"I sessanta anni di un'organizzazione vanno celebrati, non perché si vuole guardare indietro, ma perché siamo proiettati avanti. Il 'chi siamo' viene dalla nostra storia, dalle nostre radici".
Lo ha detto il presidente dei Giovani di Confagricoltura (Anga), Raffaele Maiorano, nel corso dei lavori del XXVII convegno dei quadri dirigenti, in cui si è fatto il punto delle sfide, degli scenari e delle prospettive per il settore seguendo il leitmotiv della qualità e sostenibilità come obiettivo dell'innovazione e della ricerca.

Luci e ombre nel quadro del settore primario dipinto da Maiorano. Nel 2017, secondo i rilevamenti di Eurostat, l'Italia si conferma, fra i cinque principali paesi agricoli dell'Unione europea (valore della produzione e valore aggiunto a prezzi correnti più alti), al primo posto per valore aggiunto del settore agricolo. Nonostante l'agricoltura italiana produca molto valore, a costi di produzione contenuti e occupando molte persone, fatica a trovare una solida sostenibilità economica in termini di redditi delle aziende e dei lavoratori. Inoltre l'import agricolo, per sostenere l'export dell'industria alimentare, è in crescita.

"Dal 1982 ad oggi abbiamo perso il 50% di superficie agricola utilizzata - ha messo in evidenza il presidente Anga - il numero di allevamenti zootecnici è diminuito del 50%, così per gli ovini e addirittura i polli rappresentano solo il 10% rispetto a quaranta anni fa. Sono aumentate, invece, le produzioni olivicole, viticole, i legumi. Abbiamo introdotto nuove varietà, come gli avocado, il lime, la quinoa".
Sul tema del ruolo dell'agricoltura nel contrasto ai cambiamenti climatici, Maiorano ha detto: "Siamo consci della centralità del nostro settore e il modello di sviluppo sostenibile studiato proprio per l'agroalimentare permetterà facilmente di misurare la conformità (compliance) per l'agrobusiness, cosa che finora è stata impossibile, per permettere alle imprese di riuscire a orientare le loro attività, in modo da migliorare la sostenibilità, rendendola addirittura un'opportunità di business".
 

Tra gli interventi degli ospiti, da segnalare quello di Pekka Pesonen, segretario generale Copa Cogeca, e di Sara Roversi, fondatrice di Future food institute.
Il primo ha difeso il regime di libero scambio e sottolineato l'importanza di condurre le negoziazioni degli accordi commerciali sostenendo "il modo di pensiero europeo". "L'Italia è un grande attore e produttore a livello Ue ma è difficile conciliare le varie organizzazioni degli Stati membri" ha detto Pesonen. "Bisogna riflettere in difesa dei propri interessi e di quelli europei, ma diviene molto complicato ragionare con chi sostiene il populismo e va contro l'Ue. L'Italia in tali discussioni sarà un hotspot importantissimo, ma sarà centrale mantenere una linea e un linguaggio comune. Il mercato unico non si può sacrificare, altrimenti si sconvolge l'economia di tutti i paesi europei, Italia compresa. La nostra forza è l'unione, ciò che ci fa più paura è la divisione".
La Roversi ha invece risposto al quesito su che direzione stia prendendo l'innovazione nel settore agroalimentare.

"Crediamo che imprenditorialità giovanile e startup debbano essere sviluppate 'veramente'" ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti. "Abbiamo bisogno di determinazione, di favorire gli investimenti in imprese giovani in tutti i settori. È necessario promuovere la staffetta generazionale, l'accesso al credito, la sburocratizzazione. Bisogna svecchiare il settore e modernizzarlo senza avere paura dei robot. Perché l'innovazione, e penso all'agricoltura di precisione, crea lavoro più qualificato. Credo in imprese moderne e innovative, che investono nella ricerca, si muovono in un'ottica di filiera, rafforzano l'offerta con l'aggregazione, hanno lo Stato come alleato".