Stare su un trattore svariate ora al giorno può avere delle conseguenze in termini di stress psico-fisico. Le vibrazioni e il rumore generati dal motore, il terreno sconnesso e le velocità sempre crescenti di esecuzione delle lavorazioni sono tutte condizioni che possono causare negli agricoltori disturbi che rischiano di sfociare in vere e proprie malattie professionali.

 

Ma partiamo dal principio. Cosa è una malattia professionale? Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la definisce come "un evento dannoso che agisce sulla capacità lavorativa della persona e trae origine da cause connesse allo svolgimento della prestazione lavorativa. La causa agisce lentamente e per gradi sull'organismo del soggetto e deve risultare in diretta relazione con l'esercizio di determinate attività, nelle quali trovare la propria origine". Il vigente sistema di tutela si fonda su una presunzione legale del nesso di causalità tra la patologia, chiamata tecnopatia ed elencata in un'apposita tabella, e le corrispondenti lavorazioni nocive. 

 

Quali sono le malattie professionali in agricoltura?

Per chiarire meglio di cosa stiamo parlando, andiamo a vedere gli ultimi dati Inail consolidati e relativi al quinquennio 2018 - 2022, periodo in cui le malattie più frequenti tra gli agricoltori sono state quelle a carico dell’apparato muscolo-scheletrico con il 77% dei casi. Nella categoria, Inail menziona prevalentemente dorsopatie, disturbi ed ernie ai dischi intervertebrali e disturbi dei tessuti molli, principalmente tendiniti con lesioni della spalla ed epicondiliti del gomito.

 

Seguono a distanza, le malattie del sistema nervoso con il 15% di incidenza, e parliamo soprattutto di sindromi del tunnel carpale, e le ipoacusie con il 5% dei casi. I tumori denunciati sono il 107, 39% in più rispetto ai 77 denunciati nel 2021, ma in ogni caso sono in linea con i numeri degli anni pre pandemia. 

 

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Distribuzione delle malattie professionali per tipologia di tecnopatia accertata, quinquennio 2018-2022, comparto Agricoltura

(Fonte foto: Inail)

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Analizzando i dati relativi al quinquennio 2018 - 2022, si osserva che quasi un terzo delle denunce di malattia professionale registrate, proviene da donne (31%). In entrambe le classi di genere, la maggior parte delle denunce giunge da individui tra i 50 e i 64 anni (donne 69%, uomini 59%) con un'età media alla denuncia di 59 anni (Dati 2022). Si attestano solo al 3% i casi protocollati per lavoratori stranieri. 

 

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Distribuzione delle malattie professionali in agricoltura per genere ed età dei tecnopatici, anno di protocollazione 2022

(Fonte foto: Inail)

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Le operazioni agricole più "dannose" per la salute

Tra i casi riconosciuti positivamente per il 2022, oltre la metà (57%) riguarda la "preparazione del terreno", seguita dalle "lavorazioni successive alla semina" (13%), "produzione e allevamento di animali" (8%), "coltivazioni speciali" e "propagazione di piante" (ciascuna col 6%), "raccolta trasformazione prodotti" (4%); il restante 6% si suddivide tra "altre lavorazioni prima della raccolta", "silvicoltura", "lavorazioni ausiliari" e "attività diverse di bonifica".

 

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Distribuzione delle malattie professionali in agricoltura per tipologia di lavorazione, anno di protocollazione 2022

(Fonte foto: AgroNotizie su dati Inail)

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Se sommiamo le percentuali di malattie professionali legate alla "lavorazione del terreno" alle "lavorazioni successive alla semina", arriviamo al 70% del totale. Si tratta di un dato che fa riflettere: esiste un nesso tra la tecnopatia e i mezzi meccanici utilizzati per svolgere queste operazioni?

 

Meccanica agricola e malattie professionali: quale legame?

Abbiamo chiesto a Domenico Pessina, docente ordinario di Meccanica Agraria presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università Statale di Milano se, visti i dati, le condizioni di lavoro sono peggiorate: "non sono le condizioni di lavoro ad essere peggiorate, semmai il contrario. L'impressione è che siano migliorate le tecniche di indagine e le conclusioni definitive di origine professionale di una certa malattia. In generale, la meccanizzazione agricola moderna offre condizioni di lavoro molto migliori rispetto a quelle di un tempo".

 

"Oltre al sedile ammortizzato, un semplice esempio è la dotazione, ormai comune alla maggior parte dei trattori di fascia alta oppure maggiormente accessoriati, di cabine insonorizzate e dotate di sospensioni e di trattrici con assale anteriore ammortizzato" aggiunge Pessina. "Ciò riduce l'esposizione degli operatori al rumore e alle vibrazioni generate dal motore endotermico e dalla marcia veloce su terreno sconnesso, condizioni che possono portare al sopraggiungere di fenomeni come ipoacusia e disturbi muscolo-scheletrici"

 

Ci si ammala di meccanica agricola?

Nonostante la meccanica agraria abbia ormai solidamente interiorizzato il principio dell'ergonomia nella progettazione dei nuovi mezzi, i dati raccontano che ci si ammala sempre di più. "La prima considerazione da fare è che si invecchia di più" afferma Filippo Fabiano, medico del lavoro e Direttore Sanitario di EmmeDiElle, società operante nel settore dal 1993 che lo scorso anno ha effettuato oltre 30mila visite mediche.

 

"Nonostante il miglioramento tecnologico dei mezzi agricoli e delle strutture - progettati per offrire livelli di ergonomia sempre maggiori, a patto che siano usati in sicurezza - dal 2009 ad oggi, ci sono stati 15 anni di invecchiamento della forza lavoro agricola. Nel comparto agricoltura il ricambio è basso e l'aumento dell'età media lavorativa è un fenomeno incontrovertibile che ha un forte impatto sulla vulnerabilità alle malattie professionali, legata in particolare alle patologie da sovraccarico muscolo-scheletrico".   

 

Un parco macchine tra i più vecchi d'Europa

"Accanto all'invecchiamento della forza lavoro agricola, occorre fare un'ulteriore considerazione riguardo la scarsa diffusione dei moderni macchinari agricoli sul territorio italiano" aggiunge Domenico Pessina. "È comune la situazione in cui un agricoltore invecchia insieme al suo trattore, al quale si è affezionato, con la conseguenza che mezzi vecchi di oltre 30-40 anni (e a volte anche più…) sono ancora pienamente operativi con il conducente in età particolarmente avanzata. Non a caso, il nostro paese possiede un parco macchine tra i più obsoleti d'Europa".

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Un'ulteriore considerazione suggerita da Filippo Fabiano, riguarda la necessità di una formazione più efficace. "Rispetto a vent'anni fa la struttura meccanica è sicuramente molto più idonea alle esigenze del lavoratore, soprattutto per quanto riguarda le posture e la movimentazione manuale dei carichi. Tuttavia, rispetto ad altri settori - come quello metalmeccanico, dove il miglioramento tecnico ha portato noi medici del lavoro a doverci occupare praticamente solo del rischio residuo - quello dell'agricoltura di pieno campo e della zootecnia è rimasto indietro. Io credo che l'elemento determinante sia il recepimento di un'adeguata formazione. Ci sono ancora troppi infortuni sul lavoro dovuti ad un utilizzo scorretto dei macchinari, anche quelli di nuova generazione"

 

Andamento delle malattie professionali, tanti i fattori in gioco

Oltre a considerare l'andamento delle malattie professionali nel settore agricolo che abbiamo detto essere in costante crescita per varie concause, è interessante indagare quali e quante siano le malattie descritte nelle tabelle ministeriali di riferimento.

 

Come è intuibile che sia, più la lista delle malattie riconosciute si allunga e più alto sarà il numero di denunce che giugnono ad Inail. A riprova di ciò, quando nel 2009 il d.m. 9 aprile 2008 ha introdotto nelle tabelle le "malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico bio-meccanico e movimenti ripetuti" il numero delle denunce è raddoppiato passando da 1.800 nel 2008 a quasi 4mila nel 2009. (Dati Inail)

 

Recentemente il d.m. 10 ottobre 2023 ha approvato un'ulteriore revisione delle tabelle delle malattie professionali nell'industria e nell'agricoltura che però ha sostanzialmente mantenuto invariato il numero delle malattie riconosciute.

Come cita Inail nella circolare numero 7 del 15 febbraio 2024, "le nuove tabelle, consultabili nell'Allegato 1, sono state elaborate a conclusione dei lavori di aggiornamento di quelle precedenti da parte della Commissione scientifica".

 

 

Le parole sono importanti

Il cambiamento non è tanto nel numero di malattie riconosciute, che rimane pressoché invariato, ma nella sostituzione di alcuni termini nella definizione dell'azione nociva e della sua conseguenza protratta nel tempo. Nello specifico:

  • sostituzione dell’aggettivazione "non occasionale" con "abituale e sistematica";
  • introduzione del termine "cronico" per quelle patologie che possono avere manifestazioni sia croniche sia acute;

Abbiamo chiesto al dottor Fabiano un commento riguardo le principali modifiche del recente aggiornamento. "La parte più interessante è l'introduzione del termine 'cronico', che prima non c'era. Tutte le situazioni che prima esistevano e che comunque non erano riconosciute, se non a carico del lavoratore con 'l’onere della prova a carico dei lavoratori', dovevano avere una qualsiasi situazione di acuzie. Adesso tutto questo è stato riportato solo alla patologia cronica, quasi sempre non migliorabile dal punto di vista sintomatologico, che rappresenta il vero termine della patologia della malattia professionale rispetto ad un infortunio, che è un evento acuto".

 

2020 anno in controtendenza 

Appurato l'andamento in costante crescita, un occhio più attento ai dati del quinquennio 2018-2022 nota un decremento significativo di denunce registrate nel 2020: 7518 contro le oltre 11.300 dell'anno precedente.

 

Andamento delle malattie professionali denunciate nella gestione agricoltura nel quinquiennio 2018-2022

Andamento delle malattie professionali denunciate nella gestione agricoltura nel quinquiennio 2018-2022

(Fonte foto: Inail)
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La flessione, molto probabilmente, non è dovuta ad un improvviso miglioramento della salute degli agricoltori, ma piuttosto al contesto dell'emergenza pandemica che ha avuto il duplice effetto di concentrare gli sforzi dei servizi sanitari sui pazienti affetti da Covid-19 e di dissuadere i lavoratori dal sottoporsi agli accertamenti necessari per la denuncia.

 

Condivide questa interpretazione Filippo Fabiano, che afferma: "Nel 2020 c'è stata una flessione nel numero di denunce, sicuramente ascrivibile al fatto che fondamentalmente non si è lavorato. Tuttavia, il trend nel corso del tempo è sicuramente in aumento in tutti i comparti assicurativi"

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A conferma del trend, anche i numeri relativi al 2021 (9.150) e al 2022 (10.500 riconoscimenti) e quelli ancora provvisori, relativi ai primi 7 mesi del 2023 e 2024 che mostrano un incremento del 21% passando da 7.365 casi a 8.921 casi (Dati Inail).

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