No, i robot non arriveranno tra cinquant'anni nelle aziende agricole, ma molto prima. In California, Israele, Giappone e Australia gli AgBot stanno facendo i primi passi per assistere gli agricoltori in campo. Si tratta principalmente di macchine per la raccolta automatica di frutta e verdura e per i trattamenti fitosanitari. Durante il World Agri-Tech Innovation Summit, di cui AgroNotizie è partner, differenti società hanno svelato le loro creazioni.

Una delle più interessanti è sicuramente Harvest croo robotics, una startup californiana che ha costruito un robot per la raccolta automatica delle fragole. Ma perché farlo? "Perché durante la stagione del raccolto gli agricoltori hanno difficoltà a trovare la manodopera necessaria per raccogliere le fragole in campo. Il costo dei braccianti schizza alle stelle e in molti semplicemente non raccolgono il prodotto, con perdite economiche ingenti", spiega ad AgroNotizie Paul Bisset, chief operating officer di Croo robotics. "Uno dei nostri robot svolge il lavoro di trenta braccianti ed è in grado di coprire in un giorno cinque ettari di campo".

I robot di Harvest croo robotics raccolgono un fragola in otto secondi e si spostano da una pianta all'altra in 1,5 secondi. Tempi forse ancora troppo lunghi per essere competitivi. Ma il pregio del robot è che non si stanca ed è sempre preciso. Può lavorare anche di notte e sotto la pioggia battente.



Le fragole sono un segmento su cui si concentra l'attenzione di molte società. Il motivo è presto detto: i farmer americani spendono un miliardo di dollari all'anno per pagare la manodopera necessaria a raccogliere i preziosi frutti. In California, a differenza che in Europa, le coltivazioni sono in pieno campo e gli operai devono passare tra le baulature ogni tre giorni per evitare che si perda raccolto.

Dalla Spagna arriva un'altra società attiva nell'automated picking delle fragole, Agrobot. Una società che ha alle spalle, tra gli investitori, Driscoll's, il più grande produttore di fragole degli Stati Uniti. "Il nostro sistema di raccolta è adattabile ad ogni ambiente, dalla serra al pieno campo", spiega Juan Bravo, ceo di Agrobot. "Il robot copre quattro filari alla volta e raccoglie le fragole con estrema delicatezza, senza danneggiarle".

Ma come funziona la raccolta robotica delle fragole? Telecamere e sensori individuano il frutto sulla pianta e ne valutano il grado di maturazione. Se i parametri rispondono a quelli impostati un braccio meccanico viene guidato verso la fragola e, come nel caso di Agrobot, una pinza afferra il gambo e lo recide, senza danneggiare il frutto.



L'utilizzo di sistemi robotici di raccolta ha anche il pregio di poter mappare le produzioni. Alla fine della stagione è possibile sapere quanto ha prodotto ogni pianta. Informazioni utili per capire come fare meglio l'anno successivo, magari modificando la concimazione o la difesa, ma potenzialmente sono informazioni utili anche per il miglioramento genetico varietale.

Sempre nel campo della raccolta si muove Metomotion, una startup israeliana che guarda alle orticole in serra. Gli ingegneri hanno sviluppato un mezzo che si muove autonomamente all'interno delle serre ed è in grado di individuare i pomodori maturi e di raccoglierli attraverso una particolare pinza. Per ora la startup si è concentrata sui pomodori, ma il sistema può essere esteso anche ad altre colture, dai cetrioli ai peperoni, fino a melanzane e zucchini.

Senza contare che in futuro robot simili potranno anche svolgere altre operazioni in serra, come potare le piante, impollinare i fiori o monitorare lo stato di salute della coltura. Il mercato d'altronde è vasto: nel mondo ci sono circa 460mila ettari di serre e il costo del lavoro incide dal 30 al 40% sui costi totali di produzione.



Se molte delle soluzioni robotiche si concentrano sulla riduzione del costo del lavoro, altre hanno tra gli obiettivi quello di evitare agli agricoltori lavori potenzialmente pericolosi, come l'applicazione degli agrofarmaci. E' il caso di Swarm farm robotics, una società australiana che ha sviluppato dei macchinari a guida automatica per l'applicazione di prodotti fitosanitari che collaborano in maniera autonoma per portare a termine la missione.

Nel mondo anglosassone vige il motto 'bigger is better'. Non è il caso di Swarm farm robotics che nonostante operi in Australia, dove le estensioni sono enormi, ha deciso di puntare su piccoli robot della grandezza di una utilitaria che si muovono sui campi senza scontrarsi e collaborando per diserbare o applicare fitofarmaci. Il tutto senza che l'operatore intervenga. "Soluzioni che sarebbero perfette anche per l'Italia", spiega Andrew Bate, ceo dell'azienda.

Partner di Swarm farm robotics sono Bosch, leader nell'automazione industriale. E Adama, multinazionale che produce mezzi tecnici per l'agricoltura. Due società appartenenti a mondi completamente diversi che invece convergono nell'era dell'agricoltura 4.0.

Questo articolo fa parte delle collezioni:

Questo articolo appartiene alle raccolte: