Coltivano meglio i cetrioli le persone o le macchine? A questa domanda ha provato a dare una risposta l'Università di Wageningen, in Olanda, che ha indetto lo scorso anno l'Autonomous Greenhouse Challenge, mettendo a confronto cinque team di esperti in Intelligenza artificiale e un team di agronomi e growers locali. La sfida era chiara: chi ottiene il miglior raccolto di cetrioli, in maniera sostenibile, vince.

Il team Sonoma, vincitore dell'Autonomous Greenhouse Challenge
Il team Sonoma, vincitore dell'Autonomous Greenhouse Challenge
(Fonte foto: Wageningen University)

Ad aggiudicarsi il primo premio, consegnato a fine dicembre, è stato il team Sonoma, composto da studenti olandesi e danesi e da alcuni ricercatori della Microsoft. Il loro è stato il raccolto più abbondante, ma anche quello più sostenibile dal punto di vista ambientale. Secondo si è posizionato il team iGrow, composto da programmatori di una società di computer olandese e da ricercatori della Chinese agricultural university. Bene, ma non benissimo, si è invece posizionato il team 'umano'.


La sfida: uomini e macchine a confronto

L'Autonomous Greenhouse Challenge è iniziato lo scorso agosto, quando su cinquanta team che si sono candidati per la prova ne sono stati scelti cinque, con esperti nel campo dell'Intelligenza artificiale provenienti da nove paesi. Ad ogni team è stata assegnata una porzione di serra di 96 metri quadri, in cui sono state sistemate piante di cetriolo, coltivate in fuori suolo.

"Abbiamo optato per i cetrioli come coltura perché crescono rapidamente", ha spiegato Silke Hemming, a capo del team di ricerca sull'orticoltura di Wageningen. "Questo ci ha consentito di ottenere molte informazioni in soli quattro mesi. Inoltre le piante di cetriolo vanno in sofferenza molto rapidamente se qualcosa viene fatto in modo errato durante la coltivazione. Quindi ci si accorge subito se qualcuno sbaglia".


Ai team digitali è stato permesso di entrare nei loro settori prima dell'inizio dell'esperimento per sistemare telecamere e sensori. Poi la serra è diventata off limits. Tutti i dati raccolti, come temperatura, umidità, concentrazione di anidride carbonica e così via sono stati inviati in tempo reale ai team a cui non è stato permesso rientrare per osservare le piante direttamente. Tutte le decisioni agronomiche, dalla fertilizzazione alla potatura, sono state fatte in remoto.

Un team ha mantenuto una temperatura troppo elevata, mandando le piante in sofferenza. Un altro invece ha potato in maniera eccessivamente spinta i rami. Mentre un altro team ancora ha lasciato crescere in maniera incontrollata i cetrioli, ottenendo tanti frutti di piccole dimensioni. Ad aver azzeccato il giusto mix di input produttivi, variabili climatiche e interventi agronomici è stato appunto il team Sonoma, seguito iGrow e dagli agronomi.


Mandiamo gli agricoltori in soffitta?

Questo esperimento non aveva come obiettivo quello di mandare in pensione gli agricoltori, ci tengono a sottolineare i ricercatori di Wageningen. Ci sono infatti ancora un sacco di operazioni che solo un uomo può compiere, dall'osservare una pianta per individuare parassiti o malattie fino a potare e raccogliere i frutti (anche se in questo campo la robotica sta facendo passi da gigante).

L'Intelligenza artificiale deve essere vista invece come un supporto alle decisioni, soprattutto per quegli agricoltori meno esperti che magari commettono errori senza saperlo. Gli algoritmi sviluppati in questo contest, infatti, una volta affinati, potrebbero essere resi disponibili attraverso app a tutti gli agricoltori del mondo, che in questo modo avrebbero accesso ad un consulto agronomico su misura e a costo zero.