La scomparsa di una varietà o di una razza è una perdita per l’intero territorio, poiché significa la scomparsa di un pezzo di storia, della nostra cultura, della nostra memoria, dei saperi sviluppati dagli agricoltori e dalle comunità locali di uno specifico territorio. Custodire e portare a produzione una pianta “rara”, così come allevare un animale in via d’estinzione, vuol dire quindi salvare un patrimonio economico (si quantifica in miliardi di euro), sociale e culturale straordinario, fatto di eredità contadine e artigiane non scritte, ma ricche e complesse.
La Cia, Confederazione italiana agricoltori, su questo tema, promuove e rilancia da anni la figura dell’“agricoltore custode”, adoperandosi per valorizzare l’opera di questi imprenditori impegnati per la difesa della biodiversità e ne porta avanti le istanze.
All’interno di questo quadro di riferimento si inserisce l’iniziativa promossa dalla Cia, che rientra nell'ambito del più ampio progetto nazionale “Verso il territorio come destino”. Si tratta di una serie di incontri pubblici, i cui contenuti alimenteranno il documento che l’organizzazione agricola consegnerà a Expo 2015 come contributo per la stesura della “Carta di Milano”.
Il convegno di Urbino sarà aperto dal saluto del sindaco, Maurizio Gambini e concluso dal presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino. Interverranno tra gli altri, Mauro Malaspina e Sonia Ricci, rispettivamente assessori all’Agricoltura delle Marche e del Lazio, oltre che Stefano Mengoli, presidente del Consorzio di Tutela del Vitellone bianco dell’Appenino centrale. I lavori verranno moderati dallo scrittore Paolo Rumiz.
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Fonte: Cia