I biostimolanti sono una nuova classe di prodotti, recentemente regolata a livello europeo, che vengono utilizzati per aiutare le piante a superare gli stress abiotici (caldo e freddo eccessivi, mancanza di acqua o sua salinità, eccetera), ma anche per migliorare le caratteristiche qualitative delle produzioni e mettere la pianta nelle condizioni di assorbire e utilizzare al meglio i nutrienti.
Si tratta di mezzi tecnici la cui conoscenza è ancora limitata tra gli agricoltori e anche le aziende produttrici stanno portando avanti un intenso lavoro di studio per mettere a punto nuove tipologie di biostimolanti, sempre più efficaci.
In questo contesto il progetto BIOSTIMOLA, finanziato dal Psr 2014-2020, Operazione 1.2.01 di Regione Lombardia, mira a valorizzare i biostimolanti e il loro utilizzo come mezzi tecnici in grado di migliorare e potenziare le produzioni agricole in un'ottica moderna e sostenibile.
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Il progetto ha focalizzato la sua attenzione sulla coltura della soia e in particolare ha indagato l'impiego dei prodotti biostimolanti con tre obiettivi: velocizzare il recupero delle piante dopo i trattamenti erbicidi, migliorare la resa e la qualità della granella, aiutare le piante a superare gli stress idrici (sperimentazione condotta in serra).
Il professore dell'Università degli Studi di Milano, Giacomo Cocetta, responsabile del progetto, ha illustrato le prove durante la visita in campo
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
La visita in campo delle prove sperimentali
Il 17 settembre scorso si è tenuta una visita in campo, presso l'Azienda agricola Cattaneo, a San Zenone al Lambro (Mi), dove tecnici, agricoltori e studenti hanno potuto toccare con mano le differenti tesi realizzate da Agricola 2000, Centro di saggio e di ricerca che collabora al progetto. L'Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia (Disaa) è invece responsabile del progetto.
La soia, varietà Eiko, è stata seminata il 20 giugno scorso ed è stata gestita secondo la prassi aziendale, effettuando irrigazioni e i normali trattamenti di difesa. La prima prova ha visto l'impiego dei biostimolanti per aumentare la resa e la qualità della soia. Accanto al testimone non trattato sono state testate quindici strategie, proposte dalle ditte che hanno partecipato al progetto: Agridaeus, BIOGARD®, Bioiberica, Biorizon, Chimiberg marchio Diachem, Greenhas Group, Haifa, L. Gobbi, Manica, Symbiagro e Syngenta Biologicals.
In campo sono stati usati prodotti a base di acidi umici, idrolizzati proteici e di microalghe, estratti vegetali, microrganismi, sottoprodotti della lavorazione agroalimentare e altro ancora. Ad occhio nudo era difficile individuare differenze tra il testimone non trattato e le diverse tesi, ma i rilievi effettuati durante la stagione, con diverse tipologie di sensori, dai tecnici di Agricola 2000, hanno registrato delle discrepanze. Alla raccolta della soia verranno poi effettuate ulteriori analisi per verificare l'eventuale effetto positivo dei biostimolanti sulla produzione finale.
I ricercatori dell'Università degli Studi di Milano, Davide Guffanti e Cristina Teruzzi, guidati dal professor Giacomo Cocetta, responsabile del progetto, hanno mostrato ai presenti alcuni degli strumenti utilizzati per effettuare i rilievi, come ad esempio il fluorimetro, che misurando i livelli di fluorescenza della clorofilla nelle foglie, offre un'indicazione sullo stato fisiologico delle piante di soia.
Un momento della visita alle prove sperimentali
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
La seconda prova riguardava invece l'uso dei biostimolanti per ridurre la fitotossicità degli erbicidi applicati alla soia. Nello specifico, sono stati eseguiti due trattamenti post emergenza. Il primo in data 10 luglio scorso con imazamox (40 grammi Al/ettaro - 0,65 litri/ettaro) e tifensulfuron metile (6 grammi Al/ettaro - 12 grammi/ettaro) con la soia in stadio BBCH 13-14, e il secondo in data 24 luglio scorso con propaquizafop (150 grammi Al/ettaro - 1,5 litri/ettaro) con la soia in stadio BBCH 15-16. Anche in questo caso sono stati usati acidi umici, idrolizzati di diverse matrici, ormoni di origine vegetale, microelementi e vitamine, estratti vegetali, batteri e altro ancora.
Essendo passati due mesi dal momento del trattamento erbicida, ad occhio nudo era difficile valutare l'efficacia di recovery dei trattamenti. Ma le analisi svolte durante la stagione e quelle che saranno effettuate sulla granella dopo la raccolta, saranno in grado di rilevare se effettivamente i prodotti avranno permesso alla soia di detossificare più velocemente il prodotto erbicida, sviluppandosi quindi meglio e più velocemente.
Biostimolanti, tanta strada fatta e da fare
Come ricordato da Giacomo Scatolino, Business Development manager di Agricola 2000, il settore dei biostimolanti è agli albori, anche se moltissimo è stato fatto negli ultimi anni, anche a livello normativo con l'introduzione del Regolamento 1009 del 2019. Eppure, le conoscenze che le aziende e i centri di ricerca hanno sono ancora parziali e necessitano di programmi di ricerca per individuare nuovi materiali costituenti e studiare gli effetti e le modalità di azione.
I semi di soia verranno analizzati dopo la raccolta per valutare l'effetto che i biostimolanti hanno avuto sul prodotto finale
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Proprio sul fronte della ricerca Agricola 2000 ha investito molto negli ultimi anni, attrezzandosi per eseguire tutte le prove di campo necessarie alla registrazione dei prodotti secondo la normativa CE. Come raccontato da Ettore Di Biase, GEP Project coordinator Biostimulants, e da Luca Passerini, GEP Field Trialist, le prove sono state condotte secondo specifici protocolli e durante tutto il ciclo di crescita della soia sono stati eseguiti dei rilievi, ad esempio a livello di Normalized Difference Vegetation Index (Ndvi), contenuto di clorofilla, flavonoidi e antociani. Sono state misurate anche l'altezza delle piante, il portamento, nonché la biomassa prodotta. Mentre alla raccolta sarà analizzata la granella per valutare il contenuto di proteine e grassi. Tutti questi dati permetteranno poi di valutare l'effettiva efficacia dei prodotti biostimolanti.
"L'ambizione di BIOSTIMOLA è quella di generare, raccogliere e diffondere informazioni che serviranno da supporto a coloro che potranno beneficiare dell'uso dei biostimolanti, come agricoltori e tecnici, ma anche aziende produttrici e rivenditori di mezzi tecnici", ha sottolineato durante l'evento Marta Guarise, coordinatore Scientifico del progetto.
Per maggiori informazioni sul progetto BIOSTIMOLA è possibile consultare questa pagina, il canale Telegram e la pagina Facebook.
Iniziativa realizzata nell'ambito del progetto BIOSTIMOLA, cofinanziato dall'Operazione 1.2.01 "Progetti dimostrativi e azioni di informazione" del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Lombardia. Responsabile del progetto è il Disaa dell'Università degli Studi di Milano, realizzato con la collaborazione di Agricola 2000