Veneto
Cancro del kiwi, indennizzi per espianti obbligatori

 

La Giunta veneta ha aperto i termini per la presentazione delle richieste di indennizzo da parte delle aziende frutticole che hanno dovuto estirpare totalmente o parzialmente i propri frutteti di kiwi come misura di profilassi al diffondersi del cancro batterico dell'actinidia
Le domande di contributo andranno presentate all'Unità periferica per i servizi fitosanitari di Buttapietra (Vr) nei 30 giorni successivi alla pubblicazione del provvedimento di Giunta nel Bollettino ufficiale della Regione. Sul testo della deliberazione si era espressa favorevolmente la Commissione consiliare agricoltura.
"Le procedure – ha ricordato l'assessore regionale all'Agricoltura Franco Manzatosaranno quelle già utilizzate per un analogo precedente intervento".
Per queste finalità sono al momento disponibili 50 mila euro. L'indennizzo sarà determinato in proporzione alla superficie del frutteto estirpato in relazione all'età delle piante (0,8 euro a mq fino a 2 anni, 1,20 euro per quelli da 3 a 14 anni, 1 euro per quelli da 15 anni in poi). Il contributo è erogato a parziale copertura della perdita subita, commisurata alla spesa sostenuta per le operazioni di estirpo e alla conseguente perdita del reddito. La superficie interessata deve essere pari o superiore ai 1000 mq.
Nella concessione degli aiuti sarà data priorità, nell'ordine: agli imprenditori agricoli professionali; alle imprese condotte da imprenditori che abbiano stipulato contratti assicurativi multi rischio. A parità di priorità, si darà preferenza alle estirpazioni di frutteti messi a dimora fino al 2010, in ordine decrescente di superficie; poi a quelli messi a dimora dal 2011, sempre in ordine decrescente di superficie.

 


 

Toscana
Fossi e canali dissestati, consorzi e aziende agricole insieme per la manutenzione


E' stato siglato un protocollo d'intesa fra Urbat, Cia, Coldiretti e Confagricoltura Toscana per la messa in sicurezza del territorio e per avviare un nuovo patto per l'acqua in Toscana.
"Siamo soddisfatti – afferma Giordano Pascucci, presidente di Cia Toscanaanche perché viene riconosciuta sia l'utilità della permanenza dell'agricoltura produttiva, specialmente negli ambiti rurali e montani, che la presenza diffusa sul territorio delle imprese agricole, soggetti preziosi ed insostituibili per la sistemazione e manutenzione del territorio, per la salvaguardia del paesaggio agrario e per la cura e mantenimento dell'assetto idrogeologico. Questo è un primo passo importante, guardando al futuro sollecitiamo la Regione Toscana ad avviare il confronto sul riordino legislativo in materia di suolo e risorse idriche e ribadiamo che il riconoscimento e la valorizzazione della multifunzionalità dell'impresa agricola dovrà trovare adeguato spazio nella nuova legge regionale".

Scarica il protocollo d'intesa in pdf

 

Fonte: Cia Toscana

 

 

Piemonte
Allevatori della "Piemontese" in difficoltà

 

"Oggi allevare bovini di razza Piemontese non conviene quasi più, nonostante ci venga riconosciuto che produciamo la carne con la qualità migliore al mondo e con le più complete garanzie sanitarie". Parole di Franco Serra, presidente dell'Associazione allevatori di Asti (Apa). "Siamo fermi ai prezzi di 30 anni fa: un vitello da macello vale 3 euro e 30 centesimi (al massimo 3,40) al chilogrammo".
La situazione di estremo disagio per gli allevatori di bovini di razza Piemontese si è acuita per una serie di concause alla cui origine ci sono gli aumenti dei costi del gasolio e dell'energia.
"Con il gasolio agricolo schizzato oltre l'euro – sottolinea Andrea Rabino, giovane allevatore di Villafranca d'Asti e presidente della sezione Razza Piemontese dell'Apa di Asti – sono aumentati i costi per produrre i cereali, quindi quelli dei mangimi e a ricaduta, e senza un particolare motivo, anche quelli delle sementi e dei concimi".
Infine, fra le cause della crisi, anche "l'aumento dei costi degli affitti dei terreni causato da una maggiore richiesta di superficie per realizzare e far funzionare impianti a biomassa".
"Questi impianti potrebbero essere utili se dimensionati sui singoli allevamenti – spiega Serra – ma se troppo grandi servono solo per business che danneggiano l'agricoltura".

 


Fonte: Coldiretti Asti

 

Emilia-Romagna
Castanicoltura, l'assessore Rabboni incontra i Consorzi

"Vespa cinese e siccità stanno colpendo duramente la castanicoltura regionale che, oltre a costituire una significativa fonte di reddito per i produttori, rappresenta un concreto strumento di valorizzazione delle aree appenniniche svantaggiate. Occorrono provvedimenti adeguati ed immediati, a partire dalle compensazioni per i danni provocati dalla siccità, ma anche per una maggiore valorizzazione della coltura nelle politiche europee e nazionali. Anche per questo ci candidiamo ad ospitare, nel 2013, il quarto incontro europeo del castagno promosso dall'Associazione delle regioni europee frutticole".

Lo ha detto l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni nel corso dell'incontro tenutosi il 2 ottobre a Bologna con i Consorzi dei castanicoltori di tutta l'Emilia-Romagna. 
I tre mesi senza pioggia dell'estate 2012 hanno lasciato il segno. I rilievi effettuati da Arpa sull'intero territorio montano con l'utilizzo di tecnologie satellitari hanno evidenziato lo stato di gravissima sofferenza delle piante, in particolare nella parte centrale dell'Appennino, con una produzione ridotta ai minimi termini rispetto alle annate normali.
"La Regione e le Province stanno completando le rilevazioni dei danni per fornire al Governo gli elementi per la dichiarazione di evento eccezionale" ha spiegato Rabboni, ricordando tuttavia che per far scattare le previste provvidenze fiscali, previdenziali e contributive devono verificarsi due condizioni: la titolarità del castagneto da parte di un'azienda agricola e una riduzione della produzione lorda vendibile di tutte le colture dell'area delimitata superiore al 30% rispetto alla media delle annate precedenti.
Anche il piano di lotta contro la Vespa cinese, su cui la Regione è da tempo attivamente impegnata, si sta sviluppando in modo positivo.
La corretta gestione dell'area di moltiplicazione di Carpineti, in provincia di Reggio Emilia, scelta per le particolari caratteristiche di isolamento che presenta, ha consentito di aumentare in modo significativo il numero di rilasci controllati nei castagneti, anche grazie al supporto dell'Università di Modena e Reggio che ha curato l'allevamento in laboratorio. A questo si sono aggiunte le iniziative dei Gruppi di azione locale che operano nel territorio montano di difesa dei castagneti dai parassiti.
Di recente è stata avviata una nuova area di moltiplicazione nel territorio imolese, scelta sulla base dei criteri tecnico-scientifici stabiliti a livello nazionale, che consentirà di intensificare i rilasci dell'antagonista sull'intero territorio regionale. "La prosecuzione di questa attività è di fondamentale importanza – ha sottolineato Rabboni – per questo è necessario il costante impegno dei produttori per favorire la riproduzione spontanea del parassita della Vespa cinese, evitando interventi chimici che comprometterebbero l'efficacia della lotta biologica".


 

 

Marche
Coldiretti Ancona: "No ad aumenti Imu su stalle e terreni"

 

No ad aumenti dell'Imu su stalle, capannoni e terreni che andrebbero ad aggravare una situazione che negli ultimi dieci anni ha visto la scomparsa di un'azienda su tre (30 per cento). E' l'appello della Coldiretti Ancona ai sindaci della provincia, affinché non vengano incrementate le aliquote su quei beni strumentali che sono a tutti gli effetti mezzi di produzione. 
Un ulteriore aggravio di costi per le imprese già provate dalla stangata sull'energia elettrica (+26 per cento), ma anche su carburanti (+5,5 per cento), concimi (+5 per cento), mangimi (+3,7 per cento). 
"Eventuali aumenti delle aliquote Imu scoraggerebbero ulteriormente tante aziende agricole – scrive Coldiretti Ancona ai primi cittadini sul territorio – con conseguenti ripercussioni non solo per il tessuto economico ma per l'intera collettività, visto l'importante ruolo dell'agricoltura nella produzione di cibo e nella valorizzazione e salvaguardia del territorio". Secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat, nel giro di dieci anni le aziende agricole della provincia sono passate da 15.354 a 10.781.