Calano le superifici dei frutteti italiani. In cinque anni - dal 2000 al 2007 - si sono rinfatti idotte di 24.282 ettari (-8%), assestandosi sui 279.120 ettari. Lo afferma l'Istat che ha condotto una rilevazione campionaria sulle principali coltivazioni legnose agrarie per l’annata agraria che va dal 1° novembre 2006 al 31 ottobre 2007. L’indagine rileva ogni cinque anni la consistenza degli impianti relativi alle principali specie agrofrutticole e al loro potenziale produttivo. Le specie frutticole e agrumicole oggetto di indagine sono il melo, il pero, il pesco, la nettarina, l’albicocco, l’arancio, il limone e gli agrumi a piccoli frutti.
 
Nel 2007 la superficie complessivamente investita nelle specie agrofrutticola oggetto di rilevazione, risulta pari a 279.120 ettari, con una
riduzione di 24.282 ettari (-8%) rispetto al 2002.
Con 73.786 ettari (pari al 26,4% del complesso della superficie investita a frutticoltura) l’arancio rimane la coltivazione agrofrutticola con la maggiore superficie investita. Seguono il pesco e nettarina con 63.754 ettari (22,8%), il melo con 55.225 ettari (19,8%), il pero con 32.075 ettari (11,5%), gli agrumi a piccoli frutti con 21.998 ettari (7,9%), il limone con 16.634 ettari (6,0%) e, infine, l’albicocco con 15.649 ettari (5,6%).

La contrazione della superficie investita nelle coltivazioni legnose agrarie, registrata tra il 2002 e il 2007, conferma una tendenza di lungo periodo già osservata nel corso degli anni '90. Confrontando i dati del 1997 con quelli dell’ultima indagine, si registra una diminuzione della superficie complessiva pari al 34,4%. La contrazione risulta particolarmente accentuata per la coltivazione del limone (-47,1%) degli agrumi a piccoli frutti (-42,1%), del pero e del pesco e nettarina (-37,7% per entrambe le specie) e dell’arancio (-34,1%), mentre durante gli ultimi cinque anni (2002-2007) la tendenza alla flessione della superficie investita risulta più accentuata per gli agrumi a piccolo frutto (-22,5%), il pero (-16,5%) e il pesco e nettarina (-12,8%). Tuttavia, nel corso degli ultimi dieci anni, continuano a prevalere le superfici investite ad arancio e quelle a pesco e nettarina.
 
La regione che presenta la maggior superficie frutticola è la Sicilia con 69.543 ettari (pari al 24,9% del totale nazionale), seguita dall’Emilia-Romagna con 50.908 ettari (18,2%), dalla Calabria con 33.574 ettari (12%) e dal Trentino-Alto Adige con 28.823 ettari (10,3%): queste regioni da sole assorbono i due terzi dell’intera superficie agrofrutticola del Paese.
 
Per quanto riguarda le varie specie, i dati del 2007 confermano la particolare concentrazione del melo nel Trentino-Alto Adige con 28.541 ettari (51,7% dell’intera superficie nazionale coltivata a melo) e un incremento del 2,6% rispetto al 2002. Seguono a distanza il Veneto con 6.943 ettari (12,6%) e il Piemonte con 5.688 ettari (10,3%), per i quali si registra un aumento, rispettivamente del 3,7% e del 33,5% rispetto al 2002.
La coltivazione del pero presenta una forte concentrazione in Emilia–Romagna con 20.363 ettari (63,5% della superficie nazionale destinata a questa specie).  La coltivazione del pesco e nettarina è particolarmente diffusa in Emilia-Romagna (34,6%), in Campania (13,9%) e in Piemonte (11,2%). L’albicocco è coltura molto praticata in Campania (28,5% del totale nazionale) e in Emilia-Romagna (28%), ma si registrano superfici consistenti anche in Basilicata (21,5%).
La Sicilia e la Calabria sono tradizionalmente le principali regioni dedite alla coltivazione degli agrumi. L’arancio, con più di 73 mila ettari copre la maggior quota di superficie coltivata tra le specie. La Sicilia e la Calabria sono tradizionalmente le principali regioni agrofrutticole considerate; in Sicilia, dove è concentrato il 59,3% delle superfici impiantate ad arancio, si registra però una diminuzione del 6,3% negli ultimi cinque anni. Rispetto al 2002, in Sicilia e in Calabria si registra anche una forte contrazione della superficie  investita negli agrumi a piccoli frutti (rispettivamente -50,3% e -22,4%).