“Si tratta di un ambito produttivo importante per l’economia siciliana che prima del coleottero rappresentava un traino per l’Isola – prosegue il presidente – penalizzato ulteriormente dal Programma di sviluppo rurale Sicilia 2014-2020 in quanto nella misura 4.1 pochissime aziende potranno accedere al finanziamento, provocando ulteriori tagli e dimezzando gli investimenti, una situazione prevista in quanto le aziende vivaistiche partivano già svantaggiate rispetto alle altre”.
Ma sui vivai siciliani è caduta anche un’altra tegola: se la palma nana è già inserita nell’elenco internazionale delle piante potenzialmente ospiti di Xylella fastidiosa, l’Efsa sta studiando la possibilità di tale evenienza anche per altre specie della famiglia Palmae.
“La crisi - afferma ancora Ferreri - è stata determinata anche dal blocco delle esportazioni. I prodotti siciliani raggiungevano la Turchia, l’area del Maghreb e altri paesi rappresentando il clou del made in Sicilia. Il tutto si è aggravato a causa della Xylella: nonostante l’Isola sia esente, le nostre piante non possono essere esportate”.
Per superare l’impasse e trovare soluzioni adeguate Coldiretti Sicilia ha costituito un gruppo di lavoro “Sta già predisponendo delle proposte che presenterà a livello regionale, nazionale ed europeo – aggiunge il presidente Coldiretti - in quanto il settore è quello a maggior rischio taglio dei consumi da parte delle famiglie e delle amministrazioni che hanno fortemente ridotto la spesa nel verde pubblico”.
L’ornamento delle città siciliane alla luce del boom turistico che si registra è un elemento importantissimo per attrarre ancora più presenze. Ripopolare con le palme i centri urbani e le periferie può rappresentare un contributo fattivo per far crescere nuovamente il comparto vivaistico che vanta una delle più alte qualificazioni professionali a livello mondiale, restituendo all’Isola la connotazione paesaggistica che ha sempre avuto.
“Nei nostri comuni – conclude Ferreri - è scomparsa la figura del giardiniere, professionalità a cui è preposta anche la prevenzione delle eventuali malattie delle piante. La mancata cura porta ad un imbruttimento generale a cui le amministrazioni devono provvedere anche con politiche di investimento sul 'bello'".