La Turchia presenta una superficie investita di circa 400.000 ettari pari ad una produzione di 555.000 tonnellate. Le zone di coltivazione sono rappresentate dalle regioni costiere del Mar Nero poste a nord-est del paese (la più tradizionale) e le regioni del centro-ovest.
Le prime (Trazbon, Giresum e Ordu) rappresentano il 60% della produzione nazionale e sono caratterizzata da zone montuose e quindi coltivazioni eseguite su terreni poco fertili, declivi, con climi piovosi e con moderate temperature estive. Gli impianti sono di piccole dimensioni (circa 1,0 ha), non irrigui, con forme d’allevamento a cespuglio ed alta densità d’impianto (600-700 piante/ha).
Le seconde rappresentano il 40% della produzione nazionale (Samsun, Akcakoca, Bolu e Zonguldak) e sono invece rappresentate da terreni fertili, pianeggianti e con climi miti e piovosi. Le coltivazioni sono eseguite in aziende di dimensioni maggiori rispetto alle precedenti (circa 2,0).
Le principali varietà coltivate sono di provenienza locale come Tombul (33%), Cakildak (13%), Mincane (12%), Karafindik (10%) e Palaz (10%) e presentano frutto medio-piccolo ed elevata adattabilità all’uso industriale che rappresenta la maggiore destinazione. Inoltre il 12% viene destinato al consumo interno mentre la parte restante è destinata all’esportazione con maggiore destinazione verso i paesi dell’Ue (Germania 34% e Italia 13%).

Gli Usa producono su una superficie di 11.462 ha per una produzione complessiva di 25.000 tonnellate. La principale zona di coltivazione è rappresentata dalla Willamette Valley (Oregon) posta sulla costa del Pacifico che rappresenta l’80-90% dell’intera produzione. La zona è caratterizzata da clima piovoso e mite (adatto per il nocciolo) e con terreni fertili e pianeggianti. Le aziende sono di grandi dimensioni (15-30 ha) con elevato livello di meccanizzazione. Le forme d’allevamento sono monocauli e con sesti d’impianto di 200-400 piante/ha. Le varietà maggiormente utilizzate sono per quanto riguarda il consumo da tavola Barcelona (66%) ed Ennis (13%) e per quanto riguarda l’industria Casina, Lewis (la più utilizzata nei nuovi impianti per la resistenza a Eastern Filbert Blight) e Daviana. La produzione viene destinata per il 60% alla produzione da guscio (consumo da tavola) con il 14% al mercato interno e per il 46% all’esportazione verso paesi dell’UE, Cina, Canada ed America del Sud.

L’Italia produce circa 110.000 tonnellate ponendosi al secondo posto nella produzione mondiale. Complessivamente si sviluppa su una superficie investita pari a 68.233 ha con la tendenza ad un leggero calo negli ultimi anni pari al 2-3%. Le principali regioni interessate alla sua produzione sono rappresentate dalla Campania, Lazio, Piemonte e Sicilia (in ordine d’importanza) che da sole sono il 98% dell’intero volume.
La Campania rappresenta il 40% della torta e le principali zone interessate sono Avellino (49%), Napoli (27%), Caserta (12%) e Salerno (9%). Gli impianti sono situati per il 70% nelle zone collinari e le aziende sono caratterizzate da piccole dimensioni (2 ha) e scarsamente meccanizzate. Spesso in queste zone a causa dell’inadeguato adattamento con le nuove tecniche colturali, raccolta non tempestiva, scarsa efficienza impianti essiccazione si crea un prodotto scadente che non riesce a competere con quello turco. Il restante 30% è invece situato nelle zone pianeggianti con climi migliori e con situazioni aziendali sicuramente migliorative rispetto a quanto detto precedentemente. Questo comporta una qualità migliore ed una migliore competitività sul mercato. Per quanto riguarda le varietà la situazione è un po’ difficoltosa in quanto sono diverse le cultivar utilizzate anche a seconda della zona. Principalmente si coltiva Mortarella (38%) e S.Giovanni (37%) per la destinazione industriale  e Tonda di Giffoni(12%), Tonda Bianca, Tonda Rossa, Camponica e Riccia di Talanico per il consumo fresco. In questa zona è molto importante ricordare come il prodotto sia principalmente  commercializzato attraverso intermediari e commercianti.
Nel Lazio la produzione di nocciole (33%) è collocata nella sola provincia di Viterbo (96%) e caratterizzata da aziende di 10-15 ha, con terreni pianeggianti, freschi e fertili. Inoltre sono spesso irrigati, mantenuti ineriti e la forma d’allevamento principale è quella a cespuglio. Le varietà impiantate sono la Tonda Gentile Romana (85%), Nocchione (10%) e Tonda di Giffoni (5%). In questa regione il prodotto e quasi totalmente aggregato presso cooperative ed associazioni di produttori che lo gestiscono e lo commercializzano.
In Piemonte gli impianti sono situati nelle provincie di Cuneo (75%) ed Asti (23%) andando ad interessare non solo la tipica area di produzione delle Langhe ma anche zone meno declive da sempre indicate per la cerealicoltura. Le zone più tradizionali sono caratterizzate da aziende non irrigue, di piccole dimensioni (2 ha), sesti d’impianto ampi e sistema d’allevamento a cespuglio con molte pertiche. Nei nuovi impianti il cespuglio è tenuto con 3 pertiche o a monocaule, sesti più densi di 350-400 piante/ha, raccolta meccanizzata, disciplinari di produzione, minori irrigazioni (o comunque più specifiche) ed inerbimento del suolo. Le cultivar utilizzate sono rappresentate da Tonda Gentile delle Langhe per oltre il 90% degli impianti molto richieste per le sue caratteristiche organolettiche sia per l’industria dolciaria che per il consumo da tavola. L’80% del prodotto viene raccolto ed inviato alle associazioni che successivamente distribuiscono e commercializzalo il prodotto anche attraverso il marchio Igp).
In Sicilia le superfici rilevate sono di circa 3.860 ha per una produzione che copre il 10% circa del totale con la maggior parte collocata nella provincia di Messina (78%), Catania e Palermo. Le aziende sono ancora gestite in modo tradizionale come anche gli impianti lasciando alla corilicoltura siciliana un aspetto senescente e scarsamente competitivo. Le varietà principalmente utilizzate sono rappresentate da Siciliana, Ghirara, Minnulara e Lancinante.

La Spagna presenta complessivamente una superficie investita pari a 18.000 ha localizzata per il 90% in Catalonia. Le aziende presentano dimensioni medio-piccole (1-6 ha) scarsamente meccanizzate e sono poste in zone di montagna con terreni pendenti e poveri d’acqua. Solo recentemente si è avviata la coltivazione (il restante 10%) in alcune zone delle regioni Asturie e Catabrica caratterizzate da terreni fertili e pianeggiati e con climi maggiormente piovosi. Le varietà maggiormente utilizzate sono tutte adatte all’utilizzo industriale (la maggiore destinazione del prodotto) e sono rappresentate da Negret (l’80% delle superfici), Gironell, Pautet, Culplà, Tonda di Giffoni e Morell. La produzione viene destinata per il 45% alla produzione dolciaria locale e quindi per il mercato interno mentre il restante 55% va all’esportazione con destinazione principale la Germania.
Altre zone di produzione sono rappresentate dall’Azerbaijan (17.000 t), Georgia (12.000 t) ed Iran (12.000 t) dove vengono però coltivate specie di Corylus che crescono spontaneamente nelle varie zone. Nel primo caso però sono destinate principalmente all’esportazione mentre nel secondo sono soprattutto destinate all’autoconsumo.
Bisogna sicuramente ricordare come paese emergente la Cina (11.000 tonn) con impianti situati nella parte più ad est vicino alla Corea, con piante principalmente spontanee  e con destinazione che ancora ad oggi è rivolta verso il mercato interno per quasi la totalità.

Fonti:
"2° Convegno nazionale sul nocciolo", Giffoni V.P. ottobre 2002;
Università di Torino - Dipartimento di Colture arboree;
Creso - Sezione di Corilicoltura

Foto by Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Colture Arboree