Che per il Grana Padano  si tratti di una situazione difficile lo dicono i numeri, quelli del mercato. E’ da inizio anno che il prezzo continua inesorabilmente a scendere. Si è partiti a gennaio, sulla scia dei buoni risultati dell’anno precedente, con quotazioni che superavano anche i 7 euro per kg. Oggi lo stesso formaggio, con stagionatura superiore ai 12 mesi, fatica a superare quota sei euro. E sono decisamente sotto questa cifra le partite con stagionatura più breve, nove mesi, scese a 5,70 euro il kg stando alle rilevazioni sui mercati. E che scendono anche a 5,40 euro secondo le rilevazioni dirette del Consorzio di tutela.  In ogni caso si tratta di prezzi che non coprono nemmeno le spese di produzione. Una situazione che mette in forse la sopravvivenza di molti caseifici e con loro l’intero sistema latte italiano, visto che questo formaggio assorbe da solo oltre un terzo  della produzione di latte italiano.

 

Gli interventi anticrisi

Per cercare una via di uscita già dallo scorso ottobre il ministero dell’Agricoltura aveva concordato con i protagonisti della filiera le misure da adottare. Ne ha diffusamente parlato anche Agronotizie. Punto centrale delle iniziative messe a punto è il ritiro di 100mila forme, da destinare alle persone indigenti. Ora si è in attesa del bando di apertura di Agea, atteso entro dicembre per rendere operativo il progetto. Uno sforzo è però richiesto anche ai produttori. Per decidere le linee di azione da seguire, il Consorzio di tutela si è riunito il 12 dicembre in assemblea straordinaria ed ha messo a punto una strategia approvata quasi all’unanimità dagli associati. Quattro i punti sui quali si articola il piano, che si affianca alle iniziative messe in atto dall’intervento pubblico. Il Consorzio integrerà con 1,7 milioni di euro la somma messa a disposizione da Agea (23 milioni di euro) per le forme da destinare alle persone indigenti. A queste 100mila forme si aggiungeranno poi altre 70mila forme che saranno acquistate direttamente dal Consorzio di tutela  per essere avviate alla lunga conservazione e da immettere poi nel circuito del prodotto di eccellenza (gran riserva).

 

Meno forme, più promozione

Il totale delle forme che verranno tolte dal commercio rappresenta poco meno del 4% del totale prodotto nell'anno (circa 4,5 milioni), un quantitativo importante, ma certo non sufficiente da solo a dare al mercato stabilità. Il Consorzio di tutela ha così deciso di rimodulare il piano produttivo per ottenere da una parte la riduzione del numero di forme in uscita dai caseifici nel 2009 e dall'altra garantire adeguate risorse promozionali e pubblicitarie per sostenere i consumi. Il tutto con un occhio attento al miglioramento della qualità del prodotto perché, come ha sottolineato il presidente del Consorzio, Cesare Baldrighi, “per migliorare e mantenere la qualità occorrono prezzi adeguati e lavorando sottocosto la qualità decade inesorabilmente”. Sul fronte della promozione verrà anche attivato in sinergia con Buonitalia un progetto finalizzato all'ampliamento dei mercati internazionali per il quale sono previsti investimenti per 5 milioni di euro.

 

Attenti alla Gdo

Altro punto chiave emerso durante l'assemblea straordinaria del Consorzio è il difficile rapporto con la grande distribuzione organizzata (Gdo). Il mondo produttivo si presenta estremamente debole in un sistema commerciale che concentra in sole cinque centrali d'acquisto l'intera Gdo. Indispensabile dunque rafforzare l'organizzazione commerciale dei produttori coinvolgendo tutto il mondo dei Consorzi di tutela, un compito non semplice e non di immediata attuazione, ma al quale il Consorzio del Grana Padano sta lavorando di concerto con le istituzioni nazionali ed europee. L'obiettivo è anche quello di intervenire contro le vendite sottocosto che finiscono poi con il favorire la bassa qualità.

 

Verifica a febbraio

Una verifica dei risultati di queste azioni sarà fatta già nel prossimo febbraio in occasione dell'assemblea elettiva del Consorzio del Grana Padano, ma nel frattempo,  ha sottolineato Baldrighi, “queste iniziative  rappresentano un segnale forte, compatto e soprattutto univoco alle istituzioni regionali, nazionali ed europee, al mercato, agli interlocutori e alla Gdo che non siamo più disponibili, né possiamo continuare a produrre in perdita arricchendo invece chi fuori da noi ci guarda, gode e ne beneficia”.