Nuovo tonfo delle superfici a mais nel 2023. A illustrare la situazione sempre più critica della coltura è stato il professore Dario Frisio (Università degli Studi di Milano) durante l'ormai tradizionale appuntamento con la "Giornata del Mais" organizzata ogni anno dal Crea, Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo.

 

Secondo i dati mostrati durante l'evento che si è tenuto il 26 gennaio 2024 proprio a Bergamo, nel 2023 le superfici coltivate sono precipitate sotto il mezzo milione di ettari, precisamente a 498mila ettari. Si sono quindi dimezzate rispetto al 2012. La coltura non è attrattiva, tanto che si prevede un ulteriore calo del 6% anche quest'anno. Le rese 2023 sono però cresciute rispetto al 2022, annata da segnare in nero sul calendario dei raccolti.

 

Per quanto riguarda la distribuzione lungo lo stivale delle superfici a mais, cinque regioni concentrano praticamente tutta la produzione nazionale: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia valgono infatti il 92%. Nel 2023 la Lombardia è tornata a guadagnare la prima posizione: 1,5 milioni di tonnellate. Le rese in Lombardia sono state di 127 quintali/ettaro, contro i 60 quintali/ettaro del Friuli Venezia Giulia, dove, infatti, c'è un fuggi fuggi dalla coltura. Rispetto al 2012-2014 si è perso il 60% della superficie a mais. Guardando invece solo al 2022 il calo è stato del 13,5%.

 

Nonostante il calo del 12% delle superfici (2023 su 2022), il mais da granella prodotto è stato di 5,3 milioni di tonnellate rispetto ai 4,7 milioni del 2022. La resa media nazionale è cresciuta passando dagli 83,1 quintali/ettaro del 2022 ai 107 quintali/ettaro del 2023, con una crescita del 29%. Il dato però non rasserena, è in parte dovuto a un'annata migliore dal punto di vista meteo e all'abbandono dei territori meno vocati. Purtroppo dall'inizio degli Anni 2000 sulla resa non c'è certezza, il grafico mostrato da Dario Frisio, dal 2003 in avanti, sembra l'elettrocardiogramma di un cuore con qualche problema di tachicardia.

 

La conseguenza naturale della crisi della maiscoltura in Italia è l'aumento delle importazioni. "L'anno scorso ci siamo avvicinati a 2 miliardi di spesa di importazione del mais. 2 miliardi sono tanti e se sommati poi alla soia e i suoi derivati, queste importazioni vanno a erodere, anzi, hanno superato nella scorsa campagna il valore delle nostre esportazioni di prodotti tipici derivati da attività zootecniche", è stata la riflessione preoccupata del professore Frisio.

 

Il tasso di autoapprovvigionamento è dunque sceso ancora al 41,4% ma, considerando che parte è destinato a biogas e silomais, si potrebbe essere scesi anche sotto il 40%. Per quanto riguarda la campagna 2023-2024, l'import netto italiano di mais da granella potrebbe mantenersi attorno ai 6,6 milioni di tonnellate, con una spesa sugli 1,3 miliardi di euro (prezzo 190 euro/tonnellata) e un tasso di autoapprovvigionamento sicuramente sotto il 45%.

 

I Paesi dai quali principalmente l'Italia si rifornisce sono Ucraina (con il record di 2 milioni di tonnellate lo scorso anno), Slovenia (Paese riesportatore), Ungheria. Il Brasile è salito a 607mila tonnellate nel 2022-2023.

 

Se l'Italia vive da anni una crisi, non va meglio in Unione Europea: anche in questo caso le superfici calano, si sono persi infatti 1.400.000 ettari negli ultimi dodici anni. Di conseguenza, anche il tasso di autoapprovvigionamento: nel 2022-2023 si è attestato sul 71%, si prevede possa risalire all'80% nel 2023-2024.

 

Ecco di cosa si è discusso alla Giornata del Mais 2024

 

Mercato, prospettive per la nuova campagna

Quali le prospettive di mercato per la nuova campagna dunque? "Siamo in una situazione - ha detto ancora Dario Frisio - a differenza degli ultimi anni in cui l'offerta mondiale dovrebbe essere superiore alla domanda. Sono entrambe in aumento ai massimi storici, con forti incrementi produttivi e di disponibilità negli Stati Uniti, in Argentina e un recupero anche dall'Ucraina. Gli indicatori di mercato sono positivi. Questo però significa che i prezzi che già sono scesi potrebbero scendere ancora un po'".

 

Il mais ibrido nazionale a dicembre 2023 in media portava a casa 227 euro/tonnellata, circa 100 euro in meno rispetto al 2022, con un calo costante per tutto l'anno. Eppure un segnale positivo è arrivato a fine 2023 dal mais con caratteristiche: a ottobre-novembre valeva circa 30 euro in più rispetto al nazionale, segno che il mercato è interessato.

 

In mezzo a tante notizie negative, Carmine Genovese, parte della Direzione Generale per la Promozione della Qualità Agroalimentare del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), ha rivelato un paio di novità che lasciano un filo di speranza: il famoso Tavolo tecnico del mais dato per prossimo alla sua approvazione un anno fa, dovrebbe finalmente vedere la luce nei prossimi giorni. "Il Decreto - ha detto - è stato inoltrato al Gabinetto del Ministero. Nei prossimi giorni presumo che il Decreto ministeriale rinnovi il Tavolo tecnico mais".

 

La seconda buona notizia è che sono in arrivo 500mila euro per la ricerca, in particolare i fondi andranno a rifinanziare, per due anni, la rete per il monitoraggio delle micotossine e le reti di confronto varietale, entrambi progetti del Crea.

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