Il Copa-Cogeca sostiene che "è inaccettabile utilizzare la relazione dell'Istituto internazionale per la ricerca sulle politiche alimentari, Ifpri, che non è stata oggetto di una valutazione inter pares, per giustificare l'introduzione di fattori Iluc. Il modello impiegato per la relazione non è adeguato per valutare in maniera precisa l'entità del cambiamento di destinazione d’uso dei terreni e delle conseguenti emissioni di gas a effetto serra, a causa di errori rilevanti nei dati e di problemi significativi di metodologia. A esempio - continua Copa-Cogeca -, non sono stati presi in considerazione 410 milioni di ettari e le misure di protezione definite nella direttiva 2009/28, come i divieti concernenti il cambiamento della destinazione d’uso dei suoli".
Il Copa-Cogeca rifiuta il massimale del 5% per i biocarburanti derivanti da colture destinate alla produzione di mangimi e di derrate alimentari. La limitazione applicata ai biocarburanti provenienti da colture alimentari compromette anche l’aumento dell’autosufficienza dell'Ue in materia di proteine destinate all'alimentazione animale.
Solo una parte dei semi oleosi, dei cereali e delle barbabietole da zucchero utilizzate per la produzione di biocarburanti è effettivamente convertita in energia. La parte più consistente rimane nel settore dei mangimi e i sottoprodotti ad alto tenore proteico provenienti dalla produzione di biocarburanti contribuiscono a ridurre la forte dipendenza dell'Ue dai mangimi importati. Grazie alla produzione di biocarburanti, a partire dal 2000, nell'Ue-27 le superfici investite a colza sono aumentate da circa 2 milioni a oltre 6 milioni di ettari. In aggiunta, i predetti piani minacciano l’occupazione nelle zone rurali. L'industria europea dei biocarburanti ha fatto investimenti per 14 miliardi di euro e, secondo alcune stime, garantisce 100.000 posti di lavoro diretti ai cittadini europei.
Prima della pubblicazione della proposta, Pekka Pesonen, segretario generale del Copa-Cogeca, ha dichiarato che "i biocarburanti presentano numerosi vantaggi in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, indipendenza energetica e occupazione nelle zone rurali dell'Ue. Inoltre, essi possono essere prodotti nell'Ue in maniera sostenibile, senza ingenerare cambiamenti di destinazione d'uso delle terre nei Paesi terzi. Un incremento della produzione di biocarburanti nell'Ue riduce le pressioni esercitate nei Paesi terzi per la produzione di soia e contribuisce alla salvaguardia delle foreste tropicali. I biocarburanti fanno parte della bioeconomia delle zone rurali, pertanto i piani della Commissione sono da rivedere".
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Fonte: Copa Cogeca