Il ritorno della maculatura bruna del pero e la profonda trasformazione del settore sementiero sono stati gli argomenti centrali del quinto incontro delle Giornate fitopatologiche 2020 che si è tenuto in remoto, via webinar, lo scorso 10 novembre, con oltre 800 iscritti.

Per quel che riguarda la maculatura bruna, che negli ultimi tre anni ha provocato gravi danni alla coltivazione e che rischia di compromettere il futuro del pero, sono intervenuti Riccardo Bugiani della Regione Emilia Romagna e Marina Collina del Distal dell’Università di Bologna. I relatori hanno evidenziato che questa pericolosa avversità è stata rinvenuta per la prima volta nel 1975, proprio in Emilia Romagna, e poi si è progressivamente diffusa nella maggior parte delle aree pericole europee.
Per far fronte al problema si sono attivate tutte le principali strutture di ricerca delle aree colpite che spesso hanno strettamente collaborato per trovare le soluzioni al problema. La tematica è quindi stata ampiamente studiata, sono state condotte analisi epidemiologiche, sono stati predisposti modelli previsionali e valutata l’attività di tutti i mezzi di difesa. Tutti gli sforzi prodotti avevano consentito di mettere a punto strategie di difesa che integravano i vari mezzi che erano a disposizione e che avevano consentito di tenere l’avversità sostanzialmente sotto controllo. Negli ultimi tre anni la maculatura bruna si è ripresentata in maniera drammaticamente preoccupante e le diverse soluzioni precedentemente adottate non hanno consentito di salvaguardare in maniera accettabile le produzioni.

In attesa dei risultati degli studi specifici che sono stati riavviati e che sono tesi a rivedere complessivamente la problematica, sono state presentate alcune interessanti considerazioni:
  • da un punto di vista epidemiologico i danni vanno ancora esclusivamente attribuiti allo Stemphylium vesicarium ed è al momento confermato che la presenza di Alternaria spp, diffusamente rilevata, è esclusivamente di natura saprofitaria; specifiche analisi di laboratorio non hanno manifestato patogenicità da parte degli isolati che erano stati ottenuti dai frutti colpiti;
  • l’applicazione dei modelli previsionali con i dati meteorologici degli ultimi tre anni ha confermato che, dopo anni di limitata problematicità, le condizioni climatiche sono state particolarmente favorevoli allo sviluppo della patologia che ha quindi progressivamente incrementato il potenziale di inoculo nelle aree colpite;
  • la difesa dalla maculatura si può ottenere attraverso l’integrazione dei vari mezzi di difesa a disposizione e in questo senso gli interventi sui cotici erbosi sono di fondamentale importanza per ridurre la presenza di inoculo e costituiscono una fondamentale premessa per una gestione ottimale dell’avversità; tale pratica, messa a punto da tempo, in passato era stata poco considerata poiché in anni con infezioni normali gli effetti positivi ottenuti dalla sua applicazione erano stati valutati come modesti e non remunerativi;
  • la disponibilità dei prodotti fitosanitari, da applicare fondamentalmente in via preventiva, si è ridotta negli anni e deve sempre più tenere conto delle resistenze che si sono manifestate nei confronti di alcuni prodotti fitosanitari.

E’ poi seguita un’interessante tavola rotonda, a cura della Sipav - Società italiana di patologia vegetale, su “La sanità delle sementi: un vecchio problema sempre di attualità”. Nel corso della tavola rotonda sono intervenuti Bruno Caio Faraglia del Mipaaf, Giovanna Gilardi del Centro Agroinnova di Torino, Salvatore Davino del Saaf dell’Università di Palermo e Alberto Lipparini di Assosementi.
Gli interventi presentati hanno innanzi tutto evidenziato che la sanità delle sementi è garantita dal settore vivaistico sementiero che opera nel rispetto di specifiche indicazioni di carattere comunitario.

Il settore sementiero, costituito da 300 produttori (220 per il settore agricolo e 80 per il settore orticolo), coinvolge 19mila aziende (15mila per la produzione di specie agrarie e 4mila per specie orticole) con un fatturato di 1 bilione di euro (24,5 a livello mondiale). In particolare, in Italia il settore sementiero è di grande qualità e riguarda per il 28,6% la produzione di semi di orticole (13,5% a livello mondiale), per il 12% semi di foraggere (di poco conto a livello mondiale), per il 20% semi di cereali (9,8 a livello mondiale) e per il 18,6% semi di mais (41,6% a livello mondiale).
Da un punto di vista fitosanitario il settore è ora in completa evoluzione a seguito dell’entrata in vigore, dal 14 dicembre 2019, di un nuovo regolamento comunitario (Reg. n. 2016/2031/UE), e sarà ulteriormente accelerato da uno specifico provvedimento normativo di carattere nazionale, recentemente approvato dal “Consiglio dei ministri” e ora in fase di implementazione.

Le principali innovazioni, introdotte con il nuovo quadro normativo, prevedono:
  • la revisione degli organismi nocivi che devono essere controllati, un tempo erano definiti come organismi di qualità e ora sono classificati come “organismi nocivi regolamentati non da quarantena” (Ornq) (allegati V e VI del Reg. n.2072/2019/Ue);
  • la responsabilizzazione della qualità delle produzioni vivaistiche e sementiere a carico delle strutture vivaistiche; il ruolo dei servizi fitosanitari ricondotto è invece ora destinato a un più puntuale controllo dell’operato dei vivaisti; in particolare acquisisce una grande valorizzazione il ruolo degli operatori professionali del settore vivaistico che devono garantire la qualità delle produzioni e nei confronti dei quali devono essere garantiti adeguati percorsi di formazione e di aggiornamento;
  • rafforzato il ruolo del registro ufficiale degli operatori del settore vivaistico, prima inseriti nel Rup ed ora confluiti nel Roup.
  • come detto, è in forte evoluzione il quadro delle avversità da prevenire nelle produzioni sementiere. Su tali temi sono intervenuti Gilardi, che ha fatto il punto sull’evoluzione dei patogeni, e Davino che ha ripercorso la storia delle avversità virali. In particolare, Davino ha presentato in modo approfondito il Tomato brown rugose fruit virus (ToBRFV), che è un “seed born”, che si sta diffondendo rapidamente negli ultimi anni e sul quale, da parte dell’Università di Palermo e dei locali Servizi fitosanitari regionali, sono state condotte interessanti indagini epidemiologiche e sono state affinate e applicate positive esperienze di profilassi.

I dati presentati sulle diverse tematiche sono molto interessanti e potranno essere meglio approfonditi consultando le presentazioni che sono a disposizione sul sito delle Giornate fitopatologiche o prendendo contatto direttamente con i relatori.