Il Castagno dei Cento Cavalli, in provincia di Catania ai piedi dell'Etna, ha 2200 anni.
A dirlo è un gruppo di ricercatori del Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea, che ha effettuato la datazione nell'ambito di uno progetto di ricerca molto più ampio, denominato Castarray, i cui risultati sono stati pubblicati sulle riviste scientifiche International Journal of Molecular Science e Forestry e che sono già stati anticipati anche in un articolo su AgroNotizie®.
La determinazione dell'età di questo albero è stato forse il risultato più eclatante, anche dal punto di vista mediatico, ma non l'unico, anzi.
Ci sono molti altri punti di questo studio importanti, che avranno una ricaduta interessante sulla castanicoltura, sia per quanto riguarda aspetti pratico applicativi che per quanto riguarda possibili sviluppi di ricerca.
Ma andiamo per ordine, vedendo chi è questo castagno, come è stata misurata la sua età e quali sono gli aspetti che potranno interessare tutto il settore castanicolo.
Il Castagno e la sua datazione
Il Castagno dei Cento Cavalli è un albero monumentale che si trova in Sicilia, nel comune di Sant'Alfio (Ca) e deve il suo nome alla leggenda che vuole che la regina Giovanna I d'Angiò, nel XIII secolo, durante un temporale si riparò sotto le sue fronde con tutti i suoi 100 cavalieri.
Oggi l'albero si presenta con 3 tronchi principali che compongono una chioma che copre un'area di circa 1000 metri quadrati.
Da molto tempo era però rimasto in dubbio se questi 3 tronchi fossero originati dalla ceppaia della stessa pianta, o se fossero nati da 3 castagne diverse.
I ricercatori del Crea, utilizzando una nuova tecnica di analisi del Dna chiamata Kasp, hanno dimostrato che i 3 tronchi sono geneticamente identici, e quindi sono nati dallo stesso seme. Le foglie raccolte da vari rami dei 3 fusti, infatti, risultavano tutte geneticamente uguali.
Questo vuol dire che i 3 tronchi appartengono alla stessa pianta e si sono sviluppati probabilmente per frammentazione di un tronco cavo, rappresentato in molti dipinti del '700, o comunque al margine di una unica ceppaia.
Per stimare l'età è stato considerato il tasso di accrescimento del fusto che, dopo i primi 30 anni dalla nascita, fa aumentare il raggio del fusto dei castagni di circa 0,004 metri all'anno.
Partendo poi dalla circonferenza su cui sono disposti i fusti, di circa 57 metri - quindi circa 9 metri di raggio - è stata calcolata l'età di circa 2200 anni (9 metri : 0,004 metri all'anno = 2269 anni).
Il Castagno dei cento cavalli in un dipinto di Jean-Pierre Louis Laurent Houël del 1777
(Fonte foto: Wikipedia)
Questa datazione, come ha spiegato la dottoressa Angelina Nunziata, che ha coordinato lo studio, ha ovviamente un ampio margine di approssimazione ed è già stata contestata da alcuni esperti di dendrocronologia, che sostengono che l'età di una angiosperma (come appunto il castagno) non superi in genere i 500 anni.
Tuttavia, la documentazione storica riporta che nel 1594 (426 anni fa) l'albero in questione fosse già straordinariamente grande mettendo in discussione il fatto che questo limite generale possa applicarsi a questo caso particolare. Una stima più accurata dell'età sarebbe comunque molto interessante, come vedremo.
La tecnica Kasp e le applicazioni in castanicoltura
La tecnica Kasp (una sigla che sta per Kompetitive Allele Specific Pcr) è un metodo di analisi del Dna messo a punto in Gran Bretagna nel 2010. Un metodo veloce, economico ed accurato ed è usabile per qualsiasi organismo vivente, purché esistano delle sonde specifiche per quella specie di organismo.
Uno dei risultati del progetto Castarray è stato quello di realizzare queste sonde per il castagno, rendendo applicabile questa tecnologia in castanicoltura.
Oggi, quindi, è possibile determinare in modo rapido ed economico se una pianta, una foglia, una marza, o anche un frutto (perché provvisto di guscio) appartengano o meno ad una data cultivar.
Il metodo può essere usato anche per monitorare la presenza di contaminazione genetica in determinate aree dovuta alla diffusione di polline di ibridi interspecifici fertili derivanti principalmente da incroci con castagno giapponese (Castanea crenata) e asiatico (Castanea mollissima).
O, come nel caso del Castagno dei Cento Cavalli, per stabilire se foglie o altri campioni vegetali appartengano o meno alla stessa pianta.
Prospettive di ricerca
L'aver stabilito che il Castagno dei Cento Cavalli abbia un'età più che millenaria è interessante per valutare il tasso di mutazione dei castagni, cioè la frequenza con cui avvengono mutazioni genetiche spontanee in una determinata specie.
Come ci ha spiegato la dottoressa Nunziata, un grande albero nel corso della sua vita può accumulare nei suoi rami varie mutazioni. Come avviene anche a livello agronomico alle piante di una stessa cultivar, che, essendo cloni, derivano tutte da una stessa pianta, ma possono nel tempo subire delle mutazioni.
La dottoressa Angelina Nunziata e la collega Milena Petriccione durante i campionamenti
(Fonte foto: Angelina Nunziata - Crea)
Il Castagno dei Cento Cavalli - che al di là della sua età precisa resta il più antico castagno vivente d'Europa dal momento che è quello con il fusto più ampio - ha già mostrato un aspetto interessante dal momento che nei punti dei cromosomi analizzati presenta una elevata stabilità genetica, cioè non ci sono mutazioni.
Potrà quindi essere interessante studiare se in altre parti del genoma abbia un tasso di mutazioni più elevato, e se sì dove e di che tipo, in modo da individuare quali geni siano più soggetti a mutazioni.
In molte specie di piante, ad esempio, le sequenze di Dna che sono responsabili della resistenza a determinati parassiti sono solitamente molto variabili. Capire su quali porzioni dei cromosomi del castagno siano le isole di iper variabilità potrebbe avere una certa importanza ad esempio per orientare programmi di miglioramento genetico.
Inoltre, studiare una pianta così antica è interessante per "tarare" una sorta di orologio molecolare basato sul tasso di mutazione che ci aiuti a datare gli alberi antichi.
Inoltre, l'esemplare può essere studiato anche per cercare di capire alcuni meccanismi di protezione del Dna, cioè quanto e come le cellule siano in grado di "riparare" le mutazioni spontanee, ripristinando il Dna nella forma che aveva prima della mutazione.
In definitiva il Castagno dei Cento Cavalli, oltre ad essere uno stupendo monumento vivente, può diventare un interessantissimo modello biologico per lo studio dei meccanismi genetici comuni a tutti i castagni.