Dopo alcuni mesi contraddistinti da prezzi di mercato in flessione, arriva per i suini una svolta.

Luglio si è chiuso, infatti, con un aumento delle quotazioni dei suini da macello.

Ne traggono beneficio i conti degli allevatori, che possono anche contare sul contemporaneo calo dei costi per l'alimentazione del bestiame.

 

L'indice di redditività degli allevamenti può così riprendere quota con un aumento dell'1,2% su base congiunturale e del 7,8% su base tendenziale.

È quanto emerge dalle analisi mensili del Crefis, il Centro per le Ricerche Economiche sulle Filiere Sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

 

Il ciclo chiuso

In luglio, si legge nella nota del Crefis, il prezzo dei suini da macello pesanti destinati a prodotto Dop è cresciuto dell'1,6% rispetto a giugno, raggiungendo un valore di 1,928 euro/chilogrammo, pur facendo registrare una variazione tendenziale negativa (-13%).
Anche la sola fase di ingrasso mostra una redditività in ripresa mese su mese dello 0,1%, spinta dall'aumento delle quotazioni dei suini da macello pesanti.

Rimane sfavorevole, anche in questo caso, il confronto con i dati dello scorso anno: -6;8%.

 

Il ciclo aperto

Sempre a luglio, prosegue invece la flessione della redditività della fase di scrofaia che fa registrare un indice Crefis a -3% rispetto al mese precedente; resta positiva, invece, la variazione rispetto a luglio 2023 (+20,5%).

Il calo congiunturale è da imputarsi alla diminuzione del prezzo dei capi da allevamento da 7 chilogrammi che, sempre nel periodo preso in esame, hanno quotato 76,167 euro/capo: -3,3% la variazione su base mensile e +8,1% su base annua.

 

Per ciò che concerne la fase di svezzamento, a luglio l'indice di redditività Crefis risulta negativo sia a livello congiunturale (-6,2%) che tendenziale (-14%).

A pesare sono stati i prezzi dei capi da 40 chilogrammi che, nel mese di luglio, hanno quotato 3,564 euro/chilogrammo, in calo del-6,2% rispetto al mese precedente del -6,5% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.

 

I macelli

Redditività in calo congiunturale per il comparto della macellazione che a luglio perde il 3,1%, trascinata al ribasso dall'aumento dei costi dei capi da macello pesanti e dalla discesa delle quotazioni di alcuni tagli di carne; la variazione tendenziale resta comunque positiva (+10,3%).
Sul fronte del mercato, a scendere a luglio sono i prezzi dei lombi freschi: -3,4% rispetto a giugno per il Taglio Padova, che si è fermato a 4,200 euro/chilogrammo, e -7,5% per Taglio Bologna che ha raggiunto i 4,000 euro/chilogrammi.

Negative anche le variazioni tendenziali sia per il lombo Taglio Padova (-8,7%) che per quello Bologna (-9,8%).

 

Diversa la situazione delle cosce fresche. A luglio, la quotazione della tipologia pesante destinata a produzioni tipiche è infatti salita dello 0,3% rispetto a giugno, raggiungendo i 5,815 euro/chilogrammo; la variazione tendenziale resta negativa del 4,6%.

Medesima situazione per le cosce fresche pesanti destinate a prodotto generico con il prezzo in aumento del 2,2% rispetto a giugno, per un valore di 4,588 euro/chilogrammo, ma con un raffronto tendenziale sfavorevole del 10,4%.

 

La stagionatura

Fermo a luglio il mercato dei prosciutti stagionati sia per i Dop che per i generici.

Il Prosciutto di Parma a 12 mesi vede confermato il prezzo a 10,400 euro/chilogrammo, con una variazione tendenziale in calo del 2,8%.

Anche il prezzo del prodotto generico è stabile a 8,600 euro/chilogrammo, ma il raffronto anno su anno è invece positivo (+1,2%).

 

L'attuale situazione del mercato e i costi elevati per l'approvvigionamento delle cosce fresche a inizio stagionatura hanno influenzato la redditività del prosciutto Dop stagionato 12 mesi che a luglio risulta in calo dell'1,4% mese su mese.

Mentre per il prodotto generico, l'indice Crefis di redditività a livello congiunturale è in aumento dell'1,2%, sorretto, al contrario, dal calo dei costi a inizio stagionatura; anche la variazione tendenziale risulta positiva e pari a +1,2%.

Dopo un lungo periodo di maggior redditività del prosciutto tutelato rispetto al prodotto generico, nel mese di luglio si assiste all'annullamento del gap di redditività tra le due produzioni, segnale particolarmente preoccupante per tutta la filiera.