"Mentre l'altro giorno le commissioni Difesa e giustizia della Camera hanno approvato l'emendamento al Decreto legge antiterrorismo che triplica la presenza dei militari nella Terra dei fuochi, ieri la Ragioneria generale dello Stato ha bocciato la misura. Siamo alle solite: il Governo con una mano dà e con l'altra toglie". Così stamattina il deputato campano di Forza Italia, Paolo Russo
"Voglio escludere - avverte il parlamentare - che la commissione Bilancio della Camera e la maggioranza di Governo alimenteranno la farsa cancellando l'unico emendamento positivo atteso in Campania: l'adeguamento del presidio militare alle necessità di salvaguardia del territorio".

I militari posti a presidio della Terra dei fuochi, all’indomani dell’emanazione del Decreto legge a tutela della salute pubblica e delle aziende agricole di un’ampia fascia di territorio a cavallo tra le provincie di Napoli e Caserta, suddivisa in ben 57 comuni, erano appena 100: con l’emendamento del deputato Russo alla legge antiterrorismo l’aliquota era stata portata a 300, ben duecento uomini di rinforzi per aumentare il tasso di vigilanza su un’area dove più delle discariche abusive colpiscono i roghi improvvisati di rifiuti, che alimentano tensioni e paure incontrollate, in molti casi non suffragate da mezzi di prova certi sugli esiti che queste hanno sulle coltivazioni e gli allevamenti.

Il dietrofront della Ragioneria generale dello Stato accende di nuovo i riflettori su Terra dei fuochi: un territorio che ha provocato un danno di immagine all’agricoltura della Campania sul quale lo Stato è costretto ad investire 55 milioni di euro, presi dai fondi del Piano di Azione e Coesione, senza contare i soldi che saranno necessari per le bonifiche, ove necessarie, che le autorità ambientali centrali e regionali stentano a stimare con esattezza. Resta sullo sfondo lo screening del Governo sulla Terra dei fuochi: sono meno di sedici ettari quelli interdetti alla coltivazione di derrate alimentari. Anche se altre limitazioni temporanee arriveranno per i fondi ancora oggetto di indagine in altri 31 comuni, recentemente aggregati a Terra dei Fuochi con la direttiva del 16 aprile 2014.

Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ed il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, hanno firmato nel febbraio scorso il decreto interministeriale per l’interdizione di alcuni terreni dall’uso agricolo a seguito delle indagini dirette svolte nei primi 57 Comuni della Campania oggetto di analisi in virtù del decreto Terra dei Fuochi, poi convertito la legge 6 febbraio 2014, n. 6 “Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali e a favorire lo sviluppo delle aree interessate”. Un territorio nel quale erano stati oggetto di indagine ben 51 siti tra quelli a più alto rischio su circa 2500 individuati dal Gruppo di Lavoro, coordinato dal 16 giugno scorso dal Corpo Forestale dello Stato.

A seguito dei nuovi risultati sono stati definiti i terreni che possono essere destinati alle produzioni agroalimentari e quelli che incorrono i limitazioni.
Complessivamente per i siti con livello di rischio presunto 5 (elevatissimo) e 4 (molto elevato), su un totale di 42,95 ettari di superficie agricola classificata, risultano nella classe A (terreni idonei alle produzioni agroalimentari) 15,53 ettari pari al 36,1%. Rientrano, invece, nella Classe D (terreni con divieto di produzioni agroalimentari) 15,78 ettari pari al 36,7%. I rimanenti 11,6 ettari, pari al 27% rientrano nella classe B (terreni con limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni).
E’ inoltre è vietata l’immissione sul mercato dei prodotti delle singole colture per i terreni in classi di rischio 3 (elevato), 4 e 5 degli ulteriori 31 Comuni che saranno oggetto d’indagine.