In Italia il raccolto di castagne nel 2015 risentirà ancora del fenomeno cinipide, ma con una produzione in netta ripresa sul 2014, anno nel quale si è forse toccato il minimo storico. Posta una produzione potenziale a livello nazionale di oltre 537mila quintali (media dei raccolti 1999 – 2007), il 2015 dovrebbe conoscere un raccolto attestato sul 60% di questo valore.

In Campania, regione forte di una produzione potenziale pari quasi al 50% dell’Italia – oltre 251mila quintali – quest’anno il raccolto effettivo dovrebbe attestarsi a circa il 60%, in linea con il dato nazionale, e quindi in decisa ripresa sul 10% fatto registrare nello scorso anno. E’ questa la stima che viene resa ad AgroNotizie da Giampaolo Rubinaccio, coordinatore area frutta in guscio di Italia Ortofrutta e che trova conforto anche in altre stime di mercato.

Ma si avvertono problemi sul prezzo all’origine, a causa dell'arrivo sul mercato italiano di frutti provenienti dall’estero: una vera e propria invasione, provocata dalla scarsità di prodotto della scorsa annata, che ha aperto il mercato italiano in maniera decisa.

Una nuova fitopatia minaccia il mercato delle castagne
In rapida diffusione, colpisce durante l'impollinazione e attacca i frutti: è il marciume del castagno, provocato da Gnomoniopsis castanea, una crittogama recentemente individuata dall’Università di Torino e che sembra interagire con il Cinipide, e sulla quale sono in corso studi.

”L’azione del marciume fa sì che le industrie di trasformazione ritirino prodotto fresco tal quale apparentemente in ottimo stato, ma all’atto della prima lavorazione - spiega Gianpaolo Rubinaccio, coordinatore area frutta in guscio per Ortofrutta Italia attraverso saggi sul prodotto, finiscono con l’accorgersi di avere comprato frutti completamente marci, di colore nero. La quale cosa temo che in futuro influirà negativamente sul prezzo delle castagne all’origine".

Serve più aggregazione
Su tutto pende come un’ipoteca sull’intero settore la scarsa capacità di aggregazione dei castanicoltori.
“In Italia solo il 10% del comparto conferisce il prodotto alle Op" afferma Rubinaccio.
"Il prodotto della Campania che con 13308 ettari ha quasi il 25% dei castagneti da frutto d'Italia sul suo territorio, finisce praticamente quasi tutto nelle mani dell’industria di trasformazione – spiega Rubinaccio e non mi riferisco solo a quella dolciaria, ma anche e soprattutto alle aziende che si occupano della prima lavorazione del prodotto fresco, che viene poi avviato alla commercializzazione”.

Prezzi e import
I trasformatori, in epoca di scarsità, sono largamente ricorsi al mercato estero, soprattutto la Turchia, da dove è arrivato prodotto tal quale da sterilizzare.
"E da quest’anno conosciamo la concorrenza sui prezzi per le nostre castagne, basti pensare che il prodotto della Garfagnana quota tra i 90 centesimi e un euro e 80 al chilogrammo, mentre il prodotto della Campania oscilla tra 1,20 e 2, 50, per raggiungere punte di 3,50 euro al chilogrammo solo per le castagne da 40-50 pezzi per un chilogrammo" dice ancora Rubinaccio ad AgroNotizie.

Cinipide, resta alta l'allerta
Sulla ripresa produttiva pesa ancora il cinipide del castagno, ma dove si sono intensificati i lanci del parassitoide Torymus sinensis, le cose vanno bene: "Per esempio nel comprensorio castanicolo di Quindici, Moschiano, Forino e Monteforte, in provincia di Avellino, i lanci della Regione sono stati affiancati da quelli dei privati, che li hanno pagati con una pubblica sottoscrizione.
La solidarietà è scattata
– spiega Rubinaccio perché in questi comuni montani l’economia dipende in buona parte dalla raccolta delle castagne, ecco perché un po’ tutti si sono fatti in quattro per favorire l’acquisto dell’antagonista del cinipide”.