In passato si suggeriva la carne di cavallo a quanti soffrivano di anemia. Non era del tutto vero, ma ciò dimostra che da tempo è noto che il consumo di questa carne non ha conseguenze negative per la salute, semmai è vero il contrario. E lo confermano sul “Mattino” di Napoli del 19 febbraio i ricercatori dello Zooprofilattico del Mezzogiorno. Ma il problema nel caso delle lasagne o di altri piatti a base di carne sta nella “bugia” dell'etichetta, che della carne di cavallo non fa cenno. E mettere in tavola uno sconosciuto, come recita un indovinato refrain pubblicitario, è cosa che dà fastidio e molto. Lo testimonia l'eco che prima le lasagne inglesi e oggi i ravioli italiani hanno scatenato su tutta la stampa. Così il 15 febbraio “Repubblica” dà conto dei primi arresti avvenuti in Gran Bretagna, mentre il giorno seguente “La Stampa” spiega come si svolgeranno i test che Bruxelles ha deciso di fare per rintracciare eventuali altri casi di etichette non veritiere. E forse come conseguenza di questi test arriva la notizia che in Italia sono stati ritirati dagli scaffali alcuni prodotti i cui marchi appartengono a Nestlè. Se ne parla il 19 febbraio sulle colonne del “Corriere della Sera” e su “Repubblica”. L'episodio, e non poteva essere diversamente, muove l'attenzione di tutti i media che il 20 febbraio si interrogano, come fa “La Stampa”, sulla provenienza della carne equina o sul destino dei cavalli da corsa che, come ricorda Massimo Agostini su “Il Sole 24 Ore”, non possono rientrare nella catena alimentare. E' di nuovo “Il Sole 24 Ore” che il 21 febbraio ribadisce che non siamo di fronte ad una emergenza sanitaria, ma semmai una frode.
Ci vuole l'etichetta
Non tutti i mali vengono per nuocere, recita un antico adagio che sembra valere anche per le frodi a base di carne di cavallo. Lo scandalo ha infatti riacceso l'attenzione sulla necessità di avere etichette trasparenti non solo sui contenuti ma anche sulla provenienza dei prodotti alimentari. Se ne discute sul “Corriere della Sera” del 20 febbraio, come pure su “Avvenire”. “La Stampa” del 20 febbraio ospita a questo proposito la denuncia del fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, che addossa alle lobby dell'agroalimentare la responsabilità di aver ostacolato una maggiore trasparenza delle etichette. In Italia, aggiunge nello stesso giorno il “Messaggero”, la legge sulla tracciabilità è incompleta e resta un mistero cosa si mette nel piatto. Il settimanale “Panorama” in edicola il 21 febbraio prende spunto dalla vicenda delle carni di cavallo per puntare il dito contro la Ue, colpevole di “reticenza” quando si parla di etichette. Le tante “bugie” servite a tavola sono poi il soggetto di un'indagine pubblicata sul “Mattino di Padova”. Intanto, scrive “L'Unità” del 15 febbraio, crisi e scandali stanno cambiando cambiando le abitudini dei consumatori.
I soldi della Pac
Restiamo in tema di etichette e di marchi con la notizia pubblicata dal dorso Tuttosoldi de “La Stampa” in edicola il 18 febbraio che commenta la recente approvazione in sede europea del “made in”, che per il momento però non riguarda ancora i prodotti alimentari. Pochi invece i commenti alla recente approvazione del bilancio comunitario e delle ripercussioni sulla Pac. Fa eccezione “Il Sole 24 Ore” del 16 febbraio che si sofferma sull'analisi della riduzione dei contributi che in sei anni scenderanno ad una media di 380 euro ad ettaro contro gli attuali 400. In una intervista al presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro, pubblicata da “L'Arena” del 18 febbraio, si apprende tuttavia che i giovani e i piccoli agricoltori saranno favoriti dalla nuova Pac.
Manovre e prezzi
Passando da Bruxelles a Roma, con le notizie che riguardano il nostro Paese, il “Secolo XIX” del 15 febbraio ricorda che è ai nastri di partenza la revisione degli estimi agricoli. Arrivano poi indicazioni più precise per la dichiarazione ai fini Imu (Gazzetta dell'Economia, 16 febbraio) e debutta la nuova autorizzazione unica ambientale per le Pmi, che può riguardare anche le imprese agricole (Il Sole 24 Ore, 16 febbraio). I mercati salutano con soddisfazione il raggiungimento di un'intesa sul prezzo delle patate. L'accordo, siglato a Castelnuovo Scrivia, come riporta “La Provincia Pavese” del 16 febbraio, prevede che si passi da 155 a 170 euro per tonnellata. Nulla di fatto invece, per il prezzo del pomodoro. Un punto di incontro fra industrie e agricoltori, scrive il quotidiano piacentino “Libertà” del 17 febbraio, non si è ancora riusciti a raggiungerlo. In compenso si apprende dalle pagine di “Libero” del 19 febbraio che i prezzi agricoli sono dell'11% più alti rispetto ad un anno fa. Ma su base mensile il segno è negativo.