Promozione integrata, formazione e digitalizzazione. Questi alcuni dei pilastri strategici su cui si basa il 'Patto per l'export', lanciato alla Farnesina con l'obiettivo di ridare al made in Italy il giusto ruolo che merita e salvarlo dalla crisi innescata dall'emergenza sanitaria per il coronavirus

"Il motore del made in Italy, asset strategico per eccellenza dell'economia e della imprenditoria italiana, può tornare a correre - ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - abbiamo vissuto un periodo estremamente complesso, senza precedenti nella nostra storia. Fin dal primo giorno ci siamo focalizzati sull'obiettivo strategico di ripartire e andare oltre l'emergenza. Abbiamo raccolto le idee per far ripartire il paese, oggi possiamo ricominciare a correre e siamo qui per firmare un vero e proprio patto per l'export, che ci lega a precise responsabilità e impegno reciproco".

Il patto è frutto dei dodici tavoli settoriali, uno per ciascuna categoria economica significativa dell'export italiano, a cui hanno preso parte 147 associazioni rappresentative di tutti i settori produttivi, dall'agroalimentare alla meccanica. La strategia del patto è costruita intorno a sei pilastri: comunicazione; promozione integrata; formazione e informazione; e-commerce; sistema fieristico; finanza agevolata. Il totale delle risorse per aprire questo "nuovo cantiere", quello del "made in Italy", al momento è di circa 1,4 miliardi di euro.

"L'export del made in Italy agroalimentare ha toccato nel 2019 un record storico di oltre 44 miliardi di euro - ha detto la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova alla presentazione del piano - parliamo di una componente che rappresenta un pilastro della sostenibilità economica". Per Teresa Bellanova uno dei temi centrali è il problema falso made in Italy che grava ogni anno per circa 100 miliardi di euro nel solo settore agroalimentare: è per questo che "abbiamo fortemente voluto che nel patto ci fosse un richiamo alla lotta al falso; un vero e proprio furto di identità contro cui è necessaria una campagna di comunicazione mirata, che faccia capire ai nostri cittadini e a quelli stranieri che quando comprano un falso parmigiano, olio d'oliva o vino sono allo stesso tempo complici e vittime di una truffa".

Tra i firmatari del patto ci sono anche Carlo Sangalli, presidente Unioncamere; Carlo Bonomi,presidente di Confindustria; Patrizia De Luise, presidente Rete imprese Italia; Mauro Lusetti, presidente Alleanza delle cooperative; Antonio Patuelli, presidente Associazione bancaria italiana; Giovanni Laezza, presidente Associazione esposizioni e fiere italiane; Ettore Prandini, presidente Coldiretti; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura; Dino Scanavino, presidente Cia-agricoltori italiani; Maurizio Casasco, presidente Confederazione italiana della piccole e media industria privata (Confapi); Francesco Verrascina, presidente Copagri; Ivano Vacondio, presidente Federalimentare; Luigi Scordamaglia, consigliere delegato Filiera Italia; Sace con il presidente Rodolfo Errore.