Molti ricorderanno l'estate 2012 come una delle più torride degli ultimi anni. A patire il caldo e la siccità non sono state solo le cosiddette fasce deboli (bambini ed anziani) ma anche e soprattutto i raccolti di grano e mais del Nord Italia. La mancanza d'acqua non solo ha decimato i raccolti ma ha permesso la proliferazione dell'aflatossina B1: una muffa cancerogena.

E' stato stimato che ben il 30% del raccolto sia stato infestato da questa muffa. Naturalmente il mais e grano contaminato non possono essere immessi nel mercato agro-alimentare e nemmeno reintrodotti sotto forma di mangime per il bestiame.

Una strada percorribile è stata individuata nella primavera inoltrata di quest'anno perché la problematica impellente ruotava attorno anche al processo di stoccaggio di questo materiale cancerogeno. Si è quindi deciso di portare queste tonnellate di mais e altri raccolti presso gli impianti a biogas di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. Infatti il mais ed altri scarti agricoli vengono comunemente utilizzati negli impianti a biogas.

La vicenda di per sé ha pochi risvolti positivi considerando lo stato di crisi in cui verte una parte del settore agroalimentare italiano. Ma se vogliamo avere una seconda rilettura possiamo riflettere sul fatto che il mais contaminato andrà a produrre una forma di energia pulita e a basse emissioni di co2. 
Gli impianti a gas naturale di Gruppo AB riescono effettivamente a produrre energia a basso impatto ambientale. Alcuni dicono "magra consolazione".