Diminuisce il numero delle aziende agricole, ma cresce la dimensione media. E' uno dei dati salienti che emerge dal 6° Censimento generale dell’agricoltura.

E ancora, circa il 99% delle aziende fa ricorso alla manodopera familiare e il 30,7% dei capi azienda è donna. E' articolata la fotografia dell’agricoltura italiana che emerge dai dati definitivi del Censimento. Vengono mostrate con maggiore nitidezza le trasformazioni che hanno interessato il comparto nell’ultimo decennio, un periodo complesso per l’agricoltura italiana, influenzata fortemente dalla crisi economica,is dalla volatilità dei prezzi delle commodity agricole, dai mutamenti nella Pac, nonché dalle nuove sfide legate alla sostenibilità ambientale.

Emerge un'agricoltura caratterizzata da aziende in calo ma di dimensioni maggiore, nelle quali continua a prevalere il carattere familiare, ma con importanti segnali di rinnovamento verso forme flessibili di gestione fondiaria, verso modalità di conduzione da parte di società di capitali, verso una accresciuta utilizzazione di manodopera salariata.
Il rinnovamento dei capi azienda è ancora lento in termini di età e titolo di studio, con tendenziale crescita della quota di aziende condotte da donne, ma accelera la diversificazione delle attività aziendali e si evidenzia una maggiore attenzione alla tutela del territorio.

Tendenze che si manifestano con diversa intensità nelle varie aree geografiche del Paese, confermando il divario - in termini di produttività e di modernizzazione - tra l’agricoltura del Nord e quella del resto del Paese.

 

Aziende in calo, cresce la dimensione media

Sono 1.620.844 le aziende agricole e zootecniche attive in Italia (-32,4% rispetto al 2000). La dimensione media è di 7,9 ettari di Sau (+44,2%). La Sau complessiva è pari al 42,8% del territorio nazionale (12,9 milioni di ettari totali), in diminuzione del 2,5% rispetto al 2000.
Negli ultimi dieci anni si è assistito in tutte le regioni di Italia ad una diminuzione del numero di aziende, fenomeno che ha interessato quelle di piccola e media dimensione (inferiori a 30 ettari), mentre quelle con 30 ettari e oltre di Sau sono aumentate sia in numero che in superficie: nel 2010 esse rappresentano il 5,3% delle aziende italiane e coltivano il 53,8% della Sau nazionale. Allo stesso tempo si è riscontrata una crescita della dimensione media delle aziende, in particolar modo nell’Italia insulare (+79,8%) e nel Centro (+51,1%). Nonostante ciò, le aziende del Nord continuano ad avere le maggiori dimensioni medie (14,4 ettari di SAU per azienda nel Nord-ovest e 9,8 nel Nord-est), mentre al Sud si rileva il valore più basso (5,1 ettari per azienda).

 

Gestione più flessibile

La struttura agricola e zootecnica italiana, pur continuando a basarsi su unità aziendali di tipo individuale o familiare (96,1%), nelle quali la conduzione diretta dell’azienda da parte del conduttore e dei suoi familiari rappresenta la forma prevalente (95,4%), mostra significativi segnali di cambiamento.
In particolare, la struttura fondiaria risulta molto più flessibile rispetto al passato, grazie al maggior ricorso a forme di possesso dei terreni diversificate e orientate sempre più all’uso di superfici in affitto o gestite a titolo gratuito.
Evidente è poi la crescita degli investimenti nel settore da parte di società di persone o di capitali e di cooperative. Le aziende condotte in forma societaria aumentano del 48,2% rispetto al 2000, pur continuando a rappresentare solo il 3,6% del totale delle aziende censite.

Diminuisce la forza lavoro

In dieci anni la forza lavoro è diminuita del 50,9% e si è spostata verso la manodopera salariata (la cui quota passa dal 14,3% al 24,2% tra il 2000 e il 2010). La quota di manodopera femminile risulta pari al 37%. La presenza dei familiari in azienda tende a diminuire (-56,6%), ma coloro che restano intensificano il proprio apporto, specializzandolo e professionalizzandolo. Circa il 99% delle aziende agricole fa ricorso a manodopera familiare, un dato che conferma come la famiglia rappresenti il tessuto connettivo della produzione agricola nazionale, attorno alla quale ruotano decisioni e strategie imprenditoriali.
 

Gli stranieri

La loro presenza risulta essere sempre più significativa. Pari a 233 mila unità, rappresentano il 24,8% della manodopera aziendale non familiare e il 6,4% di quella complessiva. Il 57,7% della forza lavoro straniera proviene da Paesi dell’Unione europea, mentre il 42,3% da Paesi non appartenenti all’Unione.


Al Sud aumentano i capi-azienda donna

Il 30,7% delle aziende oggi è gestito da un capo azienda donna. Valori superiori alla media si registrano nel Sud (34,7%) e nel Centro Italia (31,9%). Molto ridotta è invece la gestione aziendale da parte di stranieri (0,1%), con valori più elevati nel Sud (0,6%).

 


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