Le soluzioni meccanizzate e il progetto InstaFactory rivoluzionano il trasporto e la lavorazione del pomodoro da industria spostando la trasformazione direttamente in campo. La qualità è maggiore e i costi scendono vertiginosamente. Ma facciamo un passo indietro e capiamo come è possibile.

 

Il pomodoro da industria è un pilastro dell'agricoltura e dell'industria alimentare italiana. Nel 2021 la produzione di ben 65mila ettari è stata tresformata in salsa, pelati e conserve. Nel 2023, il World Processing Tomato Council ha indicato l'Italia come terzo produttore nel mondo con la cifra record di 5,7 milioni di tonnellate di pomodoro raccolte.

 

Naturalmente la coltivazione meccanizzata ha avuto un ruolo chiave mettendo a disposizione trapiantatrici e raccoglitrici automatizzate capaci di garantire produzioni di alta qualità in tempi brevi.

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Il viaggio verso la tavola inizia in campo

Solitamente la raccolta del pomodoro inizia tra l'ultima decade di luglio e la prima di agosto e continua fino alla fine di settembre, anche se l'estrema variabilità delle condizioni climatiche spesso riduce o sposta le finestre di raccolta.

 

Le fasi della raccolta meccanizzata del pomodoro da industria in 3 minuti

 

Le moderne raccoglitrici semoventi staccano i pomodori dalla pianta e li selezionano in base al grado di maturazione. A questo punto, il viaggio del pomodoro verso la tavola prosegue a bordo di rimorchi trainati da trattori. Ogni ora vengono raccolte tra le 45 e le 100 tonnellate di oro rosso.

 

A trasportare i profumati frutti appena colti, sono diverse tipologie di traini. I classici dumper o rimorchi "rallati" (sterzanti) hanno dimensioni medio piccole per non causare danni da compressione ai pomodori mentre esistono rimorchi specifici per il carico e scarico di prodotti sfusi, caratterizzati da cassoni con ribaltamento laterale o bilaterale e imboccatura sempre laterale ma mobile, per contenere il flusso di prodotto proveniente dalla raccoglitrice. 

 

Per agevolare le operazioni di carico e scarico possono essere impiegati rimorchi a ribaltamento laterale

Per agevolare le operazioni di carico e scarico possono essere impiegati rimorchi a ribaltamento laterale

(Fonte foto: Guaresi)

 

Dal campo alla strada, un passaggio non sempre facile

Una volta carichi i rimorchi conferiscono il prodotto in un punto di raccolta presso il centro aziendale o in un'area limitrofa ai campi coltivati. I pomodori vengono caricati su rimorchi stradali lunghi più di 13 metri o suddivisi in contenitori più piccoli chiamati Bins (dall'inglese bin, bidone).

 

I Bins possono avere dimensioni variabili - l'altezza non supera mai il metro - e devono essere in materiale plastico rigido con pareti laterali a gabbia per non arrecare danni al delicato prodotto che deve essere arieggiato.

 

I Bins, che pesano tra i 350 e i 500 chilogrammi, con il fondamentale contributo di sollevatori telescopici (o semplici carrelli elevatori) salgono a bordo di autotreni - composti da una trattrice e uno o più rimorchi piani dove collocare i contenitori - pronti per essere trasformati. 

 

I Bins presentano profondità limitate e sono facilmente impilabili e trasportabili tramite appositi rimorchi 

I Bins presentano profondità limitate e sono facilmente impilabili e trasportabili tramite appositi rimorchi 

(Fonte foto: © Deyan Georgiev - Adobe Stock)

 

La delicata fase del trasporto

Le fasi successive alla raccolta sono cruciali tanto quanto quelle in campo. L'elevato numero di passaggi tra diversi contenitori aumenta il rischio che i pomodori subiscano stress o danni - l'errore umano è sempre dietro l'angolo - compromettendo così l'intera filiera produttiva.

 

Non solo, i costi di trasporto - dati dall'elevato numero di mezzi coinvolti: trattori, camion, rimorchi di vario genere, sollevatori, ecc. - non sono trascurabili ed erodono il già limitato margine di guadagno degli agricoltori.

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Per ridurre i rischi e contenere i costi si tenta di limitare i trasferimenti di prodotto facendo entrare camion (o trattori) con rimorchi dotati di Bins direttamente in campo. Ancora più spesso in campo arrivano direttamente autotreni con un unico grande cassone. Ma questa strategia ha i suoi limiti operativi: primo tra tutti può essere attuata solo in appezzamenti ampi e pianeggianti. 

 

Le raccoglitrici possono scaricare il pomodoro in rimorchi fino a 13,5 metri trainati da camion o trattori

Le raccoglitrici possono scaricare il pomodoro in rimorchi fino a 13,5 metri trainati da camion o trattori

(Fonte foto: MTS Sandei)

 

Se il pomodoro non va allo stabilimento, lo stabilimento va dal pomodoro

Quindi, eliminare interamente, o quasi, la fase di trasporto è fantascenza?

Assolutamente no. La solulzione che Mutti - azienda italiana nota per la produzione di prodotti a base di pomodoro - attua da qualche anno è quella di portare la fase di trasformazione in campo. Grazie al progetto InstaFactory l'Azienda commercializza una passata prodotta sul campo

 

"Per portare al massimo la qualità dei nostri prodotti abbiamo trasferito gli impianti in campo rivoluzionando quello che è il rapporto con gli agricoltori. Con InstaFactory abbiamo unito il meglio di due mondi: l'industria con i suoi processi e i temi legati alla sicurezza alimentare e il mondo agricolo con la sua tradizione, i suoi valori e il suo saper fare" commenta Francesco Mutti, ceo di Mutti.

 

InstaFactory è un prototipo di azienda trasportabile e automatizzata che riduce a zero i tempi di trasporto e lo stress che il pomodoro riceve. Al suo interno c'è tutto l'indispensabile per trasformare il pomodoro da materia prima a prodotto finito e confezionato.

 

InstaFactory di Mutti porta innovazione in un settore molto tradizionale

InstaFactory di Mutti porta innovazione in un settore molto tradizionale

(Fonte foto: Mutti)

 

Il pomodoro viene prima lavato e selezionato per togliere eventuali impurità, sminuzzato e trattato termicamente per agevolare il distacco della buccia e poi setacciato. Trattata quindi con un evaporatore multi effetto, la passata entra in un impianto asettico per il confezionamento.

 

"Ognuna di queste fasi tradizionalmente si svolge nello stabilimento produttivo e richiede molto spazio e impianti ad hoc. Con InstaFactory abbiamo realizzato lo stesso processo, comprimendolo in 2 moduli trasportabili da circa 9 metri di lunghezza per 2,5 metri di larghezza" spiega Giorgio Lecchi, direttore industriale Mutti.

 

Per ora InstaFactory è solo un prototipo: molte prove devono essere ancora condotte e numerosi aspetti di sostenibilità valutati ma può essere che, aggirandoci per le campagne italiane, diventi sempre più frequente imbattersi in questi impianti mobili.