La peste suina africana continua a fare vittime, colpendo sia i cinghiali sia i suini. Nelle prime due settimane di marzo il numero di casi è salito a 1.713 nei cinghiali (77 in più rispetto ai casi segnalati da AgroNotizie® il 28 febbraio) e si registrano 21 focolai nei suini, che hanno coinvolto 13mila capi.
Otto le regioni interessate, dalla Calabria al Piemonte e poi la Lombardia con la provincia di Pavia che annovera il più alto numero di suini colpiti, quasi 13mila.
In Emilia Romagna, dove ancora non ci sono casi segnalati nei suini, preoccupa la diffusione del virus nei cinghiali.
In provincia di Piacenza i casi sono saliti a 54 mentre a Parma se ne contano 14.
Inutile ricordare cosa rappresenta la filiera suinicola nel solo distretto di Parma, con il suo celebre prosciutto esportato in tutto il mondo.
Il rischio di un blocco si fa sempre più concreto. Una catastrofe per tutto il settore.
Sale l'allarme
A fronte di questa situazione non stupisce la forte preoccupazione degli allevatori, come pure delle industrie di trasformazione e stagionatura, per il rischio che si sta correndo.
Negli allevamenti le misure di biosicurezza hanno sino ad oggi scongiurato l'entrata del virus in un'azienda suinicola di queste due province emiliane.
Senza una severa riduzione della popolazione di selvatici, l'entrata del virus in altri allevamenti di suini è quasi inevitabile.
Gli allevatori ben lo sanno e da tempo chiedono politiche di contenimento efficaci e coordinate fra le regioni interessate.
I cinghiali si muovono liberamente, cosa che impone un'intesa sulle attività da svolgere fra aree contigue.
Emilia Romagna capofila
Una prima risposta è arrivata dalla Regione Emilia Romagna, il cui assessore all'Agricoltura, Alessio Mammi, ha incontrato nei giorni scorsi i sottosegretari alla Salute, Marcello Gemmato, e all'Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra.
Al centro dell'incontro il problema della riduzione del numero di cinghiali e la necessità di coordinare le iniziative con le regioni confinanti, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto.
In Emilia Romagna è stato poi emanato un terzo bando che ha reso disponibili sette milioni di euro per aumentare i livelli di biosicurezza negli allevamenti.
Alle province è destinato poco meno di un milione di euro finalizzati fra l'altro alla riduzione del numero di cinghiali.
Strategie che si collocano all'interno del Piano Nazionale di Contenimento deciso dal commissario straordinario, Vincenzo Caputo, al quale è stato affidato il compito di fronteggiare l'emergenza peste suina africana.
Tre commissari
Si è trattato di un primo incontro al quale ha fatto seguito la decisione a livello centrale di rafforzare il lavoro del commissario Caputo affiancandolo con tre sub commissari ai quali è affidato il compito di migliorare le sinergie fra Stato e regioni.
A darne notizia i sottosegretari La Pietra e Gemmato, che hanno ricordato le attività in atto per contenere la popolazione di selvatici.
Attività che coinvolgono il Ministero della Difesa e dei militari, equipaggiati all'occorrenza anche con droni.
Per uscire dall'emergenza occorrerà tempo, a dispetto degli sforzi in atto.
Perché, è stato spiegato, per troppo tempo la situazione non è stata affrontata con il necessario rigore e oggi ci si trova ad affrontare un elevato sovrannumero di selvatici.
Indennizzi
Plauso all'iniziativa, si legge in una nota della Coldiretti, che chiede al contempo siano indennizzate le aziende che hanno subìto danni indiretti dall'epidemia di peste suina africana.
Lo prevede un Decreto del Ministero dell'Agricoltura, la cui efficacia si ferma a novembre dello scorso anno e che andrebbe prolungata almeno per tutto aprile di quest'anno.
L'obiettivo è ancora una volta quello di aumentare le misure di biosicurezza degli allevamenti. Sperando bastino a tenere il virus fuori dalla porta degli allevamenti.
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