Paolo Bruni, presidente di Apo-Conerpo e vicepresidente di Conserve Italia, è stato eletto oggi presidente della Cogeca, l'organizzazione nata nel 1959, dopo la firma dei Trattati di Roma, che raggruppa 40 mila cooperative agroalimentari dei 27 Paesi dell'Unione europea.
In questa intervista il neopresidente traccia un primo, sommario programma di lavoro per i prossimi tre anni evidenziando alcune priorità e presenta la sua squadra.

Come affronta il nuovo incarico?
Mi accingo a presiedere la Cogeca con l'entusiasmo che mi deriva anche dall'esperienza fatta per sei anni in Fedagri e lo affronto con la consapevolezza delle novità per l'Unione europea che riguardano il Trattato di Lisbona, il nuovo commissario all'Agricoltura e il futuro assetto della Pac.

Perché?
L'entrata in vigore del Trattato di Lisbona da alla Cogeca una nuova e importante spinta per conquistare un diverso ruolo nel Parlamento europeo. Il fatto che il nuovo commissario all'agricoltura Dacian Ciolos, che è rumeno, provenga da un Paese a forte vocazione agricola, potrebbe consentirci di avere posizioni comuni. Infine nei prossimi tre anni si scriveranno le regole per il futuro della Pac, dopo il 2013. A quest'ultimo proposito sottolineo che trovo sbagliato far seguire le proposte alla definizione dell'ammontare del budget per l'agricoltura. La Cogeca cercherà di invertire i termini della questione elencando innanzitutto cio' che i 500 milioni di cittadini europei si aspettano dalla loro agricoltura.

Altri obiettivi?
Continueremo a collaborare con il Gruppo di Alto Livello sulla competitività dell'industria agroalimentare insediato dalla Commissione europea e impegnato a studiare e a trovare soluzioni sul tema della equità della catena del valore perché troppe disparità continuano a penalizzare la parte agricola. Va trovata una soluzione perché senza un'agricoltura europea i cittadini dell'Unione sarebbero meno tutelati.

Chi sono le persone che la affiancheranno nei prossimi tre anni alla guida della Cogeca?
Come primo vicepresidente ho indicato Peter Vrisk, uno sloveno perché vorrei mettere in primo piano il ruolo dei paesi dell'ex Europa dell'Est per favorire una vera e reale integrazione. Come secondo e quarto vicepresidente il francese Christian Pees lo spagnolo Eduardo Baamonde. Con loro saremo impegnati, in particolare, per costruire un asse per affrontare l'apertura nel 2010 del mercato di libero scambio del Mediterraneo. Come terzo vicepresidente, infine, la scelta è caduta sull'irlandese Patrick McLoughlin perché ho consapevolezza dell'importanza del settore lattiero-caseario nell'Unione europea e dei problemi che dovremo affrontare nel prossimo triennio, pena la scomparsa del settore.

Altre novità?
Lo svedese Thomas Magnusson gestirà il Business Forum. Uno strumento che utilizzeremo per far diventare il Cogeca una vera piattaforma economica per creare sinergie economiche e progettuali tra le cooperative europee.

A che scopo?
Nel percorso delle aggregazioni il Nord Europa ha compiuto passi più grandi dei nostri e quindi lo scambio e il confronto nell'ambito del Business Forum serve a far crescere meglio e potenziare le cooperative dove ce n'è bisogno, come in Italia.

Cosa rappresenta, in termini produttivi, un numero cosi' grande di aziende cooperative?
Le quarantamila cooperative europee hanno un fatturato aggregato di 360 miliardi di euro e trasformano il 60 per cento della produzione lorda vendibile agricola. Una media importante, superiore non di poco a quella italiana che si attesta sul 40 per cento.

Perché, secondo lei, si registra questo scarto?
Perché generalmente negli altri paesi dell'Unione europea l'agricoltura è più concentrata ed organizzata che nel nostro paese. Inoltre, ai fini delle norme antitrust, occorre iniziare a considerare come mercato di riferimento quello europeo e non più quello nazionale.

di Letizia Martirano