Contrariamente a quanto accadde quasi sei anni fa, in quel fatidico 27 novembre 2017, la Commissione Europea, col pretesto dei tempi ristretti, non prova minimamente a venire incontro alle ragioni dei paesi che non si sono rivelati favorevoli al rinnovo dell'approvazione europea del glifosate e fa registrare una delle più brutte pagine della seppur breve storia del regolamento 1107/2009.

 

Ma andiamo con ordine.

 

Dopo il compromesso al ribasso ottenuto al comitato di appello del 27 novembre 2017, in cui il glifosate è stato rinnovato per soli cinque anni, la Commissione Ue aveva intrapreso un percorso che avrebbe dovuto scongiurare il ripetersi di spettacoli poco edificanti come quello cui tutto il mondo aveva appena assistito.

 

Il percorso consisteva nell'assicurare maggiore trasparenza all'intero processo di valutazione, anche se non è stato possibile esaudire il desiderio delle Ong di far effettuare gli studi presso laboratori terzi. Poi è stato necessario modificare il regolamento Ue sui rinnovi, l'844/2012, per consentire a quattro paesi di fare i relatori del dossier di rinnovo mentre sino ad allora era consentito un relatore e al massimo un correlatore.

 

La valutazione è andata avanti in modo abbastanza lineare, anche se come era prevedibile è stato necessario posticipare di un anno la scadenza dell'approvazione Ue in quanto, causa i numerosissimi commenti da gestire, la valutazione non avrebbe mai consentito di rinnovare l'approvazione prima della scadenza. A parte i fisiologici intoppi, la pubblicazione della conclusione Efsa in cui non si segnalavano "Critical areas of concern" ma solo qualche data gap aveva fatto ben sperare, anche se leggendo bene tra le righe i veri addetti ai lavori avevano colto non pochi segnali di preoccupazione.

 

Abbiamo scritto mille volte la differenza tra "Critical areas of concern" and "Issues that cannot be finalized": si verifica una "Critical area of concern" quando ci sono dati sufficienti per dimostrare che il rischio del prodotto non è accettabile, mentre un "Issue that cannot be finalized" indica che non ci sono dati sufficienti per dimostrare che il rischio del prodotto è o non è accettabile, e applicando il principio di precauzione è anche possibile equiparare una "Critical area of concern" a un "Issue that cannot be finalized".

Quello che sfugge ai più è che in molti casi per scongiurare una "Critical area of concern" è sufficiente dimostrare che il rischio del prodotto è accettabile anche in condizioni poco rappresentate nella UE. Quindi spesso un prodotto privo di "Critical areas of concern" a livello Ue per un paese potrebbe presentare criticità inaccettabili per il suo territorio e quindi essere portato a prendere le distanze dalla decisione proposta, anche se, come è il caso della Francia e dell'Olanda, si è il paese relatore.

 

A parte che non è infrequente che le posizioni dello stesso paese siano diverse quando fa il valutatore (risk assessor) e quando fa il risk manager, nel caso della Francia le rimostranze erano state manifestate in tempi non sospetti, ben prima che accettasse l'incarico di fare parte dell'Agg (Assessment Group on Glyphosate).

 

E poi il pallino della Germania, la biodiversità. La Germania, uno dei principali mercati Ue per i prodotti fitosanitari, aveva posto come condizione per il suo voto favorevole al precedente rinnovo del glifosate una rigorosa analisi degli effetti sulla biodiversità, argomento molto facile da trattare a parole ma nella pratica molto meno.

 

Nei verbali delle conclusioni dei cosiddetti Expert meetings tenutisi a novembre e dicembre del 2022 è chiaramente riportato che l'argomento non è stato affrontato nel modo corretto e le informazioni fornite dai notificanti non hanno permesso di capire se gli effetti indiretti del celebre erbicida sulla biodiversità sono accettabili o meno. I notificanti hanno la decisiva attenuante dell'assenza di una linea guida, dimenticanza piuttosto grave per una commissione che ha modificato diverse norme Ue e stravolto le procedure autorizzative e valutatorie per gestire il "Caso glifosate". E che dire del caso cancerogenesi del glifosate? Adesso compare uno studio della fondazione Ramazzini che getta ulteriori ombre sul celebre erbicida, ma non era stato tutto chiarito?


E l'Italia? Secondo voci e le nostre analisi l'Italia ha abbandonato la propria posizione favorevole al rinnovo dell'approvazione del glifosate per unirsi al coro delle astensioni, facendo precipitare a poco più del 40% il peso dei paesi favorevoli al suo rinnovo. Ufficialmente perché la proposta è stata piuttosto timida nel censurare gli usi pre-raccolta del glifosate come disseccante sui cereali, pratica ampiamente diffusa oltreoceano (Canada) come aiutino alla maturazione degli ambitissimi grani di forza che esperti del settore giudicano indispensabili per la qualità delle nostre farine.

 

Ovviamente limitare questa pratica solo in Europa avrebbe un significato solo simbolico, se ad essa non venisse associato l'abbassamento al limite analitico del residuo massimo ammesso di glifosate nel grano, rispetto agli attuali di 10 mg/kg. Ovviamente la mossa scatenerebbe un putiferio a livello di Wto con probabili contromisure su altre merci altrettanto decisive per l'economia europea… E che dire degli usi non professionali? La proposta della commissione lascia sempre alla sensibilità dei singoli stati membri la valutazione a livello di rinnovo dei singoli formulati decidere se l'utilizzatore non professionale può utilizzare con sicurezza un mezzo tecnico così potente come il glifosate. L'Italia, che attualmente ha una normativa tra le più restrittive in materia di uso non professionale avrebbe forse voluto indicazioni più precise e forse anche più a breve termine…


Campa cavallo

Un'altra ragione di dissenso è che la proposta scarica sui paesi membri la gestione delle criticità – e non sono poche – emerse nella valutazione del dossier di rinnovo, nonostante le risorse profuse e la gestione prioritaria di tutto il processo.

 

Rimandare la gestione delle criticità alla valutazione dei dossier di rinnovo dei relativi formulati significa rimandare come minimo di 2 anni (le statistiche evidenziano che il periodo per la valutazione può durare anche alcuni anni, durata che può aumentare anche di 1-2 anni o più se vengono concessi i cosiddetti studi di Categoria 4 che servono a dimostrare l'adeguatezza del formulato da rinnovare alle nuove condizioni di autorizzazione della sostanza attiva).

 

Nel caso della biodiversità la proposta prevede che non solo questo importantissimo argomento deve essere gestito dagli stati membri, ma che devono aspettare la disponibilità di un'apposita linea guida (e questo è giusto), evento che non accadrà tanto presto. Alla Germania viene tuttavia lasciato un contentino che evidentemente non ha considerato sufficiente: in attesa della relativa linea guida gli stati possono applicare i metodi che riterranno più appropriati per determinare gli effetti indiretti del glifosate sulla biodiversità mediante interazioni trofiche ed eventualmente applicare le restrizioni che riterranno necessarie. Con buona pace dell'armonizzazione europea…

 

Per la cronaca

Riassumendo: il 16 novembre scorso si è tenuta la riunione del comitato di appello che viene chiamato in causa quando nelle riunioni dello Scopaff, in questo caso la sezione "Legislation", una proposta della commissione non raggiunge la doppia maggioranza, che prevede che almeno il 55% dei paesi membri (quindi 15 su 27) che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea (quindi almeno 290.896.543 persone su 447.533.143) sia favorevole. Nel caso specifico il 16 novembre hanno votato contro la proposta 3 paesi che rappresentano il 3,01% della popolazione europea. Da indiscrezioni abbiamo appreso che si tratta di Croazia, Austria e Lussemburgo. Poiché le percentuali utilizzate nei conteggi sono note e disponibili sul sito di Eurostat, l'applicazione di un semplice algoritmo ci ha permesso di verificare che sono i soli paesi la cui somma delle relative percentuali dà 3,01%. Gli astenuti sono 7 e rappresentano in totale il 55,28% della popolazione Ue. Poiché altre indiscrezioni indicano che la votazione ha avuto quasi gli stessi risultati di quella dello Scopaff del 13 ottobre, dove gli astenuti erano 6 con una popolazione del 41,96% e la loro identità è trapelata probabilmente un'autorità che aveva partecipato alla riunione (erano Francia, Bulgaria, Belgio, Germania, Malta e Olanda), è bastato sottrarre 41,96 da 55,28 per trovare 13,32, percentuale che corrisponde esattamente al peso dall'Italia nella popolazione della Ue a 27 paesi.

 

Precisiamo che non abbiamo avuto conferma diretta di questa valutazione ma non sembrano esserci molti dubbi in merito, essendo solamente un paese da indovinare. Il nostro algoritmo si era espresso anche sugli altri astenuti, ma questa metodologia diventa meno affidabile all'aumentare del numero di paesi da indovinare, ma con un solo paese è praticamente infallibile.

 

Cosa succede adesso?

Come più volte anticipato, la legislazione vigente consente alla commissione di rinnovare l'approvazione Ue del glifosate per altri 10 anni con la stessa proposta di regolamento non approvata sia allo Scopaff del 13 ottobre che al Comitato di Appello del 16 novembre. Non è ancora disponibile la versione Italiana quindi dovrete aspettare la pubblicazione del provvedimento che avverrà forzatamente entro il 15 dicembre prossimo.

 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

•    Sito della commissione Ue sulle riunioni dei comitati

•    Sito della commissione Ue sul comitato di appello