6 miliardi di danni nel 2022 per la siccità, altrettanti nel 2023 per nubifragi, alluvioni, grandinate, bombe d'acqua. I numeri tragici dei cambiamenti climatici in Italia spingono la maggior parte delle imprese agricole (siamo vicini al 70%) a modificare - più o meno in corsa - le semine delle coltivazioni cerealicole e ad affidarsi da un lato all'agricoltura di precisione e, dunque, alle tecnologie più innovative, dall'altro a coniugare antiche pratiche come la rotazione dei terreni, le cover crop per mantenere l'umidità ottimale del terreno o per regolare la temperatura del suolo. Altro driver che influisce sensibilmente (32,4%) sulle tendenze di semina è l'andamento dei mercati. E chissà se per il futuro il via libera ai dazi per l'import in Ue di grano proveniente da Russia e Bielorussia avrà riflessi sui listini e, di conseguenza, anche sulle previsioni di semina.

 

Sono alcune delle indicazioni pubblicate dall'Istat nel rapporto "Previsioni di semina per le coltivazioni cerealicole", in base al quale si evincono alcune tendenze utili per tutti gli stakeholder dell'agricoltura. Nel 2024 le previsioni registrano una diminuzione, sebbene lieve, della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) (-1,9%) e delle superfici investite a seminativi (-1,8%), mentre si prevede una flessione più significativa delle superfici a cereali (-6,7%).

 

Nel 2023 i cereali si confermano, secondo il report di Istat, le coltivazioni più importanti tra i seminativi, tanto che le superfici investite a coltivazioni cerealicole mantengono livelli piuttosto costanti (43%) sia rispetto al 2022 (42,9%) che al 2021 (43,1%). Seguono gli erbari e i pascoli temporanei, che rappresentano il 34,8% dei seminativi.

 

Tra il 2021 il 2023, a livello nazionale, si è osservato un lieve aumento della Sau (+0,3%), con la superficie investita a seminativi che mostra un andamento analogo, con un aumento dell'1,7% rispetto al 2021.

 

Nell'ultimo triennio, in particolare, le variazioni più significative per l'incidenza dei cereali sui seminativi si registrano nelle aree del Nord e del Sud. Il Nord Ovest segna una diminuzione, attestando il valore dell'incidenza dei cereali al 41,6%, in forte calo rispetto al 2021 (48,4%). Aumenta, invece, nel 2023, il valore del Sud (+57,3%) rispetto al 49,8% del 2021. Una crescita, riferisce l'Istat, imputabile alla diminuzione generale delle superfici coltivate a seminativi, in cui spicca la diminuzione della superficie adibita alle foraggere temporanee, che a livello nazionale perdono 2,6 punti percentuali solo nell'ultimo anno.

 

Tra il 2022 il 2023 si registra a livello nazionale un andamento piuttosto stabile delle superfici investite a cereali (+0,2%), mentre le previsioni per il 2024 denotano - come anticipato - un calo del 6,7%.

 

Per l'annata agraria 2023-2024 le previsioni di semina indicano variazioni significative del peso relativo del frumento duro e del frumento tenero sul totale delle superfici cerealicole (rispettivamente -2% rispetto al 2023 e +1,6% rispetto al 2023); l'orzo, invece, nelle previsioni di semina segna una lieve diminuzione dello 0,2%, con un calo dal 9,5 al 9,3%, mentre per il mais si prevede un aumento dello 0,9%, con una incidenza sul totale delle superfici a cereali che passa dal 17,3% al 16,2%.

 

Il precision farming? Più al Nord e fra le aziende più strutturate

Secondo i numeri elaborati dall'Istat, il 28,5% delle aziende ha affermato di utilizzare strumenti e tecniche proprie dell'agricoltura di precisione, con la maggiore concentrazione nelle aree del Nord Ovest e del Nord Est, con rispettivamente il 32,1% e il 33%.

 

E sono prevalentemente le aziende di grandi dimensioni a fare ricorso a strumenti di precisione per l'ottimizzazione e la razionalizzazione dell'uso agricolo dei terreni. Le realtà con Superficie Agricola Utilizzata superiore ai 100 ettari sono il 41,1%, rispetto al 29,4% tra 50 e 100 ettari; mentre le imprese agricole di piccole dimensioni fino a 15 ettari, si fermano alla quota del 9,6% (e dove presumibilmente potrebbero intervenire i servizi del contoterzismo).

 

Le aziende sono comunque orientate all'agricoltura sostenibile, adottando soluzioni come la rotazione delle colture per migliorare o mantenere il rendimento dei terreni; il monitoraggio dei parassiti e degli insetti che trasmettono malattie usando i loro nemici naturali (come altri insetti benefici, predatori, parassitoidi e microrganismi quali funghi, virus e batteri). Anche la copertura del terreno con paglia o materia organica, utili a mantenere l'umidità ottimale del terreno e a regolare la temperatura del suolo, sono soluzioni sempre più utilizzate negli ultimi anni e alle quali fa ricorso il 22,6% delle aziende.

 

In particolare, secondo il report di Istat, la tecnica della copertura del terreno (cioè la cover crop con paglia o materia organica), è impiegata in media dal 18% ma dal 20,4% al Sud e dal 20,3% al Nord Ovest.