La polemica sulla produzione intensiva dei biocarburanti, che minaccia la biodiversità e mette a rischio l’approvvigionamento di cibo nelle aree più povere del pianeta, ha fatto dimenticare i vantaggi proprio per queste ultime che possono derivare dai progetti sulle bioenergie su piccola scala.
Vantaggi sottolineati in uno studio realizzato dalla Fao (Food and agriculture organization of united nation): l’organizzazione alimentare si è scagliata più volte contro l’impatto ambientale e sociale dei combustibili di origine vegetale e ora vuole riportare l’attenzione su una modalità di sviluppo decisamente più soft, perché mirata alle reali esigenze delle popolazioni, locali in sintonia con l’ambiente, e soprattutto con le reali opportunità per lo sviluppo delle aeree rurali. Realizzato in collaborazione con il britannico Dfid (Department for International Development), il rapporto 'Small Scale Bioenergy Initiatives: Brief Description and Preliminary Lessons on Livelihood Impacts from Case Studies in Latin America, Asia and Africa' (disponibile in inglese, in versione integrale, a questo link) presenta un’analisi, condotta da settembre a novembre 2008, su 15 progetti che trattano una vasta gamma di tecnologie, dalle produzione di biocarburanti liquidi e biogas allo sfruttamento di biomasse di origine locale svolti in 12 Paesi dell’America Latina, Asia e Africa. 
I progetti riguardano attività agricole, forestali e industriali che prevedono l’utilizzo di scarti e residui vegetali per la produzione di energia per la casa, i trasporti, per la fornitura elettrica.
Vengono passati sotto la lente anche alcuni casi di produzione di biocarburanti (ad esempio da jatropha) su piccola scala. 
I risultati evidenziano in generale un incremento dell’efficienza nello sfruttamento delle risorse naturali: ad esempio, gli scarti dalla produzione di biocarburanti o biogas sono stati riutilizzati come fertilizzanti naturali.
Alle coltivazioni energetiche sono state alternate coltivazione a scopo alimentare. I terreni utilizzati fanno parte di zone rurali marginali, in generale non coltivate. Ma soprattutto, sono state coinvolte le popolazioni locali, il che ha avuto come conseguenza una più omogenea distribuzione dei profitti sul territorio e in generale il miglioramento delle condizioni di benessere e occupazionali delle popolazioni coinvolte.
Da tutti gli scenari esaminati emerge infine che la produzione di bioenergia non ha mai messo in pericolo la sicurezza alimentare, sia perché derivante da culture non destinate all’alimentazione, sia perché appunto la produzione è avvenuta su piccole aree o su terreni marginali.
'Le preoccupazioni sul possibile impatto che i biocarburanti per autotrazione', commentaOlivier Dubois, del Dipartimento delle Risorse Naturali della Fao, 'possono avere sull’ambiente e sulla sicurezza della produzione agricola hanno eclissato i numerosi benefici che in generale le bioenergie apportano ai Paesi più poveri'.