Sono sempre più evidenti le sfide che il cambiamento climatico pone all'agricoltura, tra queste la riduzione della disponibilità idrica e l'aumento della severità degli stress idrici. In questo contesto il mondo accademico e gli attori delle filiere produttive si stanno impegnando nell'individuazione di strumenti e tecniche che possano aumentare la resilienza e la sostenibilità degli ecosistemi agricoli verso le crescenti pressioni e minacce a cui sono sottoposti.

La viticoltura non sta a guardare e numerose sono le attività che negli ultimi anni si propongono di valutare come l'ecosistema vigneto possa adattarsi ai cambiamenti in corso. Fra queste vi è il progetto Drive Life, Drought resilience improvement in vineyard ecosystem (Life19 Env/It/000035) finanziato dal programma Life dell'Unione europea per il periodo 2021-2023.

Il progetto, coordinato dal professore Stefano Poni del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DI.PRO.VE.S.) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con l'Università di Milano, l'Università di Pavia e ART-ER affianca ai partner accademici due importanti realtà produttive dei territori scelti come casi studio, il consorzio "Terre d'Oltrepò" per l'areale dell'Oltrepò pavese (Pv) e la "Cantina di Vicobarone" per il distretto dei Colli piacentini (Pc).

L'obiettivo è quello di valutare l'efficacia di tecniche innovative di gestione del suolo (utilizzo di inerbimento autunno primaverili valutando gli effetti di differenti miscugli e tecniche di gestione della biomassa prodotta) e della chioma (distribuzione di antitraspiranti e caolino) nell'ecosistema vigneto che possano aumentarne la resilienza agli effetti dovuti al cambiamento climatico, in particolare quelli connessi alla siccità dovuta a scarse precipitazioni associate a tecniche colturali che non sono più coerenti con i futuri scenari climatici.

I modelli di gestione proposti dovranno tenere conto anche del raggiungimento di un livello ottimale di qualità delle produzioni riducendo la dimensione della "water footprint" nella filiera vitivinicola e il ricorso ad interventi irrigui.

I risultati delle attività svolte convergeranno nello sviluppo di un sistema di monitoraggio, utilizzabile su dispositivo mobile, che possa guidare i viticoltori nel riconoscere le criticità idriche del proprio vigneto attraverso la stima dei consumi idrici della vite e del cotico erboso (ove presente). Il vigneto sarà georiferito e ciò renderà possibile l'acquisizione ed elaborazione diretta di dati agrometeorologici (come le precipitazioni o la superficie fogliare) per la stima dell'evapotraspirazione e l'invio di alert in caso di possibile stress idrico.

In ciascun distretto saranno allestiti tre vigneti dimostrativi e i viticoltori coinvolti nel progetto saranno chiamati a valutare l'efficacia del sistema di monitoraggio e delle tecniche proposte. Le attività dimostrative permetteranno di raccogliere dati agronomici e pedologici sulla loro efficacia come misure di ritenzione naturale delle acque ma saranno anche valutate in funzione dell'impatto ambientale e del contributo alle funzioni ecosistemiche del suolo rispetto allo standard aziendale.

Durante l'intera durata del progetto verranno coinvolti attori locali e internazionali del settore vitivinicolo per favorire la ricaduta dei risultati ottenuti oltre i confini dell'area studio.

 
di Irene Diti e Stefano Poni del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DI.PRO.VE.S.) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
 
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Il progetto DRIVE LIFE ha ricevuto finanziamenti dal Programma Life dell'Unione Europea
Grant LIFE19 ENV/IT/000035

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