L'acqua è un bene sempre più scarso. Non è retorica, basta guardare all'inverno 2021-2022 per accorgersene. Nel Nord Italia non ha piovuto per mesi e tra gli agricoltori c'è tanta preoccupazione. Se il trend rimane questo è possibile che in futuro il Nord Italia, abituato ad un'abbondanza idrica, vada incontro ad una condizione di scarse precipitazioni. E allora una delle risposte per continuare ad avere produzioni soddisfacenti potrebbe essere la costruzione di pozzi, come bene sanno gli agricoltori del Sud, abituati storicamente alla penuria di acqua.
Ma come si scova l'acqua nel sottosuolo? Accanto ai metodi tradizionali un'Azienda di Grosseto, la Hydro Hunter, promuove un metodo alternativo che si basa sull'utilizzo di un sensore in grado di scandagliare le profondità del suolo fino ad una profondità di 250 metri.
"Il nostro metodo utilizza onde elettromagnetiche a bassissima frequenza in grado di penetrare con facilità gli strati del suolo. Il sensore capta le onde riflesse e analizzandole siamo in grado di identificare la presenza di acqua", spiega Vincenzo Orso, ex pilota di elicotteri e ora alla guida dei droni di Hydro Hunter.
Arriva il drone rabdomante
Le onde a bassissima frequenza sono un particolare tipo di onda elettromagnetica in grado di trasmettersi anche attraverso elementi solidi e liquidi. Sono le onde, ci spiega Orso, che vengono utilizzate in campo militare per comunicare con i sommergibili immersi nell'oceano a migliaia di metri di profondità. Sono tuttavia onde che per essere generate hanno bisogno di grandi infrastrutture.
Qui il genio tutto italiano di Sergio Marchettini, fondatore di Hydro Hunter, che è riuscito a racchiudere in uno strumento facilmente trasportabile dal drone un'apparecchiatura che normalmente ha dimensioni ben più grandi.
Il drone sorvola l'area di interesse ed emette queste onde che vengono riflesse dai vari strati di suolo e vengono poi intercettate dal sensore per essere elaborate. "Quello che noi cerchiamo sono anomalie, bruschi cambi di densità del terreno che possono indicare la presenza di acqua", sottolinea Orso.
(Fonte foto: Hydro Hunter)
Dopo aver individuato le anomalie attraverso l'uso del drone, si passa ad un rilievo sul campo più puntuale al fine di verificare se l'anomalia è compatibile con la presenza di acqua nel terreno e di quale portata. Solo successivamente viene scavato il pozzo vero e proprio, ma solo nel caso in cui tutte le analisi indichino che effettivamente vi è la presenza di acqua nel sottosuolo.
"Il grado di accuratezza è molto elevato ma non si può mai avere la certezza. In certe condizioni il sensore può essere ingannato, come quando nel sottosuolo ci si trova davanti ad una miscela di acqua e argilla che al sensore sembra una falda, ma che in realtà non lo è", specifica Orso.
Ricerca dell'acqua a volo d'uccello
Il vantaggio di usare il drone di Hydro Hunter è sicuramente a livello di costi e di tempo. Il primo sorvolo del drone che viene fatto per identificare le anomalie dura pochi minuti, il tempo necessario all'apparecchio per sorvolare a volo d'uccello i campi. Mentre i rilievi al suolo condotti dall'operatore sono un po' più lunghi, ma in ogni caso molto più brevi rispetto ad un approccio tradizionale.
"Se non ci sono ostacoli, come linee elettriche o ripetitori che interferiscono con il segnale, in un paio di ore abbiamo mappato 10 ettari di terreno. Dopo aver selezionato le anomalie compatibili con quelle generate da falde acquifere seguono dei rilievi al suolo e poi un lavoro di analisi in ufficio per costruire l'esatta posizione e dimensione della falda", racconta Vincenzo Orso.
Il sistema è già stato utilizzato in diversi contesti italiani e anche a Capo Verde, dove un imprenditore italiano sta provando a sviluppare l'agricoltura sulle isole, che tuttavia devono fare i conti con una cronica mancanza di acqua.
L'innovazione non si ferma
"Un'innovazione interessante su cui ci piacerebbe lavorare se ci fossero i fondi sarebbe la possibilità di distinguere una falda acquifera di acqua dolce da una di acqua salata. In linea teorica è una distinzione che si potrebbe fare, ma servono nuovi studi", conclude Orso. "Sarebbe tuttavia una tecnologia molto interessante sia per il mercato italiano che per quello estero".
Il clima sta cambiando ed è indispensabile che anche l'Italia si doti di quelle infrastrutture e tecnologie in grado di preservare la risorsa idrica, che rappresenta un fattore produttivo chiave in agricoltura. Ma serve anche un cambio di approccio al campo, che abbandoni pratiche dispendiose sotto il profilo idrico e abbracci tecnologie in grado di far risparmiare acqua garantendo la produttività di campo, come ad esempio l'irrigazione 4.0.