“Nell’accordo tra ministero e Regioni sembra prevalere solo il mantenimento di privilegi acquisiti, lasciando poche speranze a chi si attendeva con la riforma una svolta nella gestione dell’agricoltura europea ed italiana” ha dichiarato la portavoce del tavolo, Maria Grazia Mammuccini.
Non si procede ad un vero riequilibrio tra Regioni - sottolienano in una nota -, il greening sarà calcolato in percentuale dei pagamenti diretti percepiti e non con un premio uguale per tutti; ai pagamenti accoppiati si applicherà la percentuale massima consentita (15%) non per obiettivi territoriali, di aumento del biologico, di conservazione della biodiversità o sociali, ma solo per compensare chi più perderà risorse; pagamenti ridistributivi al 5% per evitare ogni riduzione progressiva sopra i 150 mila euro. Inoltre, adozione del regime piccoli agricoltori, niente dal 1° pilastro alle aree svantaggiate, niente flessibilità tra 1° e 2° pilastro. A questo punto per completare le decisioni che competono agli Stati membri resta solo da decidere chi saranno gli agricoltori attivi.
Le 14 associazioni avevano portato all’attenzione del ministro De Girolamo alcune scelte: l’applicazione della percentuale massima consentita per la modulazione dal primo al secondo pilastro (15%) per aumentare le risorse per i progetti concreti per agricoltori e territorio rurale
Si attendevano inoltre decisioni importanti per lo sviluppo dell’agricoltura biologica attraverso la definizione di un Programma operativo nazionale per perseguire l’obiettivo del 20% della Sau nazionale. Le associazioni - che chiedono nuovamente un incontro - confidano nel Programma nazionale della Rete rurale nazionale, e chiedono un maggiore coinvolgimento del partenariato sociale ed economico.
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