"Voglio escludere - avverte il parlamentare - che la commissione Bilancio della Camera e la maggioranza di Governo alimenteranno la farsa cancellando l'unico emendamento positivo atteso in Campania: l'adeguamento del presidio militare alle necessità di salvaguardia del territorio".
I militari posti a presidio della Terra dei fuochi, all’indomani dell’emanazione del Decreto legge a tutela della salute pubblica e delle aziende agricole di un’ampia fascia di territorio a cavallo tra le provincie di Napoli e Caserta, suddivisa in ben 57 comuni, erano appena 100: con l’emendamento del deputato Russo alla legge antiterrorismo l’aliquota era stata portata a 300, ben duecento uomini di rinforzi per aumentare il tasso di vigilanza su un’area dove più delle discariche abusive colpiscono i roghi improvvisati di rifiuti, che alimentano tensioni e paure incontrollate, in molti casi non suffragate da mezzi di prova certi sugli esiti che queste hanno sulle coltivazioni e gli allevamenti.
Il dietrofront della Ragioneria generale dello Stato accende di nuovo i riflettori su Terra dei fuochi: un territorio che ha provocato un danno di immagine all’agricoltura della Campania sul quale lo Stato è costretto ad investire 55 milioni di euro, presi dai fondi del Piano di Azione e Coesione, senza contare i soldi che saranno necessari per le bonifiche, ove necessarie, che le autorità ambientali centrali e regionali stentano a stimare con esattezza. Resta sullo sfondo lo screening del Governo sulla Terra dei fuochi: sono meno di sedici ettari quelli interdetti alla coltivazione di derrate alimentari. Anche se altre limitazioni temporanee arriveranno per i fondi ancora oggetto di indagine in altri 31 comuni, recentemente aggregati a Terra dei Fuochi con la direttiva del 16 aprile 2014.
Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ed il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, hanno firmato nel febbraio scorso il decreto interministeriale per l’interdizione di alcuni terreni dall’uso agricolo a seguito delle indagini dirette svolte nei primi 57 Comuni della Campania oggetto di analisi in virtù del decreto Terra dei Fuochi, poi convertito la legge 6 febbraio 2014, n. 6 “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate”. Un territorio nel quale erano stati oggetto di indagine ben 51 siti tra quelli a più alto rischio su circa 2500 individuati dal Gruppo di Lavoro, coordinato dal 16 giugno scorso dal Corpo Forestale dello Stato.
A seguito dei nuovi risultati sono stati definiti i terreni che possono essere destinati alle produzioni agroalimentari e quelli che incorrono i limitazioni.
Complessivamente per i siti con livello di rischio presunto 5 (elevatissimo) e 4 (molto elevato), su un totale di 42,95 ettari di superficie agricola classificata, risultano nella classe A (terreni idonei alle produzioni agroalimentari) 15,53 ettari pari al 36,1%. Rientrano, invece, nella Classe D (terreni con divieto di produzioni agroalimentari) 15,78 ettari pari al 36,7%. I rimanenti 11,6 ettari, pari al 27% rientrano nella classe B (terreni con limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni).
E’ inoltre è vietata l’immissione sul mercato dei prodotti delle singole colture per i terreni in classi di rischio 3 (elevato), 4 e 5 degli ulteriori 31 Comuni che saranno oggetto d’indagine.