Raccoglie consensi ma anche osservazioni e qualche timore il piano straordinario di controlli sul grano duro che dovrebbe avviarsi entro la metà di novembre 2023, in particolare sulla reale qualità delle importazioni, e annunciato dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida lo scorso 3 novembre. A coordinare i controlli una Cabina di Regia già costituita dai comandi dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare e per la Tutela Forestale e Parchi, la Guardia di Finanza, le Capitanerie di Porto, Agea, Agenzia delle Entrate e l'Icqrf, Ispettorato Centrale per la Qualità e Repressione Frodi del Masaf, a cui è affidato il ruolo di coordinamento operativo.

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Coldiretti: "Rilanciare la filiera del grano duro"

Coldiretti, nel sottolineare che è "importante rafforzare i controlli" sulle importazioni di frumento duro, con il presidente nazionale Ettore Prandini suggerisce anche che "Occorre ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare da subito nell'ambito del Pnrr per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova Legge di Contrasto alle Pratiche Sleali".

 

Cia: "Serve Granaio Italia"

Cia - Agricoltori Italiani, nel formulare una nota di plauso al piano di controlli promosso dal ministro, sottolinea anche: "Apprezziamo, inoltre, che Lollobrigida abbia preso a cuore anche la questione del valore riconosciuto ai produttori cerealicoli per il loro grano, con un impegno a favorire condizioni per una più equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera, con un'attenzione particolare alla giusta redditività per le aziende cerealicole" ha detto il vicepresidente nazionale di Cia, Gennaro Sicolo.

 

Sicolo però avverte: "La nostra battaglia continua, perché i problemi devono essere risolti e c'è ancora una questione importante a cui va data risposta, vale a dire l'attivazione delle misure di Granaio Italia, col registro telematico e tutte le altre azioni a tutela sia dei produttori cerealicoli sia dei consumatori sulla qualità dei grani e gli standard di sicurezza alimentare delle importazioni".

 

Confagricoltura: "Definitive le norme sull'etichettatura della pasta"

"Bene i controlli lungo la filiera perché agevolano la tracciabilità, così come è fondamentale conoscere la provenienza del grano, per permettere di garantire la salubrità del prodotto". Così Filippo Schiavone, componente della Giunta di Confagricoltura.

 

Per Confagricoltura occorre evitare speculazioni sui prezzi, controllare la catena del valore per riuscire a dare margine di reddito a tutti gli elementi della filiera e rafforzarne i rapporti. A proposito della scadenza il prossimo 31 dicembre dell'obbligo dell'indicazione di origine in etichetta per il grano usato nella pasta: "Non serve una proroga - ha concluso Schiavone - perché conoscere la provenienza del grano usato per produrre questo capolavoro del made in Italy è un diritto che va assolutamente stabilizzato, non semplicemente prorogato".

 

Confcooperative: "Bene l'indagine sulla distribuzione del valore"

Confcooperative apprezza l'iniziativa del ministro e in particolare il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Vincenzo Patruno, ha espresso inoltre "grande apprezzamento rispetto alla decisione, annunciata dal ministro, di affidare ad Ismea un'indagine sulla distribuzione del valore aggiunto del prezzo finale della pasta tra i vari attori della filiera, al fine di evitare speculazioni. Si tratta di un tema che ci sta particolarmente a cuore, essendo la cooperazione la forma di impresa che ha insita nella sua mission la tutela e la valorizzazione del reddito dei produttori agricoli".

 

Italmopa: "Sia il mercato a distribuire il valore"

"L'avvio, dal prossimo 14 novembre, di un piano straordinario di controlli, coordinato dal Masaf, sul grano duro importato rappresenta un'iniziativa pienamente condivisibile nell'ottica di un ulteriore incremento della trasparenza del funzionamento e delle politiche di approvvigionamento all'interno della filiera frumento duro". Così una nota stampa di Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d'Italia, aderente a Confindustria, in merito al piano illustrato lo scorso 3 novembre dal ministro Lollobrigida. Ma l'associazione dei mugnai lancia due segnali.

 

Il primo: è auspicabile un nuovo studio Ismea sulla distribuzione della catena del valore lungo la filiera del grano duro, ricordando come la stessa Ismea in un'analisi del 2019 aveva appurato che la trasformazione incide solo per il 6% sul prezzo finale della pasta. Un modo per dire sottilmente che gli industriali molitori non sono mai stati parte nella corsa al rialzo dei prezzi del prodotto finito.

 

Secondo segnale: il presidente di Italmopa Enzo Martinelli ha tenuto a sottolineare come "la distribuzione del valore aggiunto lungo una filiera deve rimanere una prerogativa del mercato che, nel suo funzionamento, remunera i comportamenti virtuosi messi in atto dagli operatori economici penalizzando al contrario, e comprensibilmente, le inefficienze. Una riconsiderazione di questo inalienabile principio risulterebbe deleteria per la competitività di una filiera fortemente export oriented, nella quale l'export di pasta rappresenta il 60% della produzione nazionale".

 

Da parte di Italmopa è sicuramente un modo per dire ancora una volta no ad imposizioni di stampo dirigistico al mercato e senza mai nominare il no già pronunciato a Granaio Italia. Condizioni che sicuramente peseranno sulle decisioni da assumere sulla filiera del frumento duro, attualmente alla mercé di un mercato che appare senza punti di riferimento e in grado solo di compromettere la capacità produttiva nazionale del cereale pastificabile, pure da più parti decantata quale strategica, da incrementare e base stessa di una sempre più rivendicata sovranità alimentare.