Ridurre lo spreco di cibo e adottare abitudini alimentari sane ed equilibrate dal punto di vista della sostenibilità e del consumo di risorse idriche. Queste le raccomandazioni proposte dal Barilla center for food and nutrition per agire da subito per il bene del pianeta nell'ambito della Giornata dell'ambiente 2012 che si terrà domani, martedì 5 giugno.
Ogni anno, oltre il 30% della produzione totale destinata al consumo umano viene sprecata, tra perdite alimentari nella filiera, scarti di produzione e spreco domestico. Evitare lo spreco consentirebbe di ridurre il riscaldamento globale: recenti studi hanno dimostrato che se lo spreco fosse dimezzato, le emissioni di gas serra sarebbero ridotte almeno del 5%. Nel Regno Unito, per esempio, si stima che il 20% delle emissioni di gas a effetto serra siano associate alla produzione, distribuzione e stoccaggio di beni alimentari. Prevenire lo spreco di cibo nei consumi domestici significherebbe risparmiare 17 milioni di tonnellate equivalenti di emissioni di Co2 all'anno (come togliere dalla strada un'auto su 5). In Italia, nel 2010 sono state buttate 2,7 milioni di tonnellate di frutta, 193.400 tonnellate di carne, 423.000 tonnellate di latte e formaggi e 9.600 tonnellate di pesce: complessivamente sono stati sprecati 12,6 miliardi di metri cubi d'acqua per non aver raccolto 14 milioni di tonnellate di prodotti agricoli. Inoltre, la quantità di frutta e ortaggi gettati da supermercati, ipermercati e altri servizi commerciali comporta il consumo di oltre 73 milioni di metri cubi d'acqua e l'utilizzo di risorse ambientali pari a 400 milioni di metri quadri equivalenti: questo spreco comporta anche l'emissione nell'atmosfera di più di 8 milioni di kg di anidride carbonica equivalente.
Tra le idee più efficaci indicate dal Comitato del World Water Forum di Marsiglia a marzo 2012 ci sono i modelli Bcfn della Doppia Piramide alimentare e ambientale e della Piramide alimentare e idrica. Il Barilla Center ha indagato il rapporto tra ciò che mangiamo e la salute del pianeta: il modello della doppia piramide, infatti, mostra la relazione tra il valore nutrizionale e l'impatto ambientale degli alimenti. Da questo modello emerge come gli alimenti per cui gli esperti di nutrizione consigliano un consumo più frequente e in maggiori quantità, secondo il modello alimentare mediterraneo, siano anche quelli con un'impronta ambientale minore, mentre i cibi per cui si raccomanda un consumo moderato hanno un impatto ambientale più rilevante.
Allo stesso modo, la Piramide alimentare e idrica mette in relazione la tradizionale piramide alimentare della Dieta Mediterranea con l'impatto degli alimenti in termini di consumo di risorse idriche (impronta idrica). Emerge che per produrre, distribuire, consumare e infine smaltire un pomodoro sono necessari 13 litri di acqua, mentre il ciclo di vita di una fetta di pane vale 40 litri, per 100 grammi di formaggio 500 litri, per un hamburger 2400 litri d'acqua. In generale, il consumo d'acqua virtuale giornaliero per l'alimentazione di un individuo varia da circa 1500-2600 litri nel caso di una dieta vegetariana a circa 4000-5400 litri in caso di una ricca di carne. Risulta evidente come gli alimenti raccomandati dalla dieta mediterranea per un consumo più frequente, abbiano un impronta idrica minore. Dunque, basta seguire un'alimentazione quotidiana sana ed equilibrata secondo scelte consapevoli e responsabili per ridurre, allo stesso tempo, il proprio impatto sull'ambiente e contribuire alla salvaguardia del pianeta.
Il Bcfn ha recentemente pubblicato Eating Planet 2012, il primo libro del Barilla Center con i contributi dei massimi esperti internazionali nel campo dell'alimentazione. Il libro, realizzato in collaborazione con World Watch Institute, edito da Edizioni Ambiente, propone diverse soluzioni, frutto dell'attività di ricerca condotta dal Bcfn e dal suo network di esperti dal 2009 ad oggi.
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