La stagione 2014 è stata la peggiore da quando, nel 2011, è stato scoperto che la Drosophila suzukii, il moscerino della frutta a occhi rossi, era arrivato anche in Piemonte. Il clima freddo e piovoso dell’estate ha favorito lo sviluppo delle popolazioni di questo nuovo insetto, che si è diffuso lungo tutta la fascia pedemontana dove si coltivano i piccoli frutti (mirtilli, lamponi e more) e le fragole rifiorenti. Rispetto al moscerino indigeno, che è attirato dalla frutta quando è in maturazione avanzata, questa specie esotica è dotata di un ovopositore robusto che le consente di deporre le uova su frutti ancora acerbi. Da questi si sviluppano le larve che rendono incommerciabili i frutti. La prima parte della stagione (fino a giugno) scorre via senza problemi. Nel pieno dell’estate, in corrispondenza della maturazione delle fragole rifiorenti (varietà che producono fino all’autunno), lamponi e varietà di mirtillo tardive, le popolazioni di suzukii si impennano, causando gravi danni alle coltivazioni simbolo della frutticoltura montana. In tanti Comuni la coltivazione dei piccoli frutti è un punto di forza dell’economia, dà vita a filiere di prodotti tipici apprezzati su ampi mercati, ma segna anche il paesaggio agrario, le sagre di paese.
La preoccupazione è elevata, sia per la repentina diffusione registrata in questi anni con elevate perdite di prodotto, sia per la difficoltà oggettiva a mettere a punto efficaci strategie di difesa. La suzukii sta causando problemi in tutta Europa, in particolare ai produttori di piccoli frutti in Trentino, ma anche alle ciliegie e all’uva, insomma a tutti i frutti intensamente colorati di rosso/viola. In questi anni si è creata una reta di ricerca che in Piemonte fa capo al Creso e all’Università di Torino e coinvolge le regioni maggiormente colpite dal problema.
Il convegno sarà aperto dall’assessore regionale all’Agricoltura, che con il Servizio fitopatologico regionale farà il punto della situazione e riferirà delle azioni previste dal Psr, Piano di sviluppo rurale per sostenere gli agricoltori nell’adozione di strategie di difesa eco-sostenibili. Gli interventi con insetticidi, sia naturali che di sintesi, sono poco efficaci nella difesa contro la drosofila. Agiscono infatti troppo tardi, quando l’insetto è pronto a colpire. Bisogna puntare tutto sulla prevenzione, abbattendo la presenza dei moscerini nell’appezzamento.
Cristiano Carli del Creso riferirà della situazione sul territorio alla luce del monitoraggio affidato dalla Regione al Creso dall’inizio dell’emergenza e presenterà i metodi di prevenzione a partire dall’allestimento di reti antiinsetto alle trappole per la cattura di massa. Negli ultimi due anni è stata infatti condotta una sperimentazione approfondita al Centro sperimentale del Creso a Boves, mettendo in luce l’efficacia, ma anche gli accorgimenti pratici.
La prof.ssa Luciana Tavella dell’Università di Torino affronterà il tema dei limitatori naturali, che sono stati individuati sul territorio e “allevati” nei laboratori dell’Università. Riferirà delle prospettive per poterli utilizzare nel contenimento delle popolazioni riducendo così i danni alle coltivazioni.
Alberto Grassi della Fondazione E. Mach di Trento presenterà la situazione, costantemente e fortemente critica, del Trentino e le strategie di difesa elaborate e messe a punto nel corso delle sperimentazioni.Tra i territori colpiti dalla drosofila figura anche la vicina Svizzera. La dott.ssa Cristina Marazzi del servizio fitosanitario del Canton Ticino riferirà della situazione nelle coltivazioni d’oltralpe e delle contromisure attuate.
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Fonte: Creso