Il Cra-Silvicoltura sta studiando la gestione più efficace e sostenibile delle foreste italiane, un vero e proprio “capitale naturale” che occupa il 29% del territorio nazionale (quasi 9 milioni di ettari), che interessa oltre 125.000 imprese e più di 720 mila addetti e che svolge numerose funzioni sempre più strategiche nell’economia del Paese: la tutela idrogeologica, la regolazione del ciclo dell’acqua, la conservazione del paesaggio e della biodiversità, l’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera e le attività turistico-ricreative, di didattica ambientale, di valorizzazione dei prodotti non legnosi. I boschi, inoltre, sono fondamentali nel mitigare i cambiamenti climatici: il carbonio stoccato nella sola parte in superficie è pari a 437 milioni di tonnellate, mentre il potenziale di assorbimento di anidride carbonica assomma a 16,2 megatonnellate di Co2 per anno. Inoltre, non può essere sottovalutata la ricchezza in biodiversità che vi è custodita: rispetto al totale di specie presenti in Europa, in Italia si contano oltre il 30% di specie animali e quasi il 50% di quelle vegetali, il tutto su una superficie di circa 1/30 di quella del continente.
In questo quadro concettuale e alla luce delle ricerche e sperimentazioni del Cra, una gestione forestale volta alla salvaguardia e valorizzazione del capitale naturale integra i seguenti elementi:
• visione del bosco come sistema biologico complesso;
• applicazione di un approccio selvicolturale basato sulla gestione adattativa, che risponda alla complessità propria dei sistemi naturali;
• monitoraggio degli ecosistemi forestali per comprendere le cause e le dinamiche dei cambiamenti delle condizioni ambientali, per verificare gli effetti degli interventi colturali sul sistema e per valutarne di nuovi;
• pianificazione della gestione degli ecosistemi forestali, a livello territoriale e aziendale, secondo logiche interdisciplinari e transdisciplinari, in grado di interfacciarsi con le politiche e le strategie di conservazione delle risorse sul territorio, in una prospettiva di mantenimento e incremento di biodiversità, a beneficio delle esigenze della collettività;
• coinvolgimento dei portatori di interesse, mettendo in pratica adeguati modelli di governance delle risorse forestali.
Il Cra-Meteorologia, invece, studia gli impatti del cambiamento climatico sui sistemi agroforestali e naturali. In particolare, sono in via di realizzazione:
• un sistema di previsioni agrometeorologiche specifiche per la meccanizzazione agricola, attraverso lo sviluppo di indicatori di lavorabilità e trafficabilità dei suoli e di un sistema di allerta caldo per i bovini da latte;
• l’Atlante italiano del clima e dei cambiamenti climatici;
• la stima attuale e futura della vulnerabilità ambientale ai processi di desertificazione e l’individuazione delle possibili misure di contrasto;
• la realizzazione di una banca dati nazionale fenologica e conseguente mappatura fenologica del territorio nazionale e l’individuazione dei trend fenologici (in atto e futuri) intesi come espressione quantitativa e qualitativa del cambiamento climatico;
• la caratterizzazione fenologica della vegetazione telerilevata tramite satelliti quali Noaa-Avhrr, Modis e Spot Vgt e la realizzazione della relativa cartografia tematica a scala regionale;
• la stima della capacità di mitigazione dei cambiamenti climatici da parte dei sistemi agro-forestali, attraverso il sequestro del carbonio atmosferico nei comparti vegetali;
• la produzione di specifiche previsioni agrometeorologiche a breve termine (fino a 6 giorni), diffuse on-line tramite sito web del Mipaaf e il monitoraggio delle anomalie della stagione agraria, implementazione della Banca dati agrometeorologica nazionale con dati meteo storici per migliorare la base dati di riferimento climatico.
• l’analisi delle dinamiche spazio-temporali degli incendi e dei relativi driver, in termini di innesco, propagazione e stagionalità e la realizzazione di cartografia di rischio incendi a scala regionale.
Il Cra-Relazioni pianta e suolo si occupa del suolo, preziosa risorsa non rinnovabile, che ospita oltre il 95% della biodiversità esistente sulla Terra, di cui rappresenta una sorta di epidermide. La Fao ha stimato ad oggi una perdita di suolo fertile per la coltivazione di circa il 33%, a fronte di una richiesta sempre crescente di derrate alimentari che nel 2050 sarà pari al 60% in più rispetto all’attuale. In Italia, l’importanza del suolo è diventata drammaticamente nota in seguito alla vicenda “Terra dei Fuochi” e ai suoi devastanti danni ambientali. In questo contesto importanti progetti di ricerca vengono sviluppati per contrastare il consumo e il degrado del suolo, ma anche per valorizzare le produzioni agricole e garantire cibo salubre e sicuro. Inoltre, vengono definiti:
• modelli di gestione ecosostenibile e multifunzionale dell’ambiente rurale, con particolare attenzione alla nutrizione delle colture ed alla fertilità dei suoli in rapporto alle loro modalità di conduzione (agricoltura convenzionale, integrata, biologica e biotecnologica).
• impatto delle criticità ambientali di origine sia naturale (cambiamenti climatici, erosione e contrasto alla desertificazione, perdita di biodiversità) che antropica (inquinamento e degrado).
Anche il Cra-Inea, è impegnato nello studio di questo importante componente del pianeta con il progetto Life + Sam4cp “Soil administration model 4 comunity profit”, che si propone una corretta pianificazione e regolazione dell’uso del suolo, integrando politiche specifiche con la valutazione dei risvolti economici nonché delle ricadute sulla capacità produttiva, sulla disponibilità di materie prime, sulla biodiversità, sul ciclo del carbonio, sul ciclo idrologico, sul patrimonio paesaggistico e ambientale, sulle funzioni delle aree rurali e sulla pericolosità idrogeologica. Il progetto mira a proporre modelli di simulazione sia degli impatti dell’artificializzazione e impermeabilizzazione dei suoli sia delle conseguenze, in termini eco sistemici ed economici, da utilizzare nell’ambito della pianificazione urbanistica e nelle politiche di governo del territorio. E rappresenta sicuramente un esempio di best practice, a livello italiano per la promozione di politiche di gestione del territorio adeguate. Tuttavia, più in generale riprendendo spunto dalla Soil global partnership della Fao, occorre sempre più promuovere politiche e principi di gestione sostenibile del suolo; stabilire e applicare norme per limitare l’accumulo di contaminanti a tutela della salute pubblica e sviluppare un quadro istituzionale per l’attuazione della gestione sostenibile del territorio e il monitoraggio dello stato generale delle risorse del suolo.
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Fonte: CRA - Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura