L’abolizione del ritiro obbligatorio a partire dal 2009 rientra fra le proposte contenute nella verifica dello stato di salute della PAC adottata dalla Commissione il 20 maggio 2008 ed è attualmente in discussione nell’ambito del Consiglio, del Parlamento europeo e delle altre istituzioni europee. Nel quadro della proposta, gli agricoltori non saranno obbligati a ritirare le proprie terre dalla produzione al fine di poter beneficiare degli importi fissati dai diritti di ritiro e questi ultimi verranno trasformati in normali diritti di aiuto.
La proposta costituisce la logica conseguenza della decisione del Consiglio di fissare a zero la percentuale di ritiro obbligatorio nel 2008. Contesto Il ritiro delle colture è stato introdotto per limitare la produzione di cereali nell’Ue ed è stato applicato su base volontaria dal 1988/1989. Dopo la riforma del 1992 è divenuto obbligatorio: per avere diritto agli aiuti diretti, i produttori operanti nell’ambito del regime generale erano tenuti a mettere a riposo una determinata percentuale della superficie dichiarata. Con la riforma del 2003 essi hanno ricevuto diritti di ritiro che danno diritto ad un aiuto se associati alla messa a riposo di superfici ammissibili. Il tasso di ritiro obbligatorio era inizialmente stabilito ogni anno ma, per semplificarne l’applicazione, nel 1999/2000 è stato fissato in via definitiva al 10%.
Sono esentati dall’obbligo di ritiro dalla produzione gli agricoltori dei nuovi Stati membri che hanno optato per il regime di pagamento unico per superficie (Rpus), ossia Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Repubblica slovacca. Per le semine dell’autunno 2007 e della primavera 2008, la percentuale di ritiro è già stata fissata allo 0%.