Poteva essere l'anno del riscatto il 2007 per l'agricoltura italiana, ma i risultati finali, sia in termini di produzione, sia di valore aggiunto, hanno in parte deluso le attese, anche se non mancano gli aspetti positivi come il ritorno alla crescita della produttività del lavoro, dopo le flessioni registrate nel biennio 2005-2006.
E' quanto emerge dallo studio Ismea 'La competitività dell'agroalimentare italiano - Check up 2008', disponibile nella sua versione integrale sul sito internet www.ismea.it.
I dati elaborati dall'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare rivelano per il settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca) una stabilità del valore aggiunto, in termini reali, comunque apprezzabile dopo le variazioni negative registrate nel biennio precedente, ma un incremento di appena lo 0,1% a prezzi correnti.
Ben più deludente la performance dell'industria alimentare che ha conseguito, nel 2007, un risultato negativo in termini di valore aggiunto reale (-1,7% rispetto al 2006), a fronte di una crescita rilevata per il resto dell'industria e per il prodotto interno lordo nel complesso.
L'anno scorso la produzione di beni e servizi dell'agricoltura, a prezzi costanti, si è ridotta complessivamente dello 0,6%. Il risultato, spiega l'Ismea nel Check up 2008, è stato determinato dalla variazione negativa registrata nel comparto delle coltivazioni, compensata in buona parte dall'incremento degli allevamenti. A valori correnti la produzione agricola è invece aumentata, nel 2007, del 2,5%, grazie alla dinamica espansiva dei prezzi di base, particolarmente marcata nella seconda parte dell'anno.
E' tornata a crescere anche la produttività del lavoro in agricoltura, migliorata del 2,9% rispetto all'anno precedente. Un risultato in controtendenza rispetto all'andamento rilevato per l'industria alimentare che ha chiuso il 2007 con una flessione della produttività del 3,6%.
Va comunque sottolineato che il distacco, in termini assoluti, tra la produttività agricola e quella dell'intera economia e dell'industria nazionale resta molto elevato. La crescita rilevata nel 2007 in agricoltura non è inoltre dipesa da un aumento del valore aggiunto, che è rimasto sostanzialmente invariato, ma è interamente riconducibile a una flessione delle unità di lavoro impiegate. L'analisi di medio termine evidenzia poi che alla graduale fuoriuscita di forza lavoro dall'agricoltura, che ha accomunato la maggior parte dei paesi Ue, ha corrisposto in Italia una tenuta del valore aggiunto reale, che può essere interpretata come uno dei segnali dello sforzo di ristrutturazione del settore, alle prese con la liberalizzazione del mercato.
Nella graduatoria dei partner comunitari l'Italia risulta in settima posizione per produttività del lavoro in agricoltura, come nel 2006. La precedono nell'ordine Danimarca (al primo posto), Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Svezia e Belgio, mentre alle spalle dell'Italia figurano, tra i primi follower, Spagna, Finlandia, Austria e Germania.
E' opportuno sottolineare che all'aumento registrato in Italia si è contrapposto un calo della produttività agricola in importanti nazioni, come Francia e Regno Unito. La Germania, al contrario, con un incremento del 4,7%, ha recuperato sostanzialmente la forte riduzione registrata nel 2006 (continua a leggere...).