Piace il bio

Il giro di affari dell'agroalimentare biologico è in continua crescita e una recente indagine di mercato valuta il valore di questo settore in 4,3 miliardi di euro.
Quasi il 50% degli acquisti avviene sulle grandi superfici di vendita, dove le carni bio registrano una favorevole accoglienza da parte dei consumatori.

Lo evidenzia l'articolo a firma Lorenzo Frassoldati, pubblicato su "Il Resto del Carlino" del 24 maggio, dal quale si apprende che l'incidenza di questa tipologia di carni si aggira fra l'1,3% e l'1,4% del totale, raddoppiando la propria quota negli ultimi tre anni.
Spiccano le buone performance delle carni avicole, che in questo segmento hanno fatto da apripista e che ora si presentano con ottime possibilità di crescita.
Una componente importante è ovviamente quella del prezzo, ma si assiste a una sempre maggiore attenzione verso altre variabili.
Fra queste il rispetto dell'ambiente, Il benessere animale e ovviamente la sicurezza alimentare.
Molto dipenderà, conclude l'articolo, dalla rivisitazione degli assortimenti in termini di prodotto, di presentazione e confezionamento e infine di comunicazione.
 

Anche l'Onu contro il made in Italy

È un grido di allarme quello del presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, lanciato dalle pagine de "Il Sole 24 Ore" del 25 maggio.
A preoccupare Vacondio, intervistato da Micaela Cappellini, non c'è solo l'Europa con le sue proposte di etichette a semaforo, ma anche l'Onu, l'Organizzazione delle Nazioni unite.

Al prossimo congresso autunnale del Food System Summit, che si terrà a New York sotto l'egida dell'Onu, potrebbe infatti arrivare l'indicazione che la dieta mediterranea contiene troppi alimenti di origine animale, dunque sarebbe poco sostenibile per il pianeta.
Non è la prima volta, si legge nell'articolo, che il "Palazzo di vetro" attacca il cibo made in Italy, tanto che qualche anno fa si sostenne che la dieta mediterranea era fra le cause della crescente obesità.
Dietro al paravento della salute dell'uomo e della tutela dell'ambiente, questa la denuncia, si celano altri interessi tesi a frenare la competitività del made in Italy.

All'appuntamento con il nuovo summit si arriverà dopo due incontri preliminari, in occasione dei quali l'Italia giocherà le sue carte.
Il primo di questi incontri è il G20 di Matera del 29 giugno e il secondo è il pre-summit del 19 luglio.
In queste sedi, sottolinea il presidente di Federalimentare, l'Italia conta di far sentire la propria voce su questi temi. Speriamo sia ascoltata.
 

L'agricoltura perde colpi

È un quadro a tinte fosche quello scattato da Istat sulla situazione dell'agricoltura.
Lo scorso anno l'emergenza sanitaria ha provocato un calo della produzione, stimato nel 3,2% in quantità e nel 6% in valore.
Sono queste alcune delle anticipazioni che Anna Maria Capparelli fornisce dalle pagine del "Quotidiano del Sud" del 26 maggio, ricordando che la bolletta più salata è stata pagata dall'agriturismo, dal florovivaismo e dal settore della produzione dell'olio.
Quest'ultimo in particolare ha registrato una flessione del 14,5% dei volumi e del 22,4% dei valori produttivi, pesando in particolare sulle economie del Mezzogiorno e soprattutto di Puglia e Calabria, dove sono concentrate le maggiori produzioni.

Dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dalla sua dote di 5,7 miliardi destinati all'economia circolare e all'agricoltura sostenibile, si attende tuttavia un importante stimolo per un rilancio del settore.
Occorre però fare in fretta, conclude l'articolo, in quanto si profilano nuove criticità legate all'aumento dei costi e alle difficoltà nel reperire la necessaria liquidità finanziaria.
 

La scienza, la scuola e le tesi biodinamiche

È tutto da leggere l'articolo firmato dal professore Silvio Garattini, presidente dell'Istituto farmacologico Mario Negri, pubblicato il 27 maggio su "Il Foglio", dove critica la recente decisione presa dal Senato che ha equiparato l'agricoltura biodinamica all'agricoltura biologica.
"Chi volesse capire quali sono le ragioni della contestazione - scrive Garattini - non ha bisogno di consultare trattati, basta che vada a leggersi qualche riga su Wikipedia. L'agricoltura biodinamica è definita generosamente una pseudoscienza ma dovrebbe essere più propriamente etichettata come una stregoneria. Infatti basta osservare cosa devono fare gli agricoltori che vogliono seguirne le pratiche."

Come è possibile, si chiede ancora Garattini, che il Senato possa approvare una legge che assegna risorse, richiede formazione e per la quale si utilizzano soldi dei contribuenti per attività prive di fondamento scientifico. E ancora prima di votare, i senatori hanno letto qualcosa sull'agricoltura biodinamica?
Non è la prima volta, continua all'articolo, che il Parlamento disprezza la scienza e si ricorda a questo proposito il caso Di Bella e gli stanziamenti (per fortuna non spesi) sul caso Stamina.
Colpa anche della scuola, conclude l'articolo, dove la cultura è di tipo letterario-filosofico-artistico e dove manca la scienza. Con le dovute eccezioni, è questa la stessa scuola che ha preparato deputati e senatori, la cui cultura non comprende la scienza.
Non occorre aggiungere altro alle parole del professore.
 

Se il mandorlo nuoce alle api

Chi l'avrebbe detto che i mandorli possano costituire una minaccia per le api?
Eppure un pericolo esiste. Tutta colpa della caratteristica di queste piante di fiorire anticipatamente rispetto alle altre.
Il periodo di fioritura, immediatamente al termine della stagione invernale, coincide con il momento di massima debolezza di questi insetti, che hanno esaurito le scorte di cibo della stagione fredda.
Così le api affamate raggiungono I mandorli, attirate dai primi fiori, quando sono ancora in una situazione di "debolezza".
Condizione che le rende più facilmente preda di una qualche patologia e meno resistenti alle aggressioni degli eventuali agrofarmaci presenti sulle stesse piante.

Il pericolo in Italia non è particolarmente sentito, ma sta diventando un problema da tenere sotto controllo in California.
Come si apprende dal settimanale "Gente" in edicola il 28 maggio, in questo stato americano è sensibilmente aumentato il consumo di latte di mandorla, cosa che ha portato ad aumentare il numero di mandorleti.
Ora le coltivazioni estensive di mandorleti sono sotto osservazione per verificare il loro ruolo nell'aumentare la mortalità delle api.
 

Battuta d'arresto sull'ambiente

In ballo ci sono 387 miliardi di euro, suddivisi fra aiuti diretti e sviluppo rurale.
Sono i fondi della politica agricola comune (Pac) in discussione a Bruxelles per definire le nuove regole che entreranno in vigore dal 2023.
Dopo quattro giorni e quattro notti di discussioni si è giunti a un nulla di fatto.
A bloccare il tutto è stata la trattativa sulla transizione verde, con la quale si dovevano definire i sostegni che i governi destinano agli agricoltori a condizione che vengano rispettati i vincoli su clima e ambiente.

Come spiega Francesca Basso sulle pagine del "Corriere della Sera" del 29 maggio, la rottura è avvenuta per il mancato accordo sulle percentuali da destinare ai programmi ambientali, con alcuni Stati membri che proponevano il 18%, contro il 30% suggerito dal Parlamento europeo.
Lo stop al negoziato, ha dichiarato l'europarlamentare Paolo De Castro, è un'occasione persa, ma il lavoro fatto non andrà sprecato.
Per la prima volta, ha ancora dichiarato De Castro, abbiamo una Pac che presenta un equilibrio tra la dimensione economica, sociale e ambientale.
 

Il latte non latte

Soia, noci, ortofrutta, cereali, sono tanti gli "ingredienti" con i quali si "costruiscono" bevande iperprocessate che tentano (malamente) di imitare il latte.
Poi una ben orchestrata campagna marketing racconta la loro (presunta) superiorità e molti si convincono ad acquistarle.
Così il consumo di bevande vegetali nel 2020 è cresciuto di oltre il 10% ed è arrivato a superare in valore i 200milioni di euro di fatturato.

Contro la "moda" del latte-non-latte si scaglia però Attilio Barbieri dalle pagine di "Libero" del 30 maggio, puntando il dito verso Bruxelles, che pur avendo impedito la dicitura "latte di soia" o "latte di piselli", ha lasciato ampia libertà di imitazione.
Colpa, sostiene l'articolo, della mancata approvazione di un emendamento al Regolamento 1308, che avrebbe fermato qualsiasi uso commerciale diretto e indiretto, come pure avrebbe limitato la presenza di prodotti "presentati come sostituibili, ma che non rispettano la corrispondente definizione".
L'emendamento che non è stato approvato avrebbe poi impedito "qualsiasi altra indicazione o pratica commerciale che possa indurre in errore il consumatore sulla vera natura o composizione del prodotto".
Si è persa un'importante occasione, conclude l'articolo, per fare chiarezza nel mercato delle imitazioni vegetali che rischia di creare danni all'agroalimentare made in Italy.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.

Questo articolo fa parte delle collezioni: