Composta dalle 100 fotografie vincitrici che rimarranno in esposizione fino al prossimo 10 novembre, la mostra rappresenta il climax di un concorso nazionale che ha coinvolto con questa sua seconda edizione famiglie di tutta Italia impegnate a testimoniare da dietro un obiettivo il rapporto che genitori e figli hanno con la frutta e la verdura.
"Questa mostra è davvero un’iniziativa di grande valore - ha commentato il ministro - attraverso la fotografia possiamo veicolare e amplificare l’impatto del messaggio che ‘Tutti pazzi per la frutta!’ intende far passare all’interno di tutto il contesto familiare, quindi non solo ai bambini ma anche ai loro genitori".
Il concorso Tutti pazzi per la frutta! nasce in seno a un progetto comunitario, denominato Frutta nelle Scuole, fortemente voluto dall’Italia e finanziariamente sostenuto da Ue (20 mln €) e governo nazionale (15 mln €).
Finalità dichiarata del programma è quella di promuovere il consumo di frutta e verdura tra gli alunni delle scuole primarie, attraverso iniziative che coinvolgono i bambini e, soprattutto, i ‘grandi’.
Giorgio Calabrese, noto nutrizionista e volto televisivo, e il ministro Mario Catania
"Quando alcuni anni fa abbiamo cominciato, a livello comunitario, a parlare della necessità di iniziative del genere, abbiamo dapprima riscontrato una certa diffidenza ma poi, grazie al lavoro fatto, siamo invece riusciti a raggiungere un accordo con l’Unione europea – ha spiegato Catania -. L’Italia ha sempre colto l’importanza di queste occasioni e fin dalla prima edizione ha saputo realizzare iniziative di grande impatto nelle scuole di tutte le regioni italiane facendo capire ai bambini, proprio nella fase in cui si formano le abitudini alimentari, quanto siano fondamentali comportamenti alimentari corretti e una nutrizione maggiormente equilibrata".
Ma che bisogno c’è, in realtà, di promuovere il consumo di frutta e verdura in un paese in cui la loro produzione raggiunge livelli di eccellenza sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo?
Molto più di quanto sia lecito supporre, almeno stando a quanto riportato dal ministro e dagli organizzatori, che hanno descritto una situazione nazionale in cui al generale scarso consumo in età scolare di prodotti ortofrutticoli, si somma nell’ultimo decennio una ulteriore e costante flessione, nonché una perdita pressoché totale del senso di stagionalità dei prodotti.
Il ministro Mario Catania inaugura la mostra fotografica che promuove
il consumo di frutta e verdura tra gli alunni delle scuole
"Dobbiamo tenere presente che purtroppo nel nostro Paese – ha concluso Catania - si consuma poca frutta ed è quindi essenziale che i bambini percepiscano l’importanza di un’alimentazione sana. C’è bisogno che si ritrovi la giusta attenzione nei confronti della stagionalità e anche dell’eccellente qualità della frutta italiana che vanta tra l’altro un ampio e variegato ventaglio di prodotti".
Sacrosante le parole del ministro.
Se tuttavia ci è concessa una riflessione va segnalato come i motivi di questo ‘disamoramento’ siano diversi e vadano dal successo del cosiddetto junk food, alla difficile sostenibilità di prezzi dei prodotti più adatti alle vetrine di una gioielleria che al banco di un supermercato.
Un elemento, quest’ultimo, che in tempi di crisi feroce porta direttamente alla ricerca del prezzo migliore, spesso a scapito della qualità del prodotto, o alla rinuncia all’acquisto.
L’ipotesi della preponderanza del fattore economico è d’altra parte surrogata dal fatto che a fronte di un crollo del 22% degli acquisti di frutta e verdura negli ultimi dieci anni (stime Coldiretti), tende a crescere il consumo di surgelati, ortaggi e patate. Tutti alimenti meno “nobili” e certamente meno costosi.
La stessa frutta fresca, d’altra parte, ha registrato una flessione nei consumi inferiore al 2% (fonte Cia), dimostrando che ad essa gli italiani faticano a rinunciare nonostante i prezzi a volte da capogiro.
Finché al banco della frutta si troveranno prodotti che costano quanto un collier di Bulgari, ben venga l’iniziativa delle istituzioni di educare gli italiani di domani a una sana alimentazione, ma sarebbe forse opportuno non insistere troppo sulla tesi della scarsa volontà di consumo dei prodotti ortofrutticoli e intervenire nei limiti del possibile sugli elementi che li rendono, per molti, irraggiungibili.