“Questo Psr ha inciso in modo positivo sul sistema agricolo e territoriale della Regione Emilia-Romagna - ha sottolineato Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna -, agendo sui temi centrali della competività, della sostenibilità e della qualità della vita nel territorio rurale. Ci consegna risultati significativi e importanti che ci forniscono anche la strategia da seguire per il futuro. In particolare con i progetti integrati di filiera, abbiamo anticipato una scelta strategica della nuova Pac. Dobbiamo continuare in questa direzione facendo un ulteriore salto di qualità in un quadro di forte programmazione nazionale”.
"Dopo una lunga maratona abbiamo raggiunto un accordo sulla nuova Pac e sul suo quadro finanziario - ha spiegato Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna -. Ora spetta a Bruxelles il voto finale e la stesura definitiva dei regolamenti. Arrivati a questo punto gli Stati mebri sono chiamati a procedere con la presentazione dei programmi e dei regolamenti. L'accordo premia lo sforzo dell'Italia e prevede una maggiore flessibilità e diverse importanti novità".
Nel Psr 2007-2013 il numero delle aziende agricole beneficiarie è aumentato del 28%, con un picco del 76% in montagna. Gli investimenti aziendali hanno generato un valore aggiunto del 15% e un aumento dell’11% degli occupati, i giovani hanno rappresentato il 26% delle domande presentate e, tra le ditte individuali, il 50% dei contributi concessi per le competitività. Il sostegno alle produzioni biologiche ha assorbito il 34% delle risorse, mentre i prodotti Dop e Igp hanno potuto contare su oltre la metà dei finanziamenti impegnati.
"Con il prossimo Psr andranno riconfermati questi esiti cercando però di coinvolgere in processi innovativi l’insieme degli agricoltori regionali - ha proseguito Rabboni -, in particolare quelli più in difficoltà di mercato e di reddito, delle aree rurali e montante più problematiche. Questo potrà accadere solo se decideremo, tutti insieme di destinare la gran parte delle risorse della futura programmazione alle diverse forme possibili di reti di impresa".
In foto: Vasco Errani, presidente della Regione Emilia-Romagna,
Tiberio Rabboni, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna,
e Valtiero Mazzotti, direttore generale Agricoltura e pesca della Regione Emilia Romagna
I dati del Psr 2007-2013
"Nel periodo 2007-2013 sono state finanziate oltre 53 mila domande - spiega Valtiero Mazzotti, direttore generale Agricoltura e Pesca Regione Emilia-Romagna -. A fine 2012 i beneficiari erano 23.261. Di questi, circa 22 mila sono agricoltori. Il 30% delle quasi 74 mila aziende rilevate dal 6° Censimento generale dell’agricoltura ha ricevuto aiuti dal Psr regionale.
Una percentuale he sale al 33% se si considerano solo le aziende agricole attive iscritte alla Camera di commercio nell’anno 2011, pari a 67.404. La superficie agricola condotta dalle aziende beneficiarie è pari 604.000 ettari, corrispondente al 57% dell’intera superficie agricola regionale.
Questi pochi dati dimostrano come il Psr rappresenti una politica di sostegno radicata nell’ambito del settore agroindustriale regionale e come essa ponga al centro della propria attenzione l’impresa agricola, alla quale riserva una quota importante d'interventi di sostegno e di finanziamenti pubblici".
Il Psr ha inoltre coinvolto oltre 208 mila ettari (il 20% del totale) in interventi di carattere ambientale e ha permesso di ridurre del 42% le concimazioni azotate, del 51% l’uso di fitofarmaci, di 200 mila tonnellate all’anno le emissioni di CO2.
"Di particolare rilievo poi il ruolo che hanno avuto i progetti di filiera - ha sottolineato Mazzotti - vero e proprio tratto distintivo della programmazione 2007-2013, voluto dalla Regione Emilia-Romagna per promuovere la collaborazione tra aziende di produzione, trasformazione e commercializzazione, rafforzando in particolare il ruolo della parte agricola, tradizionale anello debole della catena. Quasi l’80% dei progetti ha introdotto vincoli di conferimento della materia prima grazie ai quali si sono consolidati gli sbocchi di mercato per gli agricoltori. I progetti di filiera hanno generato nuovi posti di lavoro nel 44,9% dei casi e nel 71% rafforzato la sicurezza sul lavoro. Un monitoraggio effettuato sugli investimenti aziendali, a due anni dalla loro conclusione, ha infine mostrato un incremento del 18% della Plv, del 15% del valore aggiunto nelle aziende beneficiarie e dell’11% delle unità di lavoro".
Gli obiettivi per il Psr 2014-2020
Estendere l’esperienza degli accordi di filiera e delle reti di impresa, promuovere l’innovazione, rendere più facile l’accesso al credito, ridurre la complessità burocratica. Sono questi alcuni degli obiettivi del prossimo Psr che la Regione ha lanciato per allargare la platea delle imprese beneficiarie, in particolare le più marginali.
"Si tratta di cogliere appieno alcune delle opportunità offerte anche dal nuovo regolamento - ha concluso Rabboni -, che prevede significativi incentivi economici per i progetti collettivi e integrati, ma anche per il 'partenariato d’innovazione'.
Per quanto riguarda l’accesso al credito, tra le proposte della Regione c'è il rafforzamento dell’esperienza di 'Investi agricoltura', in collaborazione con Istituti di credito e Consorzi Fidi. Quest'ultimo aspetto ha permesso, già da questa programmazione, l’immediato anticipo fino al 100% dell’investimento e un pre-ammortamento di 18 mesi con il solo pagamento degli interessi.
A conclusione dei lavori si sono succeduti sul palco alcuni dirigenti di associazioni, federazioni, aziende e sindacati: Vincenzo Bernazzoli, presidente di Upi-Unione provincie d'Italia; Antonio Dosi, presidente Cia Emilia Romagna; Lorenzo Frattini, presidente Legambiente Emilia Romagna; Guglielmo Garagnani, presidente Confagricoltura EmiliaRomagna; Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative; Ivano Gualerzi, segretario Flai Cgil Emilia Romagna; Francesco Pugliese, direttore generale Conad; Luigi Scordamaglia, vice presidente di Federalimentare; Mauro Tonello, presidente Coldiretti Emilia Romagna.
"Non sono soddisfatto della nuova Pac - ha detto Gardini di Confcooperative -, ma con questa dovremo confrontarci. Questa sarà una Pac di passaggio, perché poco innovativa. La cooperazione non vuole comunque tirarsi indetro e darà il proprio contributo. Credo che l'Italia debba inserire nel proprio programma di attuazione fondi mutualistici e non semplici sistemi assicurativi. Pensiamo che possa essere molto utile portare i contratti di filiera nel nostro sistema agricolo, così come noi abbiamo già fatto nel mondo cooperativo. Infatti quando le filiere sono organizzate e strutturate sono migliori e più competitive".
"C'è bisogno di più semplificazione e meno burocrazia - è intervenuto Pugliese di Conad -. E' però necessario capire se la frammentazione dei contributi sia realmente utile o sia un'inutile forma di assistenzialismo. Nella situazione ecoomica e congiunturale in cui ci troviamo, dobbiamo fare di più con meno e questo deve valere per tutta la filera. Inoltre è necessario aumentare la coesione del sistema agroalimentare: usiamo di più il noi che l'io. E' altresì importante capire che la difesa del prodotto italiano e delle sue filiere non può essere demandata soltanto alla Gdo".