A dirlo è la Coldiretti, che al momento sta verificando le condizioni per la dichiarazione dello stato di calamità nei territori colpiti dall'ultima ondata: Basilicata, Puglia e Lazio.
Piogge incessanti e forti raffiche di vento hanno duramente colpito il settore agricolo in particolare nelle province di Lecce e Taranto, tanto da indurre la Coldiretti ad attivare una unità di crisi anche per soccorrere gli imprenditori rimasti isolati nelle aziende a causa delle frane sulle strade, provocate dalla violenza delle acque ha spazzato via uliveti, campi coltivati ad ortaggi e vigneti. Non solo danni alle produzioni, ma anche alle strutture con smottamenti, muretti a secco distrutti, fabbricati rurali allagati e collegamenti interrotti. Nel Metapontino una “bomba d’acqua” si è abbattuta dalla collina materana prospiciente alla costa fino alle spiagge con danni incalcolabili sia ai centri abitati che alle aziende agricole. Colpite colture come ortaggi e fragole, appena trapiantate, con i relativi impianti, ma anche campi di uva da tavola ancora da raccogliere e agrumeti, allagati e in molti casi imbrattati dalla melma fino ai frutti. Nel fango sono finiti anche lattuga, cavolo e finocchio in molti campi dove imprenditori agricoli li avevano già messi a dimora.
"Siamo di fronte - sottolinea la Coldiretti - ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati quest’anno con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense ed il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire".
Nell’82 per cento dei comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico per frane e/o alluvioni ma la percentuale varia dal 78 per cento della Puglia al 98 per cento del Lazio. Sono ben cinque milioni i cittadini che vivono in zone di pericolo.
"La dimensione del rischio è in realtà ovunque preoccupante - nota Coldiretti - con una superficie delle aree ad alta criticità geologica che si estende per 29.517 chilometri quadrati pari al 9,8 per cento del territorio nazionale. A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che un modello di sviluppo sbagliato ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) che vengono abbandonati o occupati dal cemento".
"Non sono più procrastinabili interventi urgenti e straordinari della rete infrastrutturale, viaria ed idrica per tutelare le aree rurali dal ripetersi di eventi di tale eccezionalità – conclude la Coldiretti - In questo contesto è fondamentale riconoscere agli imprenditori agricoli un ruolo incisivo nella gestione del territorio e dell’ambiente per frenare l’abbandono e la cementificazione".
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Fonte: Coldiretti