Una vera e propria festa che ha coinvolto il Parmigiano Reggiano in un evento che si è svolto nei principali Paesi anglosassoni, dove migliaia di clienti della catena distributiva, hanno potuto assistere ad un’usanza decisamente comune e frequente nei nostri caseifici: il taglio a mano della forma di Parmigiano Reggiano con i tradizionali coltelli.
Una consuetudine che, fatta con i dovuti modi e procedure, aspettando i tempi giusti per consentire la corretta apertura della forma, non sempre è facile osservare nei punti vendita alimentari sparsi per il mondo e lontani dall’Italia.
“La catena Whole foods già da qualche anno organizza, in collaborazione con il Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano, quest’apertura spettacolarizzata delle forme - ha dichiarato Riccardo Deserti, direttore del Consorzio - per portare l’attenzione dei propri consumatori e clienti sul tema della qualità degli alimenti. Infatti, la catena Whole foods, che nel 2015 ha totalizzato un fatturato per 15,4 miliardi di dollari e che nei Paesi anglosassoni si colloca come un distributore particolarmente attento alla qualità ed alla salubrità dei prodotti, privilegia alimenti che hanno certezza sui metodi produttivi e sull’origine territoriale riconosciuta e certificata, come possono essere i prodotti Dop e quelli biologici”.
E’ così che la catena, da diversi anni, investe particolarmente sulla valorizzazione del formaggio Parmigiano Reggiano, promuovendo viaggi di formazione nella zona d’origine per i propri tagliatori, attuando un’attenta selezione dei caseifici produttori ed organizzando questa coinvolgente ed entusiasmante manifestazione di apertura contemporanea delle forme.
“Campagne come questa, a favore della qualità, - ha sottolineato Deserti - appaiono ancora più importanti all’indomani della scoperta, avvenuta proprio sul mercato Usa, da parte della Fda (Food and drugs administration, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione degli alimenti e dei farmaci), del cosiddetto parmesan americano alla segatura, con cellulosa oltre i limiti consentiti: un prodotto che nulla ha a che fare con il vero Parmigiano Reggiano che, invece, è fatto senza alcun additivo e coadiuvante tecnologico”.
“La denuncia della produzione di questo falso Parmigiano Reggiano è di pochi giorni fa - ha concluso il direttore del Consorzio - ed ha riportato all’attenzione del grande pubblico quanto sia dannoso lasciare alle pure logiche di mercato la produzione dei prodotti alimentari, senza il rispetto delle più elementari regole di produzione e delle corrette indicazioni sull’origine dei prodotti, lasciando che il consumatore sia ingannato, senza che sia possibile tutelare i prodotti a denominazioni di origine e senza poter contrastare così l’uso improprio di nomi con evocazioni che ingannano il consumatore. In particolare, in un mercato come quello Usa, in cui è in crescita sia l’attenzione da parte dei consumatori, sia la domanda dei prodotti di alta gamma, come testimonia il +28% di esportazioni di Parmigiano Reggiano nel 2015”.