Sulle opportunità che questi risultati possono offrire anche verso i mercati esteri, Germania in primis, Bayer CropScience ha organizzato, nell'ambito di FruitLogistica 2007 (Berlino, venerdì 9 febbraio 2007), l'incontro "Qualità e sicurezza dell'ortofrutta italiana, carte da giocare anche nell'export?".
Roberto Della Casa dell' Università di Bologna avendo anche il ruolo di moderatore ha presentato il "Mercato tedesco e ortofrutta italiana: nuove opportunità e vecchie minacce". Dalla relazione è emerso tra l'altro che quello tedesco è un mercato maturo, nel quale i primi cinque Paesi fornitori rappresentano circa il 70% dell'intero mercato; tra questi l'Italia occupa, con circa un milione di tonnellate di frutta l'anno, il secondo posto dopo la Spagna.
La Germania si conferma il primo mercato dell'export ortofrutticolo italiano: circa il 45% dell'intero export nazionale, di cui ben l'88% della frutta è rappresentato da soli cinque prodotti (mele, pesche/nettarine, uva da tavola, kiwi e pere).
Vista l'importanza di questo mercato è necessario conoscere bene le abitudini del consumatore tedesco.
Si tratta di un acquirente che guarda al prezzo, ma per il quale anche la provenienza, specialmente per l'ortofrutta, è importante: infatti ben il 45% della popolazione sceglie l'ortofrutta in base a questo parametro.
L'analisi della composizione familiare tedesca denota un consumatore evoluto e aperto all'innovazione.
La preferenza negli acquisti di ortofrutta va verso il prodotto fresco di origine domestica, mentre la cucina preferita dal consumatore tedesco è quella italiana. La nota dolente è che mancano attualmente indagini approfondite sulla percezione del prodotto ortofrutticolo italiano da parte del consumatore tedesco che permettano di comprendere se ci sia e quale sia il vissuto dei nostri prodotti.
Della Casa ha, quindi, esaminato vecchi e nuovi punti di forza e di debolezza della situazione Italia-Germania. I punti di forza consolidati si individuano nella vicinanza tra i due paesi, nelle buone relazioni commerciali (accompagnate da una bassa rischiosità negli incassi) e nella professionalità riconosciuta ai produttori italiani nella coltivazione a basso impatto ambientale. Nuove opportunità sono date dalla elevata segmentazione di un mercato di grandi dimensioni. I punti di debolezza vanno individuati nell'elevata frammentazione commerciale del sistema italiano, nello scarso orientamento al cliente, nella ridotta efficienza logistica nelle nuove logiche del prezzo e nell'insufficiente percezione della qualità intrinseca e della sicurezza delle nostre produzioni.
Non potendo controbattere la crescente concorrenza dei mercati emergenti sui costi, per il sistema ortofrutticolo italiano diventa sempre più importante individuare le potenziali opportunità legate alla valorizzazione delle proprie capacità produttive a basso impatto ambientale e alla massima valorizzazione del "Made in Italy".
Imperativo, quindi, l'orientamento al mercato: è finita l'era in cui si cercava di vendere ciò che si era prodotto; oggi è necessario produrre ciò che si vende venendo incontro alle richieste del consumatore.
Alla tavola rotonda dal titolo "Il ruolo dell'integrazione di filiera nel processo di armonizzazione" hanno preso parte:
- Luigi Peviani - Presidente di ANEIOA – "Associazione Nazionale
Esportatori Importatori Ortofrutticoli ed Agrumari";
- Luciano Trentini - Direttore del CSO – "Centro Servizi Ortofrutticoli"
- Friedrich Gruber - Capo globale del Marketing & Business Excellence - Bayer CropScience
- Carlo Risi - Responsabile italiano dei rapporti con la Filiera - Bayer CropScience
Si sono evidenziate le azioni già intraprese e quanto ancora si deve fare per minimizzare le barriere fitosanitarie e ribadire l'importanza del posizionamento competitivo del prodotto italiano all'estero.
Luigi Peviani ha sottolineato l'importanza di una maggiore comunicazione e promozione delle caratteristiche distintive dei cinque prodotti ortofrutticoli maggiormente esportati in Germania. Questa comunicazione deve avvenire contestualmente all'innalzamento dell'informazione e della responsabilizzazione dei produttori e del ruolo delle istituzioni nazionali nei controlli nei luoghi di spedizione e nella tutela delle produzioni italiane all'estero. Inoltre, ha auspicato l'accelerazione del processo di armonizzazione fitosanitaria e la sua applicazione unanime per consentire una possibile pianificazione dei processi produttivi.
Luciano Trentini ha illustrato i traguardi raggiunti dal CSO negli accordi bilaterali Italia-Germania per minimizzare le barriere fitosanitarie, in attesa dell'armonizzazione dei residui a livello comunitario: ben 67 richieste di adeguamento sono state accettate. Ha, inoltre, auspicato il riconoscimento di un regolamento o di linee guida UE che definiscono la produzione integrata, similmente a quanto accade per il biologico, in modo da darle un'identità più precisa e meglio comunicabile.
Carlo Risi ha ripreso i risultati del monitoraggio dei residui a livello comunitario per ribadire il primato del prodotto italiano in termini di salubrità; se questo concetto, come quello della produzione integrata, risulta complesso e di difficile comunicazione al consumatore, lo stesso può essere prima di tutto spendibile sugli interlocutori a valle della filiera, come la grande distribuzione organizzata.
Friedrich Gruber ha espresso l'impegno dedicato all'accelerazione del processo di armonizzazione fitosanitaria. Inoltre, egli ha presentato il concetto di "Food Chain Partnership" come un'evoluzione della proposta di Bayer CropScience, che orienti la propria ricerca in modo da offrire ai produttori soluzioni innovative orientate al mercato, rispondenti alle esigenze di tutta la filiera.
Da parte di tutti è stato auspicato che l'armonizzazione dei residui di agrofarmaci a livello comunitario, prevista per il 2008, possa permettere di ridurre l'eccessiva differenziazione degli attuali schemi di produzione, che penalizza i produttori, costretti ad adottare più disciplinari per soddisfare le diverse richieste nazionali ed estere, ed è difficilmente trasferibile ai consumatori.
E' chiaramente emerso, infine, che solo attraverso un'integrazione completa di filiera è possibile affrontare in modo vincente le criticità commerciali e non del mercato tedesco.
Per ulteriori dettagli sull'incontro, è possibile consultare la sezione "Eventi" all'interno del sito di Bayer CropScience www.crop.bayercropscience.it.
Bayer CropScience sviluppa agrofarmaci innovativi, quali Confidor®, Alsystin®, Prodigy®, Calypso®, Envidor®, Teldor®, non solo efficaci e selettivi, ma rispondenti alla continua evoluzione delle richieste del mercato. Le soluzioni di Bayer CropScience sono studiate per permettere ai produttori di ottenere produzioni salubri e di qualità, esportabili nei principali mercati esteri.
Bayer CropScience, una consociata di Bayer AG con un fatturato annuo (2005) mondiale di circa 5,9 miliardi di Euro, è una delle società leader per volume d'affari e per innovazione nelle tecnologie applicate all'agricoltura. L'azienda è presente in più di 120 Paesi con un organico di circa 19.000 dipendenti.
Bayer CropScience nel nostro Paese, con un fatturato annuo (2005) di oltre 199 milioni di Euro e un organico di oltre 300 dipendenti, include le aree protezione delle colture (Crop Protection) e scienze ambientali (Environmental Science).