La Regione Piemonte ha finanziato uno studio di fattibilità per la ricostruzione della filiera della seta, con la possibilità di utilizzare i bachi come mangime in zootecnia. Inoltre si è presa in considerazione la possibilità di utilizzare gli scarti dell'agroindustria per l'allevamento di larve di mosca soldato, utilizzate per alimentare polli, maiali e pesci.

Il progetto Bomb-Hi (dai nomi latini dei due insetti, Bombyx mori ed Hermetia illucens) è stato presentato dal Polo regionale di innovazione Enermhy energie rinnovabili e mini-hydro con il Polo di innovazione per il tessile - PoIntTex, patrocinato dalla Fao e cofinanziato dalla Regione Piemonte.
Bomb-Hi ha analizzato le condizioni tecnologiche, di processo e di mercato necessarie per rendere sostenibili le due filiere.

Fino alla prima guerra mondiale l'Italia era la seconda produttrice al mondo di seta. Le province di Catania e di Como erano le maggiori produttrici di filati, ma tutto il settore andò in crisi tra il primo e secondo conflitto mondiale per l'avvento delle fibre sintetiche e per la concorrenza asiatica, dove la manodopera costa meno che in Italia.

"Il nostro progetto prevede una riorganizzazione della filiera con la riduzione al minimo dell'incidenza della manodopera e una massimizzazione delle rese", spiega ad AgroNotizie Renato Bortolussi, uno dei consulenti che ha partecipato al progetto.
"Prima di tutto la coltivazione del gelso deve avvenire in maniera intensiva e con le foglie si deve produrre un mangime che svincoli l'allevamento dei bachi dalla stagionalità delle piante".

Inoltre il progetto prevede che i bozzoli non vengano disfatti, ma tagliati per estrarre il baco. Le fibre di seta vengono poi usate per produrre tessuti, mentre gli insetti vengono usati come mangimi per polli e pesci.

Se i bachi sono considerati sottoprodotti della filiera della seta il progetto Bomb-Hi punta anche al recupero dei sei milioni di tonnellate di scarti alimentari e residui vegetali che ogni anno finiscono in discarica.
La mosca soldato (Hermetia illucens) è infatti in grado di nutrirsi degli scarti vegetali per crescere. "Abbiamo fatto delle prove con un'azienda che confeziona prodotti di quarta gamma e che durante la lavorazione produce grandi quantità di scarti vegetali", spiega Bortolussi.
"Ma abbiamo testato anche l'uso di vinacce, sansa di olive e residui dell'industria della birra. In prospettiva si possono utilizzare anche gli scarti della grande distribuzione organizzata, come pane, frutta e verdura".

Le larve delle mosche sono in grado di nutrirsi di questi scarti e una volta raggiunta la taglia utile vengono usate per l'alimentazione animale, oppure essiccate e sfarinate per la produzione di mangimi.
Teoricamente questi insetti sarebbero anche in grado di nutrirsi di rifiuti organici urbani (l'umido che raccogliamo in casa) come anche di letame, ma in questi casi si aprirebbe una questione di sicurezza alimentare.

Secondo lo studio l'utilizzo delle larve di mosca, come dei bachi da seta, per l'alimentazione zootecnia sarebbe economicamente sostenibile.
"Ma c'è anche un aspetto ambientale legato al concetto di economica circolare. Oggi per allevare gli animali utilizziamo farine a base di soia, per la maggior parte Ogm, prodotte utilizzando grandi estensioni di terreno, acqua, agrofarmaci e fertilizzanti. L'utilizzo di insetti richiede un consumo molto ridotto di input produttivi. E se consideriamo che le larve si nutrono di scarti si risolve anche un problema di smaltimento dei rifiuti".