'Il ruolo della Pac a sostegno del paesaggio rurale e delle risorse ambientali' sono stati titolo e tema del workshop organizzato a Roma, patrocinato dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, dalla Rete rurale nazionale, Task Force Buone Prassi & Innovazioni e Task Force Abruzzo – Progetto Twinning del programma di Sviluppo rurale 2007/2013.
Obiettivo del workshop è stato quello di discutere i temi della sostenibilità ambientale nelle politiche di sviluppo rurale attraverso la lettura del paesaggio agrario e le iniziative legate ai piani di gestione delle Aree Natura 2000; obiettivo raggiunto attraverso la creazione di un affresco della situazione nazionale arricchito dalla presentazione di esperienze di successo, a partire dal quale sono stati individuati i possibili scenari per la Politica agricola comunitaria post 2013 e promosso lo scambio di buone prassi.

Che la nuova Pac abbia più di un occhio di riguardo per i temi ambientali e della sostenibilità non è una novità, ma le principali difficoltà che l’Italia incontra in sede comunitaria quando si tratta di tradurre in pratica principi generali di tutela e salvaguardia, è il far accettare a chi è abituato ai paesaggi monocolturali del nord Europa che la realtà agricola e paesaggistica del nostro paese è il frutto eterogeneo di tradizioni millenarie sviluppatesi in un territorio estremamente frammentato.

Parimenti difficoltoso risulta sfatare il luogo comune che identifica come assolutamente positivo il processo di rinaturalizzazione delle aree agricole abbandonate, evento che in Italia ha portato negli ultimi 150 anni al rimboschimento di oltre 6.000 ha degli oltre 9.000 abbandonati e che è stato dimostrato rappresenta sovente l’innesco per i fenomeni di dissesto idrogeologico, oltre a erodere un patrimonio di biodiversità evolutosi in un ambiente dissimile.

Sempre in ambito internazionale, un altro problema da risolvere è quello della definizione e catalogazione dei paesaggi, elemento fondamentale per l’accesso alle risorse a essi dedicate e compito critico nella misura in cui a problematiche di carattere squisitamente socio-linguistiche si aggiunge un oggetto di analisi in continua evoluzione e perennemente in bilico tra valutazioni scientifiche ed estetiche.

Per poter portare avanti nella nostra agricoltura un discorso di tutela e recupero del paesaggio, alla componente comunitaria della Pac, dove le risorse si trovano prevalentemente tra primo e secondo pilastro, deve necessariamente affiancarsi un adeguato coordinamento e coinvolgimento delle risorse economiche, politiche e umane a livello nazionale e locale. La strada in questa direzione non è completamente da tracciare e già è possibile osservare gli effetti dei primi interventi in Abruzzo e Piemonte.

Nell’insieme eterogeneo delle valutazioni e delle esperienze presentate dai diversi relatori, sono emersi comunque elementi comuni e condivisi: la necessità di programmazione di politiche comuni, i pericoli derivati al paesaggio dalla concezione dell’agricoltura troppo legata alle finalità reddituali e l’indiscusso valore del paesaggio come patrimonio comune.

Tutelare tale patrimonio attraverso opportuni strumenti di politica agricola dovrebbe divenire una priorità già nel nostro presente.
Come questa necessità di tutela si potrà tradurre in maniera diffusa ed efficace nelle realtà quotidiane dell’agricoltura italiana potrà dirlo solo il futuro; un futuro in cui si renderà necessaria una radicale evoluzione del concetto globale di economia in determinate aree, con un abbandono sostanziale di alcune priorità economiche e la loro auspicabile sostituzione con un concetto culturale che valuti il territorio non più solo come fonte di arido reddito, bensì come un insieme territoriale in cui il ridotto potenziale produttivo è abbondantemente compensato dal valore difficilmente monetizzabile di habitat antropico.