino. A partire dai metodi di misurazione della Francia, sono state presentate le strategie di sostenibilità armonizzate per la creazione del protocollo denominato internatonal wine carbon calculator (iwcc), volte a realizzare un calcolatore internazionale di ghg. In anteprima è quindi stato presentato ita.ca® (italian wine carbon calculator), il primo e unico calcolatore di emissioni di ghg adattato alla realtà produttiva italiana.

Non poteva, infine, mancare la grande protagonista del nostro secolo: la 'rete'. Si tratta, secondo quanto emerso dal convegno 'Vino, Web e Social Network: opportunità e responsabilità' di una occasione per le aziende di emergere in un mondo fatto di migliaia di etichette. I social network, i blog, Twitter, Facebook, ma anche Youtube sarebbero quindi il nuovo strumento di comunicazione a patto però, di fare attenzione alla tracciabilità delle informazioni messe in rete.

Da non sottovalutare il rovescio della medaglia. Se è vero infatti, che si tratta di uno strumento di marketing semplice, mirato e a prezzi accessibili, la rete consegna al consumatore un potere mai avuto prima. Molto si basa sul passaparola, per cui decretare la 'vita o la morte' di un marchio, anche attraverso la diffusione di false informazioni, diventa estremamente semplice.

L'antidoto? Un codice etico condiviso e l’autocontrollo, ovvero la capacità, già dimostrata dalla rete, di scoprire e isolare chi non si dimostra credibile.