Le possibilità di attingere ai fondi dal Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si fanno concrete: è recente l'annuncio degli incentivi per la produzione di biomentano, poco prima c'era stato il lancio del nuovo bando dei contratti di filiera ed entro fine anno, nuovo Governo permettendo, è previsto quello per l'agrivoltaico.

 

Nonostante i fondi arrivino dal Pnrr, per poter accedere è quasi sempre necessario passare attraverso una valutazione di merito creditizio. Cosa significa e a che condizioni un istituto di credito è disponibile a concedere finanziamenti a un'azienda agricola? Ce lo siamo chiesti, stimolati anche da un incontro che si è svolto di recente durante l'ultima edizione del Food&Science Festival di Mantova dal titolo: "Agricoltura e finanza responsabile, un connubio possibile?".

 

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All'evento era presente Emanuele Fontana, coordinatore Agricoltura di Crédit Agricole Italia, colui che si occupa proprio di valutare un'azienda agricola nel momento in cui chiede un finanziamento, che abbiamo intervistato.

 

Su quali basi una banca decide se valga o meno la pena di dare fiducia a un'azienda agricola, quali parametri valuta e quali sono le problematiche da affrontare?

"Le banche sostanzialmente fanno una valutazione del merito creditizio per tutte le aziende basandosi su dati contabili, suddivisi in dati patrimoniali e dati di flusso economico, ovvero contrapposizione di costi e ricavi da un lato e dall'altro lato valutando la consistenza del responsabile. La consistenza sono gli asset patrimoniali a sua disposizione. Sulla base di questo e dell'andamentale, cioè rapporti che si sono avuti in passato con la banca e anche sulla base delle segnalazione alla Centrale dei Rischi presso la Banca d'Italia, si stabilisce una valutazione del merito creditizio che serve per accogliere o meno la domanda di finanziamento.

 

Ciò succede in generale, per qualsiasi azienda, ma per quanto riguarda l'agricoltura, nella grande maggioranza dei casi non ci sono dati contabili certi. Le aziende agricole non sono tenute a produrre un bilancio, con stato patrimoniale e conto economico. I redditi sono tassati sulla base delle percentuali catastali, un reddito forfettario quindi. Non c'è alcuna tracciatura e dunque le banche devono intervenire, ogni banca con la sua metodologia, per individuare correttamente i flussi economici dell'azienda agricola e individuare le consistenze patrimoniali. L'unico documento ufficiale sul quale è tracciato il flusso economico, per quanto riguarda i ricavi, è il quadro Iva, allegato alla dichiarazione reddituale annuale. Questo quadro Iva è a disposizione dai primi mesi dell'anno successivo all'esercizio e riporta l'ammontare del fatturato dell'anno precedente. Non sono però evidenziati i costi di affitto, del personale, gli ammortamenti. Non è un conto economico, può essere considerato un conto economico molto lacunoso.

 

Per quanto riguarda invece la consistenza patrimoniale non abbiamo nulla. Le banche dunque acquisiscono il fascicolo aziendale. Si va a ricostruire la consistenza del responsabile e si usano metodi empirici. Noi, come Crédit Agricole, abbiamo un vantaggio competitivo, abbiamo una app dedicata che ricostruisce conto economico e stato patrimoniale, sulla base di quello che l'imprenditore agricolo dichiara e sottoscrive davanti al gestore".

 

Qual è il consiglio che si sente di dare agli agricoltori, prima o poi può capitare a chiunque di dover chiedere un prestito?

"Gli agricoltori possono, in via informale, farsi realizzare un bilancio. Non lo devono consegnare ma se lo sottoscrivono quel bilancio potrebbe essere preso in considerazione dalla banca per la valutazione del merito creditizio. È sempre bene tracciare analiticamente la contabilità, anche se non c'è obbligo".

 

Che cosa, guardando ad un'azienda agricola che chiede credito, vi fa propendere per concederlo e cosa invece ostacola la concessione?

"Qui siamo nel campo delle pratiche soggettive, posso rispondere per Crédit Agricole. La nostra banca valuta espressamente la storia imprenditoriale ed entra nel merito dei progetti per i quali ci viene chiesto il credito. Abbiamo la presunzione di avere una storicità che ci consente quindi di avere l'expertise giusta per valutare il sottosettore di riferimento e specificamente il progetto che ci viene sottoposto. Il progetto deve avere una sua sostenibilità, una credibilità, un'ingegnerizzazione già ottimale e deve avere finalità ritenuta sostenibile.

 

Per intenderci, facendo un esempio, un impianto fotovoltaico su tetto che ha alla base un intento speculativo, non lo finanziamo. Ci interessa invece la stalla già funzionante che ha bisogno del fotovoltaico per risparmiare sui costi energetici. Siamo disposti a finanziare tutto quello che è a servizio dell'agricoltura.

 

Il prezzo del finanziamento, quindi le condizioni alle quali viene concesso il credito, dipende dalla valutazione del rischio. Chiaramente un'azienda agricola assicurata o che ha attivato gli strumenti di gestione del rischio agricolo, otterrà condizioni migliori. Per quanto riguarda, in generale, le problematiche che possono sorgere, il nodo centrale per l'agricoltura è sempre che l'azienda agricola non ha un regime contabile con una tracciabilità netta e certa, la banca si trova per forza a ricostruire la fotografia contabile, attraverso una stima. In aziende commerciali quello che si prende in considerazione è il Mol, il Margine Operativo Lordo. Si valuta il Mol rispetto al debito assumendo. Facendo cioè la proiezione di quanto dovrò pagare di interessi e rate in un anno, io capisco, sulla base del Mol, se c'è sostenibilità. A livello patrimoniale, invece, quello che si considera è se il patrimonio netto sostiene le passività".

 

Vanno assumendo grande importanza, come criteri di valutazione, gli Esg, ovvero il profilo di sostenibilità, Environmental, Social e Governance (ambientale, sociale e di governance). In prospettiva questo fattore Esg potrebbe avere un riflesso positivo o negativo rispetto alla valutazione del merito creditizio delle aziende agricole?

"Secondo me i criteri Esg sono un vantaggio per le aziende agricole. L'azienda agricola infatti ha già in casa tutta la strumentazione per dimostrare la propria sostenibilità ambientale, sociale e di governance".

 

Mettendosi nei panni di un agricoltore, quali domande deve farsi prima di bussare alla porta di una banca?

"Mi devo chiedere qual è la marginalità della mia attività, devo quindi capire quali costi certi io dovrò sostenere nell'annata agraria e dovrò capire, realmente, quale sarà la mia Plv, la Produzione Lorda Vendibile finale. Se vedo che c'è marginalità, allora posso andare dalla banca e posso farla valere per pagare il debito che vado ad assumere.

 

Quello che non può mancare a un'azienda agricola è il giro d'affari. Le aziende agricole infatti sono da sempre solide, ma non liquide, hanno grandi patrimoni e hanno giri d'affari risibili. La valutazione ottimale è quella che tiene conto del flusso economico, in funzione del debito che si deve ripagare e che tiene conto anche del patrimonio, ma in maniera minore".