La zootecnia si reinventa e a darne testimonianza è l’Asinino Reggiano, il primo formaggio al mondo prodotto esclusivamente con latte di asina

Lo produce l’azienda Montebaducco di Salvarano di Quattro Castella, provincia di Reggio Emilia, dove Giuseppe Borghi e il figlio Davide allevano dagli inizi degli anni Novanta con metodo biologico oltre 800 asini appartenenti a ben 11 razze diverse, guadagnandosi il primato di allevamento di asini più grande d’Europa

Si tratta di un vero e proprio traguardo raggiunto da Giuseppe Iannella, ricercatore e tecnologo alimentare, che ha scoperto come il processo di caseificazione del latte d’asina, limitato dalle sue caratteristiche chimico-fisiche, possa avvenire utilizzando il caglio di cammello, con il quale lavorare il latte. 

La presentazione dell’Asinino Reggiano, in anteprima mondiale, è avvenuta il giorno  26 settembre, a Expo 2015 presso il Roof Garden - Padiglione Coldiretti - Cardo Sud, durante la Tavola rotonda organizzata da Araer (Associazione regionale allevatori dell’Emilia Romagna). 

Al centro del dibattito la multifunzionalità della zootecnia in Emilia Romagna.

Per evidenziare l’importanza del comparto zootecnico emiliano-romagnolo per l’economia nazionale basta citare alcuni tra i prodotti più conosciuti, quali il Parmigiano Reggiano Dop, il Prosciutto Crudo di Parma Dop, lo Squaquerone Dop, la carne bovina della razza Romagnola Igp e molti altri formaggi e salumi che il mondo ci invidia. 

Ciò nonostante, il comparto vive una fase di difficoltà causata dalla perdita di valore e dalla riduzione di allevamenti e capi allevati, in special modo nel settore suinicolo. 

Gli ultimi dati disponibili sono quelli aggiornati al 31 dicembre 2014 e nonostante la Plv (Produzione lorda vendibile) zootecnica emiliano-romagnola rappresenti il 47,2% del valore totale dell’agricoltura regionale, pari a 1.931milioni di euro, la perdita è stata del 7%. Oltre 200 le stalle di vacche da latte che nel 2014 hanno dovuto chiudere i battenti, anche se il numero di capi allevati è rimasto sostanzialmente stabile con una popolazione di 565.737 unità. Di queste 291.000 sono femmine, vacche da latte e giovenche, concentrate soprattutto nella zona di produzione del Parmigiano Reggiano. La produzione di latte, sempre nel 2014, ha toccato 1,921 milioni di tonnellate, con un aumento dell’1,3% sul 2013 e dell’8,7% rispetto al 2009. 

Difficile lo scenario del comparto dei bovini da carne nonostante l’eccellenza della razza autoctona Romagnola Igp. In soli 10 anni gli allevamenti si sono praticamente dimezzati perdendo il 43% delle stalle, mentre il numero di capi allevati si è ridotto del 25%: in pratica sono ancora in attività 339 allevamenti con una popolazione totale di 10.370 capi di bestiame. Riguardo il comparto suinicolo bisogna purtroppo registrare il crollo, negli ultimi 4 anni, delle porcilaie e dei capi allevati. Le prime sono ferme a 124 strutture, i secondi a 1.107.133 soggetti. Riguardo i riproduttori, i verri si contano in 1.196 capi e le scrofe in 52.087 unità. 

Male anche il settore ovicaprino, che deve incassare una perdita del 4% rispetto al numero degli allevamenti e del 6% per quello relativo ai capi allevati: in pratica a fine 2014 in Emilia Romagna si contavano 2.133 allevamenti e 62.544 capi. In lieve controtendenza i caprini con un +2% di allevamenti e un +3% di capi allevati, pari a 1975 allevamenti e 16.686 capi allevati. 

Infine il comparto delle uova, con quotazioni mediamente in ribasso, purtroppo,  del 6,5%.

Dinnanzi a uno scenario complicato, Araer è impegnata nel tentativo di invertire la tendenza, nella tutela alla biodiversità e nella fornitura di servizi sempre più innovativi verso gli associati. Il presidente di Araer, Maurizio Garlappi, spiega come vengano effettuate in media 1,5 milioni di analisi all’anno in tema di sicurezza alimentare. 

Una speranza per il rilancio del settore zootecnico, che sia in grado di riscoprire la propria multifunzionalità.

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